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- Cap. 10 Morte di un de' Nostri Religiosi di consideratione
Il Breve di Papa Innocenzo X redutivo di Religione in semplice Gongregatione sciolta, diede a non pochi occasione di dubitare, che l'Istituto delle Scuole Pie fosse per mancare del tutto, et che chi si fosse trovato sprovisto, fosse per patire molto. Però chi da questa tentatione si lasciò vincere, o ritornò al secolo, o procurò di metter da parte qualche danaro per simile accidente, nel miglior modo però che li fosse possibile, a suo giuditio senza offesa di Dio.
Un di questi tali (non dico il nome perchè meco passò il negotio in confidenza) si pose a letto et se li aggravò il male in modo che da Sig. medici fu dato per morto. Io medesimo lo visitavo al possibile spesso, sì perchè era affettionatissimo al nostro santo Istituto, et al V.N.P. Fondatore, come anco perchè sempre era fra noi due passata una religiosa e fraterna corrispondenza, ancorché non sapessi questo suo timore, né che havesse danari riposti, et veramente desideravo consolarlo, e che S.D.M. ce lo lasciasse in vita.
Un giorno mi diede da vinti scudi in più sorte di moneta, e mi communicò il suo timore et in mano di chi teniva da sessanta scudi et a questa persona fece un ordine, che doppo la sua morte li pagasse a me, che sapevo la sua intentione et mi pregò che dovessi impiegarli nelli bisogni della nostra casa di S. Pantaleo, et in far celebrare per l'anima sua alcune centinara di Messe delli danari che mi dava effettivi, il tutto con la licenza de' nostri Superiori, come in effetto io esseguii il suo desiderio, senza però che si sapesse chi fosse questo tale.
Desidevaro io grandissimamente che questo buon Padre nostro guarisse per diversi capi, et però di cuore et con ogni affetto lo raccomandavo a Dio pigliando per intercessore il N.V.P. Gioseppe Fondatore e Generale, che pochi anni prima era andato al cielo, et perchè in quelli giorni occorse il suo aniversario in tale tempo lo domadai al Padre N.V. per mancia della sua festa, et nella sera della sua vigilia dissi che in tutti li modi me lo donasse sano. Mi posi a letto con questo ardente desiderio, et con animo di domandamelo nel hora della sua felice morte, desiderando di svegliarmi in quel punto. Mi successe come desideravo, e postomi sopra il letto in genocchie ne feci una ardentissima istanza della gratia al N.V.P. Con che mi parve di sentire la di lei voce che consolandomi mi disse: Ti è fatta la gratia, guarirà, e perchè dubitavo che ciò fosse l'affetto presistevo nell'istanza, e via più sentendomi confirmar la gratia, mi quietai.
La mattina celebrai la S. Messa, et con ogni affetto tornai a supplicare per la detta gratia, et sensitivamente mi setii dire: Ti ho detto che ti ho fatto la gratia, quietati.
Andai dopo la Messa all'infermo, e trovatolo sollevato in modo che dove la sera per sentire le sue parole mi bisognò metterli l'orecchio alla bocca, all'hora parlava da sano con maraviglia di noi tutti, e ricercato come stava mi contò che per a punto verso le 6 hore della notte si era adormentato, et che haveva dormito benissimo in tutte quelle hore, et che si era svegliato come sano. Io all'hora li contai il successo, e dissi che riconoscesse la gratia da S.D.M. per intercessione del N.V.P. Fondatore e Generale, et che confidasse sempre più nella bontà di un sì pietoso et amoroso Iddio.
Guarì sì bene, che fra pochi giorni andò per Roma come sano, e, in gratiarum actionem disse la Messa all'altare maggiore dove sta sepolto il detto N.V.P. Generale e Fondatore.
Alcuni giorni dopo che andava per Roma mi ricercò li danari che stando moribondo mi haveva donato per farli celebrare tante Messe per la sua anima se moriva, e di già ne havevo havuto la licenza da nostri Superiori Maggiori, stando all'hora noi sotto l'Or-dinarii, et di suo ordine cercatala prima della morte per sua maggior quiete.
Mi sentii a tale domanda (confesso il vero) un gran sorrisso al cuore, parendomi che facesse male, et che si mostrasse ingrato a S.D.M. et al N.V.P. Fondatore e Generale, che li haveva ottenuto la proroga della vita, con sì evidente miracolo, e maraviglia di tutti. E tanto più perchè si era discorso con qualche fondamento certo che noi eravamo obligati alli voti etiam stante il Breve di Papa Innocenzo X. Per il che dubitavo non perdesse quello, che si era acquistato. Con tutto ciò per non parere io attaccato alli detti scudi, come quello che li tenivo a parte, et per il fine commessomi, li presi, e restituii subbilo.
Non mi ricercò però la poliza, ne levò l'ordine che haveva dato a quella persona, che li teneva in deposito li scudi sessanta anzi dimostrò di prendere questi come imprestito, et non per essersi mutato di volontà, sia come si voglia hebbe il danaro.
Passarono pochi giorni, che quasi all'improviso, li tornò la fe-bre, se bene io non lo sapessi sì subbito, e ridusse il povero nostro Religioso novamente a termine di morte, e come tale abandonato da Sig. medici. Havendolo saputo mi tornò al meglio potè (essendolo andato a visitare) a dire di detti danari, e mi fece non so che segno dove li dovevo trovare; ma perchè non si poteva sì bene intendere le sue parole, et ne meno manegiare dove pareva volesse significarmi fossero, io per mia propria reputatione, non feci per all'hora altra diligenza.
Finalmente havendo ricevuto tutti li SS.mi Sacramenti morì nel Signore nelle braccia delli suoi Padri, e fu sepellito in S. Pantaleo, nella nostra solita sepoltura.
Io poi ritrovai la maggior parte delli detti scudi, dove esso assegnava e dalle mani del Superiore di quella casa con il pretesto del-l'imprestito, essendo che io all'hora ero in S. Pantaleo Procuratore di casa, et il sacerdote morto haveva anco esso maneggio, e però fu certo il mio detto, et sicuro l'honore del defunto. E con quelli li feci celebrare subbito le Messe che con licenza delli nostri Superiori, haveva ottenuto li fossero celebrate.
Li altri che stavano in mano di quella persona seculare li hebbi in più volte, e sono notati nel libro di casa per introito sotto nome di una persona divota nelle giornate che me li andava dando.
Io veramente con ogni schiettezza dico che in quel tempo che il detto nostro sacerdote mi ricercò li detti scudi, mi sentii al cuore come un che parlandomi diceva: Ahi che non mantiene la parola. Morirà. Non piacciono a Dio questi assegnamenti; sono contro la povertà.
Ad nostrani doctrinam scripta sunt haec<ref group='Notas'>In fondo a questo capitolo si legge il seguente: « NB hoc caput prosequitur sequentibus foliis post caput 13, et ideo sequuntur folia immediate vacua ». In verità solo la pagina seguente è bianca, cioè la p. 154v, e prima del Cap. 13 si trovano i due capitoli 11 e 12</ref>.