Diferencia entre revisiones de «BerroAnnotazioni/Tomo3/Libro1/Cap41»

De WikiPía
Saltar a: navegación, buscar
(Página creada con «{{Navegar índice|libro=BerroAnnotazioni|anterior=Tomo3/Libro1/Cap40|siguiente=Tomo3/Libro1/Cap42}} {{OCR}} Ver BerroAnotaciones/Tomo3/Libro1/Cap41|Ver traducción en C...»)
(Sin diferencias)

Revisión de 13:58 23 oct 2014

Tomo3/Libro1/Cap40
Tema anterior

BerroAnnotazioni/Tomo3/Libro1/Cap41
Índice

Tomo3/Libro1/Cap42
Siguiente tema


Aviso OCR

Este texto ha sido obtenido por un proceso automático mediante un software OCR. Puede contener errores.

Ver Ver traducción en Castellano

Cap. 41 Successi nelle Scuole Pie di Messina

Ritrovandomi io Ministro delle Scuole Pie di Messina, mi fu fatta grandissima istanza da un giovinetto di 16 in 18 anni di età che veniva alle nostre scuole perchè lo vestissi del nostro S. habito, et si chiamava Francesco di casa Messina della medesima città, e sebene la medesima sua madre che era vedua, me ne havesse parlato e pregato a vestirlo, ancorché non né havesse altro maschio, non vi potei mai inclinare l'animo, non mi piacendo li suoi andamenti, e vivacità, e davo tempo al tempo perchè meglio esso vi pensasse, et io più lo conoscessi.

Venne per Visitatore in detta città il P. Francesco di S. Vincenzo, quale pregato da nostri, dal giovinetto e dai suoi parenti, ancorché da me non fosse approvata detta vestitura, fu dal detto Visitatore vestito con nome di Francesco di Tutti li Santi; fornito il suo novi-tiato, come cittadino della città fece la professione solenne con molta dimostratione e gusto di tutti li suoi, e fu del 1641.

Letto il Breve di Papa Innocenzo X reduttivo, questo giovane vinto dalla tentatione prese il Breve per uscire, come in effetto uscì, e tornò a sua casa, et hebbe lite per la robba con la sorella sua e cugnato, e finalmente con dottrina e parere di non so che P. Giesuita prese moglie, et hebbe figli.

Il che saputosi da noi altri in Roma se ne parlò a Mons. Ill.mo et R.mo Albici Assessore del S. Offitio, il quale scrisse lettere di fuoco aUTnquistore et a Mons. Arcivescovo, a fine che fosse carcerato, e dichiarato nullo il detto contratto di matrimonio. Il che fu fatto, ma con tutto ciò non potè mai essere preso, sì perchè stava fugendo per quelle montagne, come anche perchè era protetto come cittadino messinese, e però la Corte non faceva le sue diligenze, et così stava sempre in concubinato et in disgratia di S.D.M. si che per un mal consiglio si ridusse a questo termine.

Successe pure un'altro sproposito nel detto Regno di un'altro de' nostri pure spogliato in detto tempo con il Breve che li concedeva per tale effetto Papa Innocenzo X.

Si era vestito in Palermo un giovanetto chiamato ... <ref group='Notas'>I nomi sono omessi nel Ms</ref> Testini della medesima città et in Religione era detto Bernardino di ...<ref group='Notas'>I nomi sono omessi nel Ms</ref> fatto professo divenne sacerdote, et si essercitò per anni nelle Scuole. Hor questo nostro P. Bernardino, preso il Breve si aggiustò per ca-pellano e confessore in una chiesa di Palermo. Con il corso del tempo una donna sua penitente di qualche età e di non poca facultà se li affettionò in tal modo che si prese questo sacerdote come per figlio dandoli il manegio di tutte le sue robbe, et parendo alla detta donna che il suo confessore sempre più la stimasse ed amasse, et con ciò aumentadoli l'affetto, vinto da questo fece al Prete donatione del suo inter vivos, come si dice, con obligo di mantenerla sua vita durante.

Intrò in casa il sacerdote, la buona donna li diede per inventario nota d'ogni suo havere sì stablii come mobili, fra questi era argentarla di consideratione come anche ori, e di ogni cosa prese possesso e padronanza l'adottivo figlio, e si dimostrò anche grato alla donna, ma come era stato ingrato alla Madre di Dio sua propria Signora et alla povera nostra Religione che l'haveva fatto huomo, e sacerdote, et servitoli per vera madre nell'anima e nel corpo, abbandonato dalla Maestà divina parendoli vago l'oro, ed argento ereditato e dubitando che il tempo e le necessità occorrenti non lo consumassero, et amandolo con uno straordinario affetto, non potendo haver patienza sino che Iddio chiamasse a se la detta povera donna, e nova sua adottiva madre pensò di levarsela d'avvanti, come fece nel modo seguente.

Il demonio che di simili determinationi desidera e procura vederne ben presto gli effetti li porse l'occasione di una squadra di galere, che approdarono nel porto di Palermo di passagio per altre parti. Quando seppe la giornata di partenza di quelle posto all'ordine et aggiustato tutte le cose, compose in un cibbo, desiderato dalla povera donna, il veleno, e datoglielo se la vidde ben presto crepare avvanti gli occhi conforme al suo desio. Et non vi essendo in casa persona alcuna, l'ingrato adottivo, e matricida figlio, et indegnissimo sacerdote potè con sua libertà pigliarsi li danari, gli argenti, Toro, et ogni altro da esso desiderato e ritirarsi sicuramente sopra le dette galere, le quali ben presto diedero le vele loro a venti con l'infame passagiero (tengo però, che per tale non fosse conosciuto da quelli Sig. Officiali, perchè un simile assassino non sarebbe stato imbarcato sopra loro vascelli). Quale fosse il sentimento della città di Palermo quando si publicò questo s'infame et orrendo delitto, ogni huomo se lo può da se medesimo descrivere per grandissimo.

L'ingrato assassino, matricida, irregulare, et indegnissimo sacerdote di casa Testini, dove fornisse la sua navigatione, e che fine facesse la sua perfidia io non l'ho potuto sapere, perchè in Palermo non più si sentì il suo nome. Si può ben credere che infelicissimo fosse il suo fine, et horrendissima la sua morte corporale, et piaccia a S.D.M. che la spirituale sia stata in gratia sua.

Notas