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Non era conveniente, che la luce di tanta dottrina, e bontà di vita del nostro Don Gioseppe stesse nascosta in quelli pochi confini di Per alta della Sai sua patria; ma apena saputosi da Mons. Sig. Ill.mo di Urgel Don Ugo frate Ambrosio Moncada, che lo volse in sua Corte, et con titolo di Visitatore generale lo mandò per la sua vasta Diocesi, che si stende in ambidue li Regni di Catalogna et Aragona come suo luogotenente, e riformatore del Clero e popolo, per quanto si stendeva l'autorità Episcopale, particolarmente nella Valle di Boir, che è nelli monti Perinei, dove havendo ritrovato il Clero assai sregolato, et il popolo poco timoroso di Dio, diede molti buoni ordini per gli uni, e per gli altri perché oltre l'ignoranza grande nel Clero, trovò che nelle case loro si facevano tutte le adunanze, recreationi e giuochi delle persone otiose delli luoghi, et che da ciò ne succedevano delli scandali, oltre la poca stima che poi facevano li secolari de' Sacerdoti dal che nasceva per conseguenza il poco profitto nelle anime del popolo. Per oviare a tutti questi mali dette il nostro D. Gioseppe li necessarii rimedii, et ne ordinò l'essequtione con rigorosi Decreti, per li quali, essendosi il Clero, come il popolo persone libere e di poca cognitione di Dio, si alterarono in tale modo, che procurarono di ucciderlo, ma con la sua solita prudenza, quietò gli animi alterati, et con evidenti raggioni li fece talmente conoscere il bene che con quegli ordini glie ne sarebbe successo, che si misse in pratica il tutto, et doppo la sua partenza, visto il gran bene, che ne li veniva, li restarono per sempre obbligatissimi, e li fecero regali assai grandi mandandoli sino alla propria Casa una soma di casio, con persona che a nome di tutta la Valle di Boir lo ringratiassero, confessando di non haver mai conosciuto il loro obligo christiano, né quale fosse la dignità sacerdotale, se non da che egli era stato in Visita. | Non era conveniente, che la luce di tanta dottrina, e bontà di vita del nostro Don Gioseppe stesse nascosta in quelli pochi confini di Per alta della Sai sua patria; ma apena saputosi da Mons. Sig. Ill.mo di Urgel Don Ugo frate Ambrosio Moncada, che lo volse in sua Corte, et con titolo di Visitatore generale lo mandò per la sua vasta Diocesi, che si stende in ambidue li Regni di Catalogna et Aragona come suo luogotenente, e riformatore del Clero e popolo, per quanto si stendeva l'autorità Episcopale, particolarmente nella Valle di Boir, che è nelli monti Perinei, dove havendo ritrovato il Clero assai sregolato, et il popolo poco timoroso di Dio, diede molti buoni ordini per gli uni, e per gli altri perché oltre l'ignoranza grande nel Clero, trovò che nelle case loro si facevano tutte le adunanze, recreationi e giuochi delle persone otiose delli luoghi, et che da ciò ne succedevano delli scandali, oltre la poca stima che poi facevano li secolari de' Sacerdoti dal che nasceva per conseguenza il poco profitto nelle anime del popolo. Per oviare a tutti questi mali dette il nostro D. Gioseppe li necessarii rimedii, et ne ordinò l'essequtione con rigorosi Decreti, per li quali, essendosi il Clero, come il popolo persone libere e di poca cognitione di Dio, si alterarono in tale modo, che procurarono di ucciderlo, ma con la sua solita prudenza, quietò gli animi alterati, et con evidenti raggioni li fece talmente conoscere il bene che con quegli ordini glie ne sarebbe successo, che si misse in pratica il tutto, et doppo la sua partenza, visto il gran bene, che ne li veniva, li restarono per sempre obbligatissimi, e li fecero regali assai grandi mandandoli sino alla propria Casa una soma di casio, con persona che a nome di tutta la Valle di Boir lo ringratiassero, confessando di non haver mai conosciuto il loro obligo christiano, né quale fosse la dignità sacerdotale, se non da che egli era stato in Visita. |
Última revisión de 17:31 27 oct 2014
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Cap. 6 Delli impieghi che hebbe in Corte del Vescovo di Urgel
Non era conveniente, che la luce di tanta dottrina, e bontà di vita del nostro Don Gioseppe stesse nascosta in quelli pochi confini di Per alta della Sai sua patria; ma apena saputosi da Mons. Sig. Ill.mo di Urgel Don Ugo frate Ambrosio Moncada, che lo volse in sua Corte, et con titolo di Visitatore generale lo mandò per la sua vasta Diocesi, che si stende in ambidue li Regni di Catalogna et Aragona come suo luogotenente, e riformatore del Clero e popolo, per quanto si stendeva l'autorità Episcopale, particolarmente nella Valle di Boir, che è nelli monti Perinei, dove havendo ritrovato il Clero assai sregolato, et il popolo poco timoroso di Dio, diede molti buoni ordini per gli uni, e per gli altri perché oltre l'ignoranza grande nel Clero, trovò che nelle case loro si facevano tutte le adunanze, recreationi e giuochi delle persone otiose delli luoghi, et che da ciò ne succedevano delli scandali, oltre la poca stima che poi facevano li secolari de' Sacerdoti dal che nasceva per conseguenza il poco profitto nelle anime del popolo. Per oviare a tutti questi mali dette il nostro D. Gioseppe li necessarii rimedii, et ne ordinò l'essequtione con rigorosi Decreti, per li quali, essendosi il Clero, come il popolo persone libere e di poca cognitione di Dio, si alterarono in tale modo, che procurarono di ucciderlo, ma con la sua solita prudenza, quietò gli animi alterati, et con evidenti raggioni li fece talmente conoscere il bene che con quegli ordini glie ne sarebbe successo, che si misse in pratica il tutto, et doppo la sua partenza, visto il gran bene, che ne li veniva, li restarono per sempre obbligatissimi, e li fecero regali assai grandi mandandoli sino alla propria Casa una soma di casio, con persona che a nome di tutta la Valle di Boir lo ringratiassero, confessando di non haver mai conosciuto il loro obligo christiano, né quale fosse la dignità sacerdotale, se non da che egli era stato in Visita.