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Stendendosi per tutta quella vasta Diocesi di Urgel il buon nome dell'Offitiale di Trem, e con quanto buon ordine viveva quel Clero, e meglio confirmatosi dell'eroiche virtù, e gran prudenza del nostro D. Gioseppe, desideroso come diligente Pastore Mons. Sig. Ill.mo Vescovo di ridurre tutta la sua Diocesi, et il Clero particolarmente ad ogni Christiana perfettione, con commune sodisfatione di tutta la città, mandò patente di suo Vicario Generale, e lo fece venire alla città. Preso il possesso, quanto più grande era la dignità, tanto meglio campegiavano le sue eroiche virtù in tutte le sue attioni, et però cominciò subbito a parlare di compire agli obblighi del suo Ufficio e governare quella Diocesi come cosa sua comandatali da Dio, dimostrandosi molto zelante del culto Divino, e disinteresatis-simo volendo la quiete del Clero e la salute delle anime, e non movendosi mai per sorte alcuna di mondano interesse; non ammettendo agli ufficii e dignità del Vescovado se non persone di molte lettere, e di ottimi costumi, et particolarmente quando si trattava di cura di anime.
 
Stendendosi per tutta quella vasta Diocesi di Urgel il buon nome dell'Offitiale di Trem, e con quanto buon ordine viveva quel Clero, e meglio confirmatosi dell'eroiche virtù, e gran prudenza del nostro D. Gioseppe, desideroso come diligente Pastore Mons. Sig. Ill.mo Vescovo di ridurre tutta la sua Diocesi, et il Clero particolarmente ad ogni Christiana perfettione, con commune sodisfatione di tutta la città, mandò patente di suo Vicario Generale, e lo fece venire alla città. Preso il possesso, quanto più grande era la dignità, tanto meglio campegiavano le sue eroiche virtù in tutte le sue attioni, et però cominciò subbito a parlare di compire agli obblighi del suo Ufficio e governare quella Diocesi come cosa sua comandatali da Dio, dimostrandosi molto zelante del culto Divino, e disinteresatis-simo volendo la quiete del Clero e la salute delle anime, e non movendosi mai per sorte alcuna di mondano interesse; non ammettendo agli ufficii e dignità del Vescovado se non persone di molte lettere, e di ottimi costumi, et particolarmente quando si trattava di cura di anime.

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Cap. 8 Come dal Vescovo di Urgel fu nominato suo Vicario Generale

Stendendosi per tutta quella vasta Diocesi di Urgel il buon nome dell'Offitiale di Trem, e con quanto buon ordine viveva quel Clero, e meglio confirmatosi dell'eroiche virtù, e gran prudenza del nostro D. Gioseppe, desideroso come diligente Pastore Mons. Sig. Ill.mo Vescovo di ridurre tutta la sua Diocesi, et il Clero particolarmente ad ogni Christiana perfettione, con commune sodisfatione di tutta la città, mandò patente di suo Vicario Generale, e lo fece venire alla città. Preso il possesso, quanto più grande era la dignità, tanto meglio campegiavano le sue eroiche virtù in tutte le sue attioni, et però cominciò subbito a parlare di compire agli obblighi del suo Ufficio e governare quella Diocesi come cosa sua comandatali da Dio, dimostrandosi molto zelante del culto Divino, e disinteresatis-simo volendo la quiete del Clero e la salute delle anime, e non movendosi mai per sorte alcuna di mondano interesse; non ammettendo agli ufficii e dignità del Vescovado se non persone di molte lettere, e di ottimi costumi, et particolarmente quando si trattava di cura di anime.

Alli essami de confessori, o delli promovendi agli Ordini sacri era molto diligente, volendo, che questi oltre le lettere sufficienti, e buoni costumi, fussero molto bene istrutti in tutte le cerimonie, e riti convenevoli e necessarii per trattare con esempio, et utile proprio quel tremendo sacrificio della Messa.

Alle Collegiate diede ordini tali per la celebratione de divini Ufficii, et presenza de Sig. Canonici e Beneficiati, che si vidde in breve tutte quelle Chiese risplendere in polizzia, et puntualità grande nel Clero, essendo egli zelantissimo della Catedrale, a fin che come capo, precedesse anche a tutte le altre Chiese in ogni sorte di decenza ecclesiastica, sforzandosi che il tutto caminasse bene per la sua assidua presenza. In questo tempo fu dalla Casa paterna nella città di Barcellona rubata una figliuola nobile, mentre stava per isposarsi con un Cavaliere suo pari, da alcuni Sig.ri molto ricchi e potenti, et essendo il negotio sì grave in persone nobili, la parte offesa ne fece quel risentimento appresso il Viceré di Catalogna, che si potiamo immaginar maggiore. Il rattore essendo molto potente et havendo molti fratelli, e parenti in assai buon numero, per paura della Corte, e parte offesa, che unito lo sposo e parenti suoi, con il Padre e parenti della figliuola li perseguitavano a morte, si diedero in campagna per assicurare le loro persone; et per l'una e per l'altra parte si facevano molti danni a quanto si poteva incontrare della parte nemica, tanto nelle persone, quanto nelle robbe, e vi andavano anche altri innocenti per il mezzo, et si dubitava di assai peggio: né si poteva trovar strada di aggiustar questo sì intricato negotio, et di rimediar a tanti mali, che di certo soprastavano da ambo le parti. Accettò il nostro Don Gioseppe questa causa confidato nel Signore per oviare a tante sue offese, et essendo d'inverno postosi a cavallo con il suo servitore, si inviò per quelle campagne coperte di molta neve per trovare il rattore e sua compagnia. Hebbe da loro ampia facultà di dare ogni sodisfatione alla parte offesa, seguitando poi il suo viaggio verso Barcellona dove aggiustò talmente ogni cosa, che fu restituita la figliuola e sposata Con chi prima era stata promessa. Conclusa la pace con ogni convenevole aggiustamento, et acquietata anche la Corte Regia, si diede fine a tanti mali con somma allegrezza di tutta la città e provincia, ritornandosene il nostro Don Gioseppe vitorioso del Demonio, che in quel fatto pretendeva molto guadagno.

Di tutti li beni che in questi suoi governi haveva guadagnato ne fondò un Monte di Pietà perché nella Pasqua di Resuretione si desse di limosina a tutti li poveri di due parocchie, cioè Ortoneda e Claverol, una quantità di grano assai notabile e ne lasciò il carico al Rettore, con che il Vicario del Vescovo rivedesse ogni anno il tutto, lasciando e al Rettore, et al Vicario una competente portione per la loro diligenza e fatica.

Haveva anche instìtuito una Compagnia che -per più anni dovesse colocare nel santo matrimonio un numero determinato di figliuole povere et orfane[Notas 1] con dote assai competente per ognuna, a fin che come abbandonate da parenti, non fossero laccio del Demonio alla gioventù cieca; et il tutto lasciò con bonissimo ordine. Renontiò libera la sua Rettoria in mano di Mons. IU.mo Vescovo perché fusse data al più idoneo.

Notas

  1. La sottolineatura è dell'Autore