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- Cap. 27 Rifiuta heredità
Non so dove darmi principio sentendomi oppresso l'intelletto dall'abbondanza delle materie, e per l'altra parte conoscendomi inabile e smemorato molto, confido però in chi mi ha spinto ad apprendere questa impresa, che è la Maestà divina.
Voleva il nostro V.P. Fondatore e Generale Gioseppe della Madre di Dio, che il suo Istituto santo delle Scuole Pie fosse sì commu-ne a tutti per l'educatione de giovanetti particolarmente poveri, che per levare qualsivoglia umbra d'interesse da quelli, per il quale si potesse appanare, e molto meno oscurare quel bello e risplendente nome di Scuole Pie, afinchè li poveri non ritirassero da mandare li loro figli alle Scuole Pie, che non solo fece mettere nel Breve Apostolico di Papa Paolo V di fel. mem. che si dovesse insegnare senza alcun stipendio, o salario; ma anche diede particolar ordine a me come Portinaro delle Scuole Pie di S. Pantaleo di Roma che dalli scuo-lari, o loro parenti non ricevessi alcuna sorte di amorevolezza, o donativo, che portassero alla porta, o fosse alli Maestri, ma che con bel modo li renuntiassi, ringratiandoli dell'affetto.
Mi si creda per carità, che non essagero, perchè si faceva da tutti con ogni puntualità, havendovi io alla porta non piccola difficultà per quietare le persone per non ricevere l'amorevolezze che portavano, e più volte se ne partivano non poco mortificati. Particolarmente una povera donna madre d'un scolarello portò da carnevale un pia-tino di ravioli, che non passavano una dozzena dal piato in che erano, e ringratiandola con pregarla che se li mangiasse con il medesimo suo figlio perchè non volevamo che facesse queste spese, che il figliuolo ci era raccomandato, che non si pigliasse altro fastidio, essa importunò tanto non solo con le parole, ma anche con le lacrime che in uscendo in quel punto di casa nostra il Sig. Gabrielle Squarcia-fichi, qui sotto da nominarsi, che mi essortò a pigliarli per consola-tione della povera donna, et il detto Signore ne parlò con il N.V.P. Fondatore.
Venne pure un giovanetto nostro scuolaro detto Nicolò, figlio d'un stafiero dell'Em.o Bisia, e mi portò alla porta un capretto, o fusse agnello già scorticato: io lo ringratiai, e dissi che se lo portasse a casa, et che dicesse a suo padre che li Padri lo ringratiavano, ma che non volevano si pigliasse questo fastidio. Fece il giovanetto ogni sforzo per lasciarlo, ma vedendo di perdere in questo modo il tempo, tornò a casa, e poco dopo venne con il suo padre, e volsero in tutti li modi parlare con il N.V.P. Fondatore e Generale, dal quale l'introdussi. Presentò il detto animaletto, ma perchè il P.V. nostro non lo voleva ringratiandolo dell'affetto, con dirli voi sete pover huomo carico di famiglia non voglio che facciate queste spese, et di Nicolò non vi dovete pigliar fastidio, perchè è ben visto, se sarà buono Iddio l'aiuterà e farà imparare, con noi non ci vogliono queste cose. Replicò più volte lo stafiero con ogni energia supplicando si ricevesse^grchè di già la spesa era fatta, finalmente restò convinto dalla fortezza e raggioni del N.V.P. e cosi se lo riportò, restato molto edificato. Et il P. N. rivolto a me et ad altri di noi disse: Questi poverelli, s'imaginano che se non regalano non si tenga cura de loro figli, bisogna levarli questa imaginatione, e non li dare spesa, perchè sono poverelli, e patiscono loro assai più di noi. In sostanza così passò il fatto.
Perchè una volta un Maestro de nostri ricevette un Offitio della Madonna da un scuolaro, lo seppe il N.V.P. Generale lo voleva in tutti i modi mandare via di Religione (era questo anche novi-tio), ma perchè il P. Paulo dell'Assonta l'assicurò che era un'inaver-tenza, e non malitia non lo spogliò, li diede bensì una grossa penitenza, che durò molti giorni, e fece che si ritornasse l'Offitio al padre dello scuolaro, che era libraro.
Uno delli amorevoli Signori che havesse la nostra povera Religione in quelli tempi e molto divoto al N.V.P. Fondatore e Generale era il Sig. Gabrielle Squarciafichi nativo di Casale di Monferrato, ma di molti, e molti anni commorante in Roma, havendovi diversi officii e beneficii. Questo signore veniva spessissimo a consultarsi dal N.V.P. et li haveva singularissima devotione. Volendo disporre della sua ricca facultà, fece il suo testamento serrato, e venne nella nostra sacristia con un Notaro e ne lo presentò in presenza di sette di noi, et io fui uno delli sette testimoni, e mi sottoscrissi in quello. Partito il Notaro il Sig. Gabrielle detto conferì al N.V.P. Fondatore e Generale come haveva fatto erede le Scuole Pie di Roma con peso di due Messe il giorno in perpetuo, di maritare alquante zitelle ogni anno, di un aniversario perpetuo nel dì della sua morte, et in quello di distribuire tre rubbia di pane a poveri, fare un convento in detto luogo di Casale. Sentito che hebbe il N.V.P. Fondatore il tutto, lo ringratiò dell'affetto e del buon animo suo verso di noi; ma li rispose che tutte quelle cose erano contro le nostre Costitutioni, come impedimento al nostro Istituto, però lo pregava a fare altri erediti (sic) mentre Riaveva tempo. Per il che il detto Sig. Gabrielle li fece vedere che il suo capitale era di cento-vinti milk scudi la maggior parte in Roma, et che però non li desse fastidio li pesi, che vi eran sopra, et che però vi pensasse bene, e non li desse questo disgusto in rifiutare la sua eredità. Ne li parlò più e più volte in diversi mesi, finalmente stando sempre saldo nella renuntia il N.V.P. Fondatore come cosa d'impedimento al nostro Istituto, il detto Sig. Gabrielle fece novo testamento lasciò alle Scuole Pie per una volta tanto scudi cinquecento di limosina, con fare eredi li PP. Ministri dell'Infermi con obligo di fare a noi in Casale una casa e scuole con giardino a nostro gusto con mobili necessarii e libreria sempre a nostro gusto con la chisa e mobili ne-cessarii per quella, et che in perpetuo dessero a nostri PP. di quella casa la quotidiana pitanza et le spetiarie per gli amalati. Diedero li cinquecento scudi poco dopo la sua morte e del resto non so come se l'aggiustassero, perchè circa la casa per noi in Casale da nostri non se ne fece particolar istanza.
In Frascati una persona divota assai de nostri Padri fece dona-tione alla casa nostra di detta città, con tutte le solennità necessarie per mano di Notaro di circa 6 o sette cento scudi di roba, l'intimò alli Padri, essendo poi passati alcuni mesi, e forsi più d'un'anno, mutò pensiero e stava travagliato in se stesso per tale donatione; pregò il N.V.P. Fondatore a non accettarla, ed egli la renuntiò con ogni maggiore clausola che fu possibile.
Mons. Bernardino Castellano, già medico di Papa Gregorio XV lasiò essequtore testamentario il N.V.P. Fondatore in compagnia di Mons. Ill.mo Gio. Andrea Castellani suo fratello et non volse intrigarsene, e la renuntiò.
Il detto Mons. Gio. Andrea fece il suo testamento molto favorevole alle Scuole Pie delle Carcare e di Roma, cioè un seminario libero al governo de nostri P.P. et l'elettione fossero nostri scuolari di Roma o delle Carcare o Savona gli alunni, lasciandovi fondo di più di 40 mila scudi per mantenerli; la fabrica della chiesa e casa di S. Pantaleo, et trecento scudi annui per una Messa quotidiana..
Questo testamento fu poi levato dall'Uffitio dell'Em.o Cardinale Vicario dove era stato prodotto serrato e suggilato dal medesimo Prelato, et era quello che stava per contro a S. Tomaso in Parione; e si trovò una donatione fatta dopo il testamento alla Madonna di Loreto della Marca in Roma con haver levato quasi ogni cosa alle Scuole Pie; e se bene vi era fondamento sodo da esclamare contro detta donatione, il N.V.P. Fondatore e Generale non volse parlare. Anzi di più ha detto a me un certo Sig. Gieronimo Scaglia computista di S. Spirito in Roma, il quale fu quello che manegiò la com-mutatione del testamento nella donatione a favore della Madonna di Loreto detta, che il Sig. Cardinale Paletta Gio. Batta, mandò il detto dal N.V.P. Fondatore a dirli se si contentava di detta muta-tione di volontà di Mons. Castellano, cioè di dare alli PP. delle Scuole Pie di S. Pantaleo per la Messa quotidiana, non scudi 300 annui ma cento cinquanta solamente annui, et per la fabrica della chiesa X mila scudi in 20 anni; 500 l'anno dopo la morte del Sig. Gio. Maria, et dopo questi per otto altri anni pur 500 per la fabrica della casa a gusto del medesimo Em.o in quanto a sminuirli, ma non a crescerli, mi disse, dico il detto Scaglia, che il N.V.P. li rispose: S. Em.a faccia come li piace. E pur il capitale di detta eredità era di più di cento mila scudi.
Di questa poca cosa si hebbe per alcuni anni, cioè vita durante del Sig. Gio. Maria Castellani, la limosina di scudi 150 per la Messa, et dopo la morte di questo siamo stati spogliati di ogni cosa in vigore di due testamenti fatti dopo la detta donatione, in riguardo dice in detto testamento della suppressione fatta da Papa Innocenzo X della nostra povera Religione, delli quali testamenti vi è molto che dire.
Un gentilomo del Sig. Cardinale Marcello Lanti, parmi suo secretano detto Sig. Santi Orlandi, nella sua morte lasciò eredi per la metta la compagnia delle Stimate di S. Francesco e le Scuole Pie di Roma. Il N.V.P. Fondatore per non so che pretensione di detta Congregatione contro noi altri, si contentò di perdere una grossa somma di scudi per non litigare, e furono da 800 scudi.
Molte altre cose simili, si potrebbero da me adurre per dimostrare lo staccamento del N.V.P. Fondatore e Generale dalle cose del mondo, quali per non allungarmi più tralascio.