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Oltre l'archibugiata che in Romagna fu sparata al nostro fratello Arcangelo, et altre cose e romori che in quelle parti si haverono contro il detto Colegio per la robba sopra della quale era fondato, in Roma li medesimi Auditori di Rota si mostrarono assai freddi in protegerlo, tirando in longo più che mai le cause sue, in riguardo delli favori che havevano li Sig. Tonti nepoti del Cardinale Fondatore e spedendo con ogni facilità quelle cose, alle quali era obligato il medesimo Colegio. | Oltre l'archibugiata che in Romagna fu sparata al nostro fratello Arcangelo, et altre cose e romori che in quelle parti si haverono contro il detto Colegio per la robba sopra della quale era fondato, in Roma li medesimi Auditori di Rota si mostrarono assai freddi in protegerlo, tirando in longo più che mai le cause sue, in riguardo delli favori che havevano li Sig. Tonti nepoti del Cardinale Fondatore e spedendo con ogni facilità quelle cose, alle quali era obligato il medesimo Colegio. |
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Cap. IlI Travagli havutì per il Colegio NazareHO dal N. V. P.
Oltre l'archibugiata che in Romagna fu sparata al nostro fratello Arcangelo, et altre cose e romori che in quelle parti si haverono contro il detto Colegio per la robba sopra della quale era fondato, in Roma li medesimi Auditori di Rota si mostrarono assai freddi in protegerlo, tirando in longo più che mai le cause sue, in riguardo delli favori che havevano li Sig. Tonti nepoti del Cardinale Fondatore e spedendo con ogni facilità quelle cose, alle quali era obligato il medesimo Colegio.
Si solevarono in un subito tutti li servitori del defonto Cardinale per li decorsi in tanti anni delli legati fatili da S. Em. non havendo mai per il passato potuto havere un baiocco, et hora appena apperto il Colegio lo volevano soffocare.
Li PP. Giesuiti ricercarono che si facesse il sepolchro di S. Em.a conforme il disegno, et a loro gusto dove si spesero da settecento scudi e più, et inoltre bisognò pagarsi il funerale, che ne pure sino all'hora dal 1622 sino al 1631 era stato pagato. Era sopra il palazzo al Bufalo un'antico censo di non so che migliaia di scudi, li frutti del quale in tanti anni mai si erano pagati, anche questi ricercavano il loro, et altri pesi anche delli quali hora non mi ricordo, il che af-fligeva non poco il cuore del N.V.P. Fondatore parendo che dovesse per all'hora esser compatito il Colegio, ma ogn'uno domandava il suo, e lo procurava in tutti li modi possibili.
Li beni di Cesena e Rimini erano non solo senza bestiami per lavorarli venduti da nepoti, ma anche in tal modo distrutti che pochissimo se ne cavava, oltre che vi eran delli debiti per li datii e taglie non pagate per il passato oltre quello che si paga ogni anno.
Per tanti pesi insoluti nel principio dell'eredità del Colegio restava questo destituto e senza potersi mantenere del suo. Però il N.V.P. Fondatore e Generale per gratitudine verso il detto Em.o Tonti provvide dalla nostra casa di S. Pantaleo molti mobili per la cucina, li letti del tutto forniti per li Religiosi nostri che di quello havevan la cura come anche di tutto il rimanente di che havevano bisogno per vestire, e questo fece per molti anni. Prese dalla nostra libraria più di cento pezzi di libri di belle lettere, perchè li alunni et il loro Maestro se ne servissero nel Colegio; e quello che più importa la maggior parte del vitto si poneva, o vogliam dire spendeva, delle limosine che venivano per la nostra povera Religione, et questo fu anche per più anni, et io lo so per pratica, perchè fui il primo Superiore o Rettore di quello, e per mantenimento delli giovanetti esso stesso mi dava il danaro, e per spendere poco mandava delle cose mangiative, che venivano per la casa di S. Pantaleo dalle nostre case di fuori, et per sparmio io stesso andavo al forno con la saccoccia a pigliare il pane, e per le piazze per altre robe per avvanzare lo spor-tarolo o fachino etc.
E di questo vi è anche lettera del medesimo N.V.P. Fondatore scritta tutta di sua propria mano in Romagna al P. Stefano degli Angeli di queste precise parole.
P. Berrò anderà pagando al Sig. Biaso quando possa duecento, quando 300 scudi, che mi dice sta molto essausto perchè desidero levarmi questo fastidio d'intorno etc. Roma 7 marzo 1635.
Ho ricevuto la polizza di cinquanta scudi, che è venuta molto a proposito. Quanto al pigliare alunni, sia sicuro che non se ne piglie-ranno sin tanto che non siano accomodate le cose del Colegio; et hora si mantengono li alunni a spese della Religione. Di Roma li 7 marzo 1635.
Da questo si vedde quanto staccato era il N.V.P. Fondatore e Generale dall'interesse, poiché non solo non fece mutare il testamento da S. Em.a a prò della Religione, come haverebbe fatto se li havesse detto la prigionia in che lo trattennero li suoi Signori di famiglia perchè non si fusse trovato presente al testamento, come anche perchè li haveva promesso per il novitiato e studio per li nostri; et inoltre a spese della Religione mantenne li Padri e gli alunni di detto Colegio per più anni, quando ogn'altro si ritirava, essendovi obligato, ed egli per pura carità si prese tanti impici senza alcun utile, fuorché l'aiutcT'cte' poveri giovanetti.
La Santità di N.S. Papa Urbano Vili havendo inteso il legato fatto dalPEm.o Tonti dicevasi a prò della Religione delle Scuole Pie, e non del Colegio Nazareno, non sapendo che li P.P. delle Scuole Pie non vi havevano altro che la fatica, et il vitto e vestito di quelli che di detto Colegio havevano cura, ordinò che non più si dessero li ducento ducati di camera annui, che sempre di limosina ci haveva dato la Camera Apostolica da Clemente ottavo in qua, siche l'affetto dell'Ermo Sig. Cardinale Tonti ci fu di molto danno per non essere stato lasciato intrare il N.V.P. Fondatore e Generale quando fu da detto Em.o fatto chiamare per fare il suo testamento.