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Cap. 22 Lettera in risposta al R.«io P. Pietrasaata Giesuita

Li P.P. delle Scuole Pie di Genova havendo havuto copia della lettera scritta a nostri P.P. comoranti in Roma dal R.mo P. Silvestro Pietrasanta, e visto che in quella erano ingiustamente tacciati di disubidienti, scrissero a detto R.mo P. Visitatore la seguente per loro scarico.

Lettera

Pax Xpi.

M.to R.do in Xpo. Padre,

Essendoci stata inviata una copia della lettera di V.P. scritta alli P.P. di Roma, e della loro risposta habbiamo visto, come fra. le altre cose Ella va publicando, che la casa di Genoa si è opposta più volte agli ordini della visita. Al che se bene crediamo sia stato risposto a sufficienza da altri, con tutto ciò habbiamo giudicato essere offitio nostro il dimostrare particolarmente con raggioni il contrario, afinchè constando il fatto in apparenza malo, possa anche sentirsi la discolpa, e resti scancellato dalle menti di chi non sa come sia successo il tutto, questa simil nota di resistenza alla Visita Apostolica, con la quale siamo in detta sua lettera notati.

Fu donque mandato al P. Nicolò Maria del SS.mo Rosario savonese, mentre stava di stanza in Savona una patente di Visitatore della Liguria da V.P. e dal P. Mario di S. Francesco, che nel 1643 governava insieme la Religione.

Letta la patente non vi fu alcuno, che lo ricusasse se bene era nota la persona a tutti chi fosse, et s'imaginavano ciò che havesse potuto succedere. Onde fece la sua visita (Dio sa come) in Genova, in Savona, e Carcare, quale poi mandò a V.P. e per segno di haverla finita, se ne andò a visitare con altra patente la casa di Cagliari in Sardegna, dove diede quell'essempio, che le lettere di quel P. Ministro significano; e volendo seguitare a comandare, si risolvettero li Padri communemente di ricusarlo, né volsero più sentire simile gioco, massime di persona molto rilassata, et inosservante, dandone ancora parte a V.P. acciò non permettesse di prolongarli più simile governo, dubitando che se il P. Nicolò Maria havesse domandato a V.P. altra patente di Visitatore gliel'haverebbe subito mandato per essere tutta cosa del P. Mario e del P. Stefano degli Angeli, che in cambio di detto P. Mario già defonto governava la Religione et in effetto ella gli scrisse lettere particolari, lette poi da esso in publico con le quali lo chiamava a Roma.

E con tutto ciò volendo esso pur seguitare a comandare, vedendo che non era rispettato come prima, rappresentò lo stato di questa casa a V.P. in maniera come se di nova visita havesse di bisogno, et in effetto ottenne un'altra patente di Visitatore sino a novo ordine, non ostante li richiami fatti dalla casa. Nel che vedendo noi di non essere stati intesi da V.P. et il grave danno della casa,. che era per seguirne, ci deliberammo di non volerlo più accettare per molti capi et in particolare per li seguenti.

1 - Per haver finita la sua visita, e poi per ambitione di nova precedenza sopra il Superiore della casa, si fece venire nova patente, tenendo la Provincia al giogo per spatio di otto mesi con molto pregiuditio di questa casa.

- Per haver rivelato l'essame fatto nella Visita a molti per seminare zizania et inquietare gli animi come è solito.

- Per haver detto d'esser venuto per vendicarsi e castigare, chi l'haveva rifiutato, dichiarandosi nostro nemico.

- Per essere huomo di cattiva fama, potendolo benissimo testimoniare le case nostre dove ha dimorato, et in particolare quella di Napoli.

- Per esser restati scandalizzati li secolari, che lo conoscono della Religione, e Superiori Maggiori per haver fatto Visitatore, conoscendolo inhabilissimo, che perciò non ha havuto mai governo alcuno nella Religione per il passato, se non per qualche mese una o due volte essendo poi stato necessario levarglielo.

- Per non haver mai visitato le scuole, né mai essortato li scuolari al timor di Dio, alla frequenza de S.ti Sacramenti, fine principale del Visitatore.

- Per havere ingiustamente perseguitati li Religiosi.

- Per haver privato il Ministro di Savona del suo Ofitio di potenza e senza causa alcuna.

- Per haver mandato li sbirri public! nelle nostre scuole a presentare citationi a Maestri presenti li scuolari, etiam di Prima classe, che perciò tutti si sollevarono contro li sbirri con pericolo evidente di restarvi morto, non havendo, risguardo chi lo mandava al decoro della Religione.

- Et ultimamente havendo noi inteso che il detto Padre, nel suo ritorno da Cagliari di Sardegna haveva mandato a Savona una barca di robba havuta parte da quei nostri Padri di Cagliari, e parte da altri, cioè paste di quei paesi in quantità, castrati, galli d'India, presutti, formaggi, salami, granati, due Corpi Santi, et altre reliquie, quattro assini di quel Regno, vino, biancaria, denari, e provessione in somma bastante per andare in molto più lontane parti, e vedendo che il tutto si era appropriato per se, eccetto le Reliquie suddette che pose nella chiesa nostra di Savona, e quatro forme di casio, che per compassione donò alle Scuole Pie di detta città, con mandare ogni cosa a casa de suoi parenti, dubbitammo noi mag- piorniente, che non fosse per darci maggior danno ancora alla casa, per il che fu da noi rifiutato.

Le quali cose tutte habbiamo voluto porre in carta, lasciando da parte altre cose più interne per altro tempo, acciochè havendo visto ogn'uno la nota che V.P. ci dà di renitenti agli ordini della Visita, vedda e consideri ancora le cause, e raggioni più che sufficienti a rimuoverla. Però se quando la casa di Genoa scrisse a V.P. che pigliasse informatione de vita et moribus di questo Padre gli havesse creduto, non sarebbe successo rumore alcuno. Ma essendosi Ella contentata sempre di secondare più tosto non tanto il volere del Padre Stefano, quanto anche de' suoi ben pochi aderenti, senza volere dare orecchio a gridi degli altri poveri Religiosi travagliati, perciò non si dovrà maravigliare se non habbino havuto gli ordini suoi quell'effetto, che forsi pretendeva, e non havendolo havuto, si è conosciuto benissimo di non essere stati di V.P. che come ottimo religioso nella sua sacra Religione giudichiamo sarebbono stati più amorevoli, e caritativi, conforme anco la sua piacevolezza da tutti significataci. Ma più tosto del P. Stefano, e delli suoi aderenti, che come più relassati, et inquieti di tutta la Religione, sempre hanno atteso alla sua destrutione, parte con effetto, e parte con il male essempio loro. E se ciò sia vero si compiaccia V.P. di pigliare informatione de vita et moribus di quei pochi, che seguono le pedate del P. Stefano, troverà certo non essere noi lontani dalla verità. Si che V.P. è in parte degna di scusa per essergli da questi state rappresentate le cose della Religione differentemente, e parte non perchè pare che officio suo fusse di fare inquisitione d'ogn'uno, e lasciar da canto le protettioni più di una, che dell'altra parte, come si è visto sin hora. Che per ciò ne meno haverebbe dato orecchio a chi di questi gli ha rappresentato essere la nostra Religione cresciuta con disobedire sempre alla santa Sede Apostolica, né meno haverebbe ella publicato, né in voce né in scritto, con sì grave pregiuditio dell'istessa Religione.

Il che se bene è stato risposto da altri a bastanza, et ottimamente, con tutto ciò una sola e breve raggione ci pare apportare contro sì mal assertione. Cioè che dato, e non concesso, che sia così come V.P. dice, viene ella a tacciare notabilmente in ciò, e senza fondamento la santità di N. Sig. Innocentio X. Quale non ha altra mira che l'honor di Dio, et essaltatione della santa Chiesa, et che in segno della rettitudine di governare, e purità e innocenza di vita porta la candidissima colomba, con tutto ciò permetta, che in Roma et in faccia sua cresca una Religione disobediente alla santa Chiesa, quasi setta di heresie, che per altro con il suo santissimo zelo, quando ciò fosse, doverebbe per ogni raggione estinguerla dal mondo. Nel che non si può negare che non si conosca qualche poco di passione, e con questa esser ella trascorsa un poco troppo nella sudetta lettera, della quale non toccheremo altro particolare sì per non tediarla, come anco per essergli stato risposto da altri a bastanza. E perchè ci persuadiamo che con questa resterà appagata la nota dataci, facciamo fine con pregare a V.P. dal cielo l'aumento della divina gratia. Genoa li 3 marzo 1646.

Di V.P. M.to R.da

Humilissimi servi nel Signore Li P.P. e Fr.lli delle Scuole Pie di Genova.

Notas