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Si come a chi ha fatto il callo in un luogo, ivi più non sente il naturale travaglio, che li apportava per prima in quella parte l'opera che vi essercitava, così appunto parmi che accadesse al sgratiato P. Stefano degli Angeli, il quale havendo fatto il callo al male, et imbrogli, haveva perso il discorso, et il rimorso della conscienza, o almeno a quello totalmente havesse assuefatto l'orecchio interno della mente, che più non vi faceva reflessione alcuna né per l'honore proprio, né per la salute eterna. | Si come a chi ha fatto il callo in un luogo, ivi più non sente il naturale travaglio, che li apportava per prima in quella parte l'opera che vi essercitava, così appunto parmi che accadesse al sgratiato P. Stefano degli Angeli, il quale havendo fatto il callo al male, et imbrogli, haveva perso il discorso, et il rimorso della conscienza, o almeno a quello totalmente havesse assuefatto l'orecchio interno della mente, che più non vi faceva reflessione alcuna né per l'honore proprio, né per la salute eterna. |
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Cap. 23 Novi imbrogli del P. Stefano
Si come a chi ha fatto il callo in un luogo, ivi più non sente il naturale travaglio, che li apportava per prima in quella parte l'opera che vi essercitava, così appunto parmi che accadesse al sgratiato P. Stefano degli Angeli, il quale havendo fatto il callo al male, et imbrogli, haveva perso il discorso, et il rimorso della conscienza, o almeno a quello totalmente havesse assuefatto l'orecchio interno della mente, che più non vi faceva reflessione alcuna né per l'honore proprio, né per la salute eterna.
Oltre la vendita delli 27 Luoghi del Monte Novenale 2a er.ne con tutti quelli imbrogli fatti con Mastro Simone Brogi per la fa-brica di S. Pantaleo, et li danari, vino, et robbe di seta havuti da Napoli, et altri da altre Provincie, e case, con havere adossato Messe settecento alla casa di Narni, et il furto fatto nella sacristia di San Pantaleo di Roma delli danari della limosina delle Messe, et il calice. Cose tutte communemente credute successe con saputa, et ordine del P. Stefano, dico di queste della sacrestia di San Pantaleo, che delle altre non vi è dubbio alcuno.
Pose nelli Libri di casa dell'Introito et Esito, come in quelli si può vedere e parmi sian scritti di sua propria mano, diverse partite di somme grosse di più centinara havuti da diversi Sig. divoti al nostro santo Instituto, et habili a poter fare tale servitio senza interesse con questo titolo: Dinari presi imprestito per li bisogni di casa.
Pone in questi tre partite havute da Sig. Silvestri, cioè una di cento e più scudi, e parmi siano scudi 125 dall'Ill.mo Sig. Abbate Silvestri, e di questa ne li fa di sua propria mano una polizza, e ne la consegna: il tutto per coprire meglio la sua machina; et per questa bisognò littigare, perchè essendo stata trovata da Mons. et dalPIll.mo Marchese Silvestri fratelli del Sig. fra suoi scritti la pretendevano essigibile, se bene poi si accorsero della trapola e machina fatta dal P. Stefano tacquero, e tengo che anche trovassero contrasegni che fosse apposticcia.
Un'altra pure ne fece al detto Ill.mo Sig. Abbate di minor somma, e parmi fosse di solo sessanta scudi.
La terza partita cantava a favore di Mons. Ill.mo et R.mo Silvestri Vescovo di Macerata, et se non sbaglio era la più grossa di tutte, e di questa il medesimo Mons. non parlava, et ricercava l'altra dell'Abbate suo fratello già morto; per il che si verificò essere tutte tre apparenti e fatte solo per aggiustare le cose a suo modo. La quantità di dette polizze con il nome a chi furono fatte dal P. Stefano meglio si vedrà dal Libro, se però non l'havessero stracciate, come han fatto di tante altre cose di gran consideratione.
Vi era un'altra Memoria di un debito di scudi venticinque, o trenta imprestatili da Sig. Lutio Salvi, secretario della Ven. Compagnia della SS.ma Nuntiata della Minerva di Roma. Quali veramente si pagarono perchè il detto Sig. disse di haverli effettivamente sborsati. Per ultimo vi era una partita di vinti o trenta scudi che diceva haverli havuti imprestito da non so che R. Sacerdote, che era o sacrestano, o curato in Santa Maria in Trastevere, questi anche si tengono fussero apparenti, e fititii, perchè il detto Prete non parlò se non nel fine dell'anno 1647 et poi di tanti scudi si contentò di tre, e di alcune poche Messe, che il N.V.P. Fondatore li fece dire, che si sarebbono celebrate secondo la sua intentione, et si tiene per certo che fosse un inlÈroglio, perchè li medesimi danari che furono dati al detto R. Prete di Santa Maria in Trastevere furono poi con-signati al fr.llo Francesco Maria perchè facesse nel Collegio Nazareno la ricreatione nella festa di S. Stefano, dove il detto P. Stefano era -di famiglia, come nel terzo tomo dirassi.