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Sentito, e visto che li mezzi ordinarli presi da me con il consiglio di persone pie e dotte nulla giovava al fine desiderato, supplicai lTU.mo Sig. Conte Francesco Ottonelli, che stava in Napoli per Residente dell'Altezza Ser.ma di Modena, figlio del già nostro P. Paolo dell'Assonta Assistente Generale che adoperasse la sua autorità con il detto Em.o Arcivescovo. Vi fu, passò l'offitio con ogni caldezza, supplicò, ma non ottenne la gratia, né per tutti, né per alcuno particolare; anzi, saputo da S. Em.a che vi eran tanti forestieri diede ordine che andassero via tutti, ma perchè il tutto nasceva dalla passione sopra detta e dal desi-desio che alcuni de' nostri havevano di vivere in libertà, furono licenziati tutti, ma non esseguita se non in chi non era di loro gusto. | Sentito, e visto che li mezzi ordinarli presi da me con il consiglio di persone pie e dotte nulla giovava al fine desiderato, supplicai lTU.mo Sig. Conte Francesco Ottonelli, che stava in Napoli per Residente dell'Altezza Ser.ma di Modena, figlio del già nostro P. Paolo dell'Assonta Assistente Generale che adoperasse la sua autorità con il detto Em.o Arcivescovo. Vi fu, passò l'offitio con ogni caldezza, supplicò, ma non ottenne la gratia, né per tutti, né per alcuno particolare; anzi, saputo da S. Em.a che vi eran tanti forestieri diede ordine che andassero via tutti, ma perchè il tutto nasceva dalla passione sopra detta e dal desi-desio che alcuni de' nostri havevano di vivere in libertà, furono licenziati tutti, ma non esseguita se non in chi non era di loro gusto. |
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Cap. 26 Di quello successo dopo detta lista e bando
Sentito, e visto che li mezzi ordinarli presi da me con il consiglio di persone pie e dotte nulla giovava al fine desiderato, supplicai lTU.mo Sig. Conte Francesco Ottonelli, che stava in Napoli per Residente dell'Altezza Ser.ma di Modena, figlio del già nostro P. Paolo dell'Assonta Assistente Generale che adoperasse la sua autorità con il detto Em.o Arcivescovo. Vi fu, passò l'offitio con ogni caldezza, supplicò, ma non ottenne la gratia, né per tutti, né per alcuno particolare; anzi, saputo da S. Em.a che vi eran tanti forestieri diede ordine che andassero via tutti, ma perchè il tutto nasceva dalla passione sopra detta e dal desi-desio che alcuni de' nostri havevano di vivere in libertà, furono licenziati tutti, ma non esseguita se non in chi non era di loro gusto.
Visto l'ostinatione di S. Em. si pensò di vedere se in Roma appresso la S. Congregation^ si poteva impedire, et si sarebbe havuto la gratia, ma essendosi imbarcato il P. Gio Carlo di S. Barbara con il compagno, e giudicato bene che io mi fermassi in Napoli, hebbe sì pessimo tempo che stettero 18 giorni assediati nell'isola di Precida, et poi altri giorni in un altro posto, et io sperando che di giorno in giorno dovesse venire la resolutione davo a tutti buone speranze; e se fosse veramente gionto in tempo con le scritture si haveva la gratia, perchè con non sapere il fatto, solo per umbra, il N.V.P. Fondatore ottenne lettere e riscritti a nostro favore sebene l'Em.o Arcivescovo gettava la colpa a' nostri con dire che ne era stato pregato per non havere che mangiare, essendo venuti tanti napolitani di fuori.
Io poi vedendo che di Roma non havevo risposta et che le proroghe anche finivano e S. Em. stava nella medesima determinatione, mi partii di casa ritirandomi in casa del detto Ill.mo Residente, dove mi fermai da 12 o più giorni, dopo li quali pensai d'imbarcarmi per Roma; ma la filuca mi gabò, per il che pensai d'andar per terra, ma fatte alcune miglia, non mi riuscì essendo a piedi e solo, però ritornato in Napoli stetti due notti in casa d'un Bastaro mio penitente, et perchè era poverello e non haveva letto da darmi con certi panni mi accomodò sopra una cassa, ma vedendo che li ero anche in quel modo di soggetto, mi partii con sua buona licenza, et andai in casa d'un altro mio penitente, che m'invitò vedendomi molto afflitto, perchè il tempo cattivo non permetteva che m'imbarcassi; questo anche essendo carico di famiglia e più stretto di casa, che non mi credevo, mi pose similmente sopra una cassia ma con un materazzo, vi stetti da 4 notti, et conoscendo che li pesavo, et non accomodandosi il tempo, mi trasferii da un marinaro detto Antonio Mei molto di noi tutti partiale.
Mentre io stetti fuori di casa dell'IU.mo detto Residente, Dio sa quanto anche pativo non solo nel dormire ma anche nel mangiare, perchè io di giorno per non essere di tanto peso dove dormivo o stavo del tutto digiuno, o con un tozzo di pane, o qualche frutto me la passavo, perchè li nostri Padri di Napoli mai più mi cercarono, parlo de' Superiori, né io loro fuor che una volta che con un viglietto li pregai a darmi un compagno per andare ad un negotio, vennero ma non mi offersero alcun sussidio. Io vicino a casa nostra alla Duchesca havevo chi mi have-ria con ogni affetto e commodità tenuto in sua casa, dico il Sig. Anello di Falco, ma perchè sarebbe stato di non piccola mortificatione a nostri, convenendo che io dicessi la verità, mi contentai più presto di patire, che di far danno a nostri, sebene alcuni di loro tanto mi erano avversi; né haverebbi havuto paura che in quella casa, et in loro compagnia li sbirri dell'Arcivescovo mi havessero dato fastidio, come li nostri mi facevano dire che se mi havessero trovato per Napoli mi haverebbono menato in prigione, io però per non mettere in compromesso l'onore dell'habito me ne stavo in qualche chiesa ritirato, o al molo piccolo, o pur a Ghiaia fra l'arene.
Io non tornai più dal detto IU.mo Residente non perchè haves-si conosciuto in cosa alcuna che io li fossi di peso, ma perchè essendomi licentiato due volte, mi vergognai tornarvi la terza, et havendolo poi saputo il detto Ill.mo se ne condolse meco del rispetto che mi ero preso.