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- Cap. 18 Malitìa del P. Stefano al N.V.P. Fondatore Generale
Il P. Stefano degli Angeli o sia per dar la burla al N.V.P. Fondatore, o per dimostrare che esso si portava seco amorevolmente e con questo acquietare il corpo della Religione et accattivarsi l'animi di tutti noi, perchè non si desse altro memoriale sottoscritto come il passato da più di trecento di noi, o sia per allongare sino a veder meglio il porto che pigliava in questo Pontificato, sparse per la Religione che esso era prontissimo ad agiustare il tutto, e di tornare nel suo luogo il N.V.P. Fondatore e Generale, et che però si rimetteva in un Sig. Dott. amorevole di ambidue, e della Religione tutta detto il Sig. Lutio.
Fu questo Sig. amorevole informato a suo modo dal P. Stefano, e Pietra Santa Visitatore et li diedero la lettione di quello che doveva trattare e concludere con il N.V.P. Fondatore con tale politica e malitia che chi non haveva l'orecchio più di Argo nelle cose spirituali non haverebbe da quelle conosciuto la totale ruina della Religione come la conobbe benissimo il N.V.P. Fondatore Generale, e però non vi volse aderire, poiché non haveva il desiderio di dominare ma solo della maggior gloria di Dio. E perchè questo negotio venne anche alle mie orecchie stando in Napoli, scrissi per sapere la verità del fatto al N.V.P. ed egli mi rispose così.
Lettera
A tergo: Al P. Vincenzo della Concettione de' Chierici Regukri delle Scuole Pie Napoli
Intus vero: Pax Xpi.
Rispondo alla lettera di V.R. delli 28 passato datami dal P. Carlo. Circa le cose nostre sariano aggiustate, se io havessi voluto accetare le conditioni, che proponeva da parte del P. Stefano il Sig. D. Lutio, le quali erano tali, come far nove Constitutioni e Regole, il che non tocca ad esso, o ad altri, se non al Sommo Pontefice, o a chi da lui sarà ordinato. Non le scrivo in particolare, perchè gli osservanti della nostra Religione si scandalizeriano assai; però sarà meglio che accordino questo negotio li deputati da N. Signore, come spero dargli aviso fra pochi giorni. Il Signore ci benedica tutti. Roma 5 novembre 1644.
Di V.R.
Servo nel Signore Gioseppe della Madre di Dio
E perchè si vedda qualche cosa di quello che pretendeva il P. Stefano porrò qui sotto quello che in un'altra lettera mi scrive il medesimo N.V.P. Fondatore in occasione di altra mia scrittali di dette materie, dice donque:
V.R. non dia credito alle bugie che di qui scrivono; perciochè non ho acconsentito mai e farò quanto potrò che non si riduca l'Istituto a leggere, e scrivere abaco ne anco a Congregatione di voti semplici. Et ho informato in qualche parte circa questo particolare li Sig. Cardinali deputati per le cose nostre, li quali sino adesso non han fatto Congregatione, né si sa quando si farà, né io l'ho impedita sin adesso, né anche l'impedirò per l'avvenire; e spero che non si risolverà cosa alcuna contro il nostro Istituto, et in caso che havessero tale animo, ho supplicato che veglino sentire le mie ragioni. Fratanto io farò qui oratione, e V.R. ne faccia far costì acciò che questi Signori risolvano quello che sia maggior gloria, di Dio. Circa il Capitolo Generale non si può per adesso, e già si è supplicato et è stato rimesso il tutto a questi Signori deputati. Aspettiamo la misericordia del Signore, il quale non ci abbandonerà, et ci benedica sempre. Roma 12 dicembre 1644.
Di V.R.
Servo nel Signore Gioseppe della Madre di Dio
In confirmatione anche del soprascritto voglio aggiongere quest'altra particola di lettera scritta a me pur in Napoli. Io parlai con S. Santità con ogni comodità quanto ogn'altro, e ne spero buon esito delle cose nostre, se bene non mancano persone, che possono assai con S. Santità che vorrebbero stropiare la Religione con questi tre capi:
Primo che nella Religione non si potesse insegnare se non leggere, scrivere et abaco
2 - Che vestissimo come gli altri Preti Regolari, e pigliassimo intrate
3 - Che per l'avenire non si facessero più voti solenni, ma fosse Congregatione con voti semplici, et se ben l'avversarii possono assai, speriamo non di meno che il Signore ci aiuterà a superare tutte le contraditioni.
In raccomandatione dell'Opera nostra ne ha scritto di propria mano a nostro Signore il Re di Polonia, et anche ad alcuni Cardinali. Preghiamo tutti Dio benedetto che si risolva quello che sarà a maggior gloria di S.D.M. Et in quanto d'haver scritto costì che S. Santità mi haveva negato una gratia che io li domandavo per la Religione è falso, ma la cosa passò così: Io dissi a S. Santità che io havevo due medaglie con opinione che havessero la beneditione l'una di S. Carlo, e l'altra de Cinque Santi e desideravo la confirmatione da S. Santità per applicarle per l'anime del Purgatorio. Mi rispose: Se le vostre medaglie hanno la beneditione, io non gliela toglio, ma se non l'hanno non la concedo, perciochè sarebbe concedervi come un altare privilegiato. Circa l'altre cose restai molto consolato.
La 2da circa li novitii non si è fatta tal domanda che io sapia.
La terza presupone una gran bugia perciochè non ho io mai scritto a quelli di Pisa simile cosa, anzi l'ho essortati sempre all'ubi-dienza del P. Pietra Santa e del P. Stefano, et in quanto alla Congregatione credo che si farà quando sarà il tempo oportuno. Che è quanto con la presente mi occorre. Roma li 18 febr. 1645.
Servo nel Signore Gioseppe della Madre di Dio
Considera lettore li strapazzi, e le calunnie, che facevano e spargevano contro il N.V.P. Fondatore Generale li aversari della povera nostra Religione.