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Cap. 22 Desiderio del N.VJP. Fondatore Generale

Ancorché fosse nella propria persona e dignità strapazzato e vilipeso, il N.V.P. Fondatore Generale di questo nulla parlando a sua propria diffesa, della perfettione religiosa nelli suoi Religiosi hebbe sempre particolare desiderio e premura. Però in ogni lettera ne dava a noi tutti qualche particolar ricordo, e delle molte, e quasi tutte le lettere da esso scritte, o detate si puole cavarne dottrina a questo effetto. Con tutto ciò ne porrò qui una scritta a me dove dimostra particolarmente desiderio d'intendere come in questo si camini.

Lettera

A tergo: Al P. Vincenzo della Concettione nelle Scuole Pie Napoli Intus vero: Pax Xpi.

La lettera della settimana passata di V.R. mi fu resa la domenica e cosi non gli potei rispondere sino alla presente. E da questo procaccio sin hora non ho ricevuto lettera alcuna, e respondendo alla sua le dico che le cose nre sino adesso caminano al solito, e si ordinano le cose, come V.R. ha visto nell'accettatione, e missione de' Pri per dar il fondamento alle case nuove, e Dio voglia che queste cose riescano a maggior gloria di Dio; ma io spero, che presto se ne vedrà l'effetto.

Desidero da V.R. una vera informatione, del modo che tengono in coteste due case circa l'osservanza delle nre regule e se vi sono alcuni che diano mal essempio in casa, o fuori di casa perciochè qui se ne parla differentemente et io prego sempre il Sig. dia a tutti spirito di vera osservanza.

Quando qui haveremo alcuna cosa di nuovo ne daremo subito avviso, e V.R. non dia credito se non a quanto io gli scriverò che gli dirò la pura verità di quanto accaderà.

Quanto al dir la messa sino adesso l'ho detta dell'offitio corrente mentre è doppio, o di domenica, e spero ancora per l'avenire far l'istesso mentre cosi piacerà a Dio. Che è quanto mi occorre con la presente. Il Sig. ci benedica tutti. Roma adì 8 luglio 1645.

Servo nel Signore Gioseppe della Madre di Dio

Circa alla Messa sua mi risponde in questo modo il N.V.P. Fondatore Generale, perchè era venuto da Roma a Napoli quel P. Gio-seppe già medico per la fondatione della nova casa di Turi, et haveva sparso che il N.V.P. Fondatore era divenuto inhabile in ogni cosa; che più non diceva Messa se non da morti, e che ne anche vedeva il calice, e molto meno l'Ostia, e che l'uno e l'altro bisognava po-nergliela in mano, e tenire il calice nel fare le croci perchè non lo sversasse, e simili altre bugie sparsero per fare che fusse tenuto per inhabile al Generalato da noi altri, afinchè si aderisse al governo del P. Stefano, da essi tenuto per tanto buono et utile alla Congre-gatione nostra. Però io scrissi e ne hebbi la detta risposta, che era verissima e meglio me ne accertai quando di dicembre 1646 andai in Roma, et io stesso viddi il contrario. Perchè essendo tempo chiaro-scriveva di suo pugno più righe di lettera missiva, et in ogni tempo sottoscriveva le lettere con la propria mano, etiam in finali di carta.

La Messa poi ne la servivo io medesimo, e non haveva bisogno di niuno di quelli aiuti sopradetti e sempre la disse come mi scrisse di luglio 1645, et l'ultima di sua vita fu quella di S. Pietro in Vincola. Il discorso era ottimo e di più matterie scolastiche, di che Mons. Capra si amirò molto.

Notas