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- Cap. 20 Lettera del P. Pietrasanta Giesuita Visitatore
Porrò qui per esteso et ad litteram da me copiata fedelmente la lettera che scrisse il R.mo P. Silvestro Pietrasanta Giesuita nostro Visitatore Apostolico perchè da quella vedrai benissimo quale dovette essere la 3a Relatione che diede alli Emi Sig. Cardinali deputati, et come è vero, che ad altro non tendeva la politica di durare da tre anni in una Visita che ad evellere et destruere Religionem Clericorum Pauperum Matris Dei Scholarum Piarum.
Questa donque è la sua lettera.
Pax Xpi. Molto R.R. in Xpo P.P. a S. Pantaleo
Sebbene io non so o al meno non possa dire quello che la Sta. di N. Sre. e gli Emi. Cardinali deputati hanno deliberato, o sieno per deliberare circa le cose della loro Religione, posso e devo per iscarico dell'obbligo mio avvisar le RR. W. che un grande pregiudizio si fanno nelle presenti circostanze di operare di maniera, come che non ci fosse tribunale superiore a cui ricorrere, o della Visita Apost. o degli Emi. Card, deputati, avendo eletto da sé le RR. W. chi governi la casa di S. Pantaleo, mentre il P. Ministro per inavvertenza, non ha fatto leggere a suo tempo, la Bolla che sanno. Direi come se non vi fosse tra loro il Superiore fatto con un Breve del Papa, e con ordini degli Emi. Sri. Cardinali deputati; se fosse che manco ad esso, cioè al P. Stefano degli Angeli, deferiscono, anzi revocano in dubbio il suo Breve, certo assai indebitamente, dopo il consenso di mesi ed anni, in una giurisdizione da me pubblicata canonicamente ed esercitata con saputa e consenso d'una S. Congregazione di Cardinali. Si che è manifesto se in ciò si possa presumere vizio di dolo e surrettione, che alcuni assai indebitamente asseriscono.
Piaccia a Dio che tali modi di operare, e procedere a suggestione di alcuni inquieti, et che non sono i migliori della Religione non apporti qualche notabil danno che abbia a ferir tutti: almeno si confermerà il concetto che si è formato nelli tempi andati, e che d'ordine di Palazzo a tempo d'Urbano, di felice memoria, si pubblicò nella S. Congreg., e cioè, che la loro Religione fosse cresciuta con disubbidire alla Sede Apostolica, e se ne apportano li casi seguiti, che sono in qualche numero, ed alcuni con assai apparente fondamento. Se sia così, io mi rimetto, e solo dico che è una nota di troppo gran considerazione il dirsi ciò d'una Religione, la quale ancora sta nei suoi principii, e deve per ogni buona ragione, mostrar totale dipendenza e subordinazione alla S. Apost. e al Vicario di Cristo.
Si considera che più visite apostoliche sono state infruttuose, né si sono accettate le ordinazioni lasciate, benché erano per apportare gran bene alla Religione. Al tempo che io ne ho avuta qualche cura ha durato sempre e dura ancora la disubbidienza nella casa di Pisa; nella casa di Cagliari contro il decreto della S. Congreg. del S. Ufficio si sono ammessi alcuni all'abito, e si persiste in ritenerli. In Genoa, in Chieti, ed in altri luoghi si sono opposti più volte agli ordini della Visita, e qui in Roma, nella casa di S. Pantaleo, attualmente si opera come che non vi sia ne Visite, né Tribùnaie Supremo d'una S. Congregazione e si secondano le passioni di alcuni, dai quali s'avrà da riconoscere il danno che è per seguire a tutta la Religione.
Ch'io abbia procurato a tutto mio potere il loro bene, ne ho testimonio Dio e la mia coscienza, e perchè le mie operationi sono state note alli Emi. Signori Cardinali, essi m'hanno onorato di testimoniarlo in varie occasioni, e lo sa in particolare il loro P. Generale, a cui l'hanno detto. Né mi si deve dar debito ch'io non abbia spedite molte cose della Visita, perchè non ho avuto arbitrio libero, mentre avevo sopra di me una Congr. di Sri. Cardinali, ai quali soli spettava risolvere e il deliberare.
Finisco col ricordarli che nella Religione: Obedientia sola virtus est, et mancando questa, particolarmente verso la Sede Apostolica, è necessario che manchino e si dissolvino le medesime Reli-giorni. Iddio N. Sre. conservi la loro, e gli conceda il bene che io li desidero. Dal Gesù li 9 febbraio 1646.
Servo in Xo.
Silvestro Pietrasanta V. Ap.
Considera lettore mio dilettissimo il modo di scrivere di questo Padre in tutta la sua lettera, e particolarmente nella fine quando conclude tutto il suo discorso che è di lasciarci una perpetua nota di disobedienza alla Sede Apostolica, infamia indegnissima a qualsivoglia christiano, fuorché alli heretici ostinati.
Però da questo poi cavare quanto più dicesse de fatti nostri, e di una povera Religione nova alli detti Emi Sig. Cardinali deputati, mentre così sfacciatamente et alla scoperta sfrisia in faccia tutta una povera Religione dove esso stesso ha detto essere il Capo, che ne è Fondatore, e molte membra di perfettione grande e di religiose virtù ornati. Ma perchè voleva venire al suo fine, et intento di evellere, e destruere, non si curava di porvi l'anima sua, forsi con qualche pretesto che nel Tribunale di Dio Justo Giudice sarà conosciuto per quello, che gli huomini, ancorché dottissimi, e di ottimi sentimenti non possono apprendere: Dio non paga ogni sabbato.