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− | Li fervore del nostro D. Gioseppe in sì sant'Opera delle Scuole Pie era sì grande, che il fuoco della sua carità verso Iddio e la salute dell'anime in lui mai trovava termine e Nunquam satis diceva, parendoli poco quanto faceva. E misurando le sue forze con la speranza che nell'onipotenza di Dio teneva, li parse che il palazzo dove teneva le scuole fusse angusto e non capace alla nfoltitudine de figliuoli, che concorrevano, ma parendoli il sito molto a proposito, pensò di comprare il palazzo | + | Li fervore del nostro D. Gioseppe in sì sant'Opera delle Scuole Pie era sì grande, che il fuoco della sua carità verso Iddio e la salute dell'anime in lui mai trovava termine e Nunquam satis diceva, parendoli poco quanto faceva. E misurando le sue forze con la speranza che nell'onipotenza di Dio teneva, li parse che il palazzo dove teneva le scuole fusse angusto e non capace alla nfoltitudine de figliuoli, che concorrevano, ma parendoli il sito molto a proposito, pensò di comprare il palazzo<ref group='Notas'>A margine si precisa: «del Sig. Ottavio Martini del quale pagava annui scudi 350 di pigione ».</ref> delli Sig. Torres a lato dell'istessa chiesa di S. Pantaleo, con altre case vicine, come in effetto fecero del 1612 al primo ottobre per li atti del Palmerio e Contini, dove più che mai si fecero con fervore le Scuole Pie e con edificatione grande di tutta la città e corte Romana, che non cessava di lodare una sì sant'Opera, maravigliandosi di vedere un numero quasi innumerabile di figliuoli, che si numerarono sino a milleseicento scolari, tanto bene distinti nelle classe delle quali eran capaci, e con tanto silentio, che in effetto si vedeva esser Iddio il fattore di una sì gran meraviglia, e poi vede-vasi tanto evidente il profitto nelle lettere e pietà Christiana, che non solo, mai si sentì un male odore, ma ogni giorno si vedevan riuscire giovani adorni di virtù e di lettere.E? havendo il nostro D. Gioseppe tradotto in breve compendio tutta la vita, passione e morte di N. Signor Giesù Cristo, con li misteri più principali della nostra santa Vede, non si poteva sentir cosa più dilettevole ad ogni pio christiano, che intrando in una di quelle scuole de' piccolini, sentirsi disputare di simil cose, che in effetto, oltre la devotione e compon-tione che apportavano agli auditori, parevano tutti molto esperti teologi, essercitandoli negli atti di contritione, fede, speranza e carità, che etiam per le strade le andavano cantando, e non più canzoni profane. Occorse in questo tempo in uno figliuolo piccolo un caso degno di memoria a questo proposito. Essendo andato in uno di questi giardini per diporto Mons. Guidicioni Vescovo di Lucca, il giardiniere per regalare il Prelato andò per cogliere non so che frutti, salito sopra l'albero all'improvviso se li ruppe il ramo, e cascando restò il povero homo appeso per un piede ad un altro ramo, e stando con la testa verso la terra, senza potersi aiutare, e cascando in pericolo di grave male. Stava il piccolo suo figliuolo di otto, o nove anni a pie di detto albero, e vedendo di non poter dare aiuto al padre per la sua poca età in quello pericoloso stato, cominciò a dirli ad alta voce: Padre mio dite come dico io con tutto il cuore: Mi pento Signore mio Giesù Cristo di tutti li miei peccati . . . seguitando il resto dell'atto della contritione con tanto affetto, che sentito da Mons. e sua Corte per curiosità se ne andarono a quella volta, e visto il povero giardiniere in quel pericolo lo soccorsero e liberarono dall'imminente pericolo, restando confusi della pietà e fortezza del figliuolo, e domandato chi li havesse insegnato quella oratione, rispose: Io vado alle Scuole Pie, il mio Maestro mi ha detto che facci l'atto della contritione in questo modo quando mi trovo in qualche pericolo. Restò il Prelato affettio-nato per ciò alle scuole Pie e spesso le visitava per sua consolatione. |
Già era alcun tempCLxhe l'Ill.mo e Rev.mo Sig. Glicerio Lan-driani patritio milanese, et Abbate di S. Antonio di Piacenza haveva con molto spirito lasciato le pompe e vanità del mondo, e datosi alla vita spirituale con il disprezzo di se stesso, e che molto spesso veniva dal nostro Don Gioseppe per indirizzo dell'anima sua ancor che di lui havesse particolar custodia il M. Rev. P. Domenico di Giesù Maria Carmelitano Scalzo. Con tutto ciò in quest'anno a punto si contentò che restasse del tutto nelle Scuole Pie, e fu a trenta di marzo 1612 con cinque compagni, sì che l'Abbate con sì buona compagnia del nostro D. Gioseppe si aumentò in supremo grado nella carità, e però oltre le quotidiane essortationi et oratione continua a vicenda per tutto il tempo che duravano le scuole, in che esercitava li scolari con grande loro profitto, nel mandarsi quelli a casa l'Abbate con un Crocifisso in mano si poneva su il limitare della porta del salone e porgendo a baciare il Crocefisso essortava tutti alla devotione e modestia, et in ogni loro portamento edificava vedendo sì gran moltitudine di figliuoli andare a casa con tanta compositione. In modo tale che gli Ebrei medesimi ricercarono di venire alle Scuole Pie, et in effetto ne vennero da vinti per più giorni. Dal quale principio dubitando il Demonio la perdita di molte anime, suscitò negli Rabbini una gran rabbia e fatto fra di loro Colegio, ordinarono alli Padri di quelli figliuoli, che non più li mandassero alle Scuole Pie, né si potè superare questa rabbia ancorché il nostro D. Gioseppe li promettesse di non trattarli mai a loro in specie di cosa della nostra fede santa, ma di parlare solo in commune con tutti gli altri solamente delle virtù necessarie per vivere con il timor di Dio, et osservare la sua santa Legge, ma tutto questo non bastò e per oviare a ciò nel Ghetto appersero una scuola gratis per li loro hebrei poveri. | Già era alcun tempCLxhe l'Ill.mo e Rev.mo Sig. Glicerio Lan-driani patritio milanese, et Abbate di S. Antonio di Piacenza haveva con molto spirito lasciato le pompe e vanità del mondo, e datosi alla vita spirituale con il disprezzo di se stesso, e che molto spesso veniva dal nostro Don Gioseppe per indirizzo dell'anima sua ancor che di lui havesse particolar custodia il M. Rev. P. Domenico di Giesù Maria Carmelitano Scalzo. Con tutto ciò in quest'anno a punto si contentò che restasse del tutto nelle Scuole Pie, e fu a trenta di marzo 1612 con cinque compagni, sì che l'Abbate con sì buona compagnia del nostro D. Gioseppe si aumentò in supremo grado nella carità, e però oltre le quotidiane essortationi et oratione continua a vicenda per tutto il tempo che duravano le scuole, in che esercitava li scolari con grande loro profitto, nel mandarsi quelli a casa l'Abbate con un Crocifisso in mano si poneva su il limitare della porta del salone e porgendo a baciare il Crocefisso essortava tutti alla devotione e modestia, et in ogni loro portamento edificava vedendo sì gran moltitudine di figliuoli andare a casa con tanta compositione. In modo tale che gli Ebrei medesimi ricercarono di venire alle Scuole Pie, et in effetto ne vennero da vinti per più giorni. Dal quale principio dubitando il Demonio la perdita di molte anime, suscitò negli Rabbini una gran rabbia e fatto fra di loro Colegio, ordinarono alli Padri di quelli figliuoli, che non più li mandassero alle Scuole Pie, né si potè superare questa rabbia ancorché il nostro D. Gioseppe li promettesse di non trattarli mai a loro in specie di cosa della nostra fede santa, ma di parlare solo in commune con tutti gli altri solamente delle virtù necessarie per vivere con il timor di Dio, et osservare la sua santa Legge, ma tutto questo non bastò e per oviare a ciò nel Ghetto appersero una scuola gratis per li loro hebrei poveri. | ||
− | Nel mese di ottobre poi del 1612 essendo moltiplicati gli Operarli si comprò il detto palazzo delli Sig. Torres per dieci millia scudi a credenza | + | Nel mese di ottobre poi del 1612 essendo moltiplicati gli Operarli si comprò il detto palazzo delli Sig. Torres per dieci millia scudi a credenza<ref group='Notas'>«Pagandoli però il frutto come di censo annuatim a raggione di sei per cento, si che pagavano scudi seicento annui ».</ref> sotto parola però del detto Ill.mo Abbate Landriani la cui maravigliosa vita a suo luogo e tempo si descriverà. Basta per hora dire che il Sommo Pontefice Paulo V Borghese mai li negò cosa che gli ricercasse né volse in tempo alcuno che renuntiasse l'Abbatia ancorché pigliasse il nostro habito, dicendo: Sono entrate benissimo spese. |
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- Cap. 19 Come le Scuole Pie si trasferirono a canto la Chiesa di S. Pantaleo-
Li fervore del nostro D. Gioseppe in sì sant'Opera delle Scuole Pie era sì grande, che il fuoco della sua carità verso Iddio e la salute dell'anime in lui mai trovava termine e Nunquam satis diceva, parendoli poco quanto faceva. E misurando le sue forze con la speranza che nell'onipotenza di Dio teneva, li parse che il palazzo dove teneva le scuole fusse angusto e non capace alla nfoltitudine de figliuoli, che concorrevano, ma parendoli il sito molto a proposito, pensò di comprare il palazzo[Notas 1] delli Sig. Torres a lato dell'istessa chiesa di S. Pantaleo, con altre case vicine, come in effetto fecero del 1612 al primo ottobre per li atti del Palmerio e Contini, dove più che mai si fecero con fervore le Scuole Pie e con edificatione grande di tutta la città e corte Romana, che non cessava di lodare una sì sant'Opera, maravigliandosi di vedere un numero quasi innumerabile di figliuoli, che si numerarono sino a milleseicento scolari, tanto bene distinti nelle classe delle quali eran capaci, e con tanto silentio, che in effetto si vedeva esser Iddio il fattore di una sì gran meraviglia, e poi vede-vasi tanto evidente il profitto nelle lettere e pietà Christiana, che non solo, mai si sentì un male odore, ma ogni giorno si vedevan riuscire giovani adorni di virtù e di lettere.E? havendo il nostro D. Gioseppe tradotto in breve compendio tutta la vita, passione e morte di N. Signor Giesù Cristo, con li misteri più principali della nostra santa Vede, non si poteva sentir cosa più dilettevole ad ogni pio christiano, che intrando in una di quelle scuole de' piccolini, sentirsi disputare di simil cose, che in effetto, oltre la devotione e compon-tione che apportavano agli auditori, parevano tutti molto esperti teologi, essercitandoli negli atti di contritione, fede, speranza e carità, che etiam per le strade le andavano cantando, e non più canzoni profane. Occorse in questo tempo in uno figliuolo piccolo un caso degno di memoria a questo proposito. Essendo andato in uno di questi giardini per diporto Mons. Guidicioni Vescovo di Lucca, il giardiniere per regalare il Prelato andò per cogliere non so che frutti, salito sopra l'albero all'improvviso se li ruppe il ramo, e cascando restò il povero homo appeso per un piede ad un altro ramo, e stando con la testa verso la terra, senza potersi aiutare, e cascando in pericolo di grave male. Stava il piccolo suo figliuolo di otto, o nove anni a pie di detto albero, e vedendo di non poter dare aiuto al padre per la sua poca età in quello pericoloso stato, cominciò a dirli ad alta voce: Padre mio dite come dico io con tutto il cuore: Mi pento Signore mio Giesù Cristo di tutti li miei peccati . . . seguitando il resto dell'atto della contritione con tanto affetto, che sentito da Mons. e sua Corte per curiosità se ne andarono a quella volta, e visto il povero giardiniere in quel pericolo lo soccorsero e liberarono dall'imminente pericolo, restando confusi della pietà e fortezza del figliuolo, e domandato chi li havesse insegnato quella oratione, rispose: Io vado alle Scuole Pie, il mio Maestro mi ha detto che facci l'atto della contritione in questo modo quando mi trovo in qualche pericolo. Restò il Prelato affettio-nato per ciò alle scuole Pie e spesso le visitava per sua consolatione.
Già era alcun tempCLxhe l'Ill.mo e Rev.mo Sig. Glicerio Lan-driani patritio milanese, et Abbate di S. Antonio di Piacenza haveva con molto spirito lasciato le pompe e vanità del mondo, e datosi alla vita spirituale con il disprezzo di se stesso, e che molto spesso veniva dal nostro Don Gioseppe per indirizzo dell'anima sua ancor che di lui havesse particolar custodia il M. Rev. P. Domenico di Giesù Maria Carmelitano Scalzo. Con tutto ciò in quest'anno a punto si contentò che restasse del tutto nelle Scuole Pie, e fu a trenta di marzo 1612 con cinque compagni, sì che l'Abbate con sì buona compagnia del nostro D. Gioseppe si aumentò in supremo grado nella carità, e però oltre le quotidiane essortationi et oratione continua a vicenda per tutto il tempo che duravano le scuole, in che esercitava li scolari con grande loro profitto, nel mandarsi quelli a casa l'Abbate con un Crocifisso in mano si poneva su il limitare della porta del salone e porgendo a baciare il Crocefisso essortava tutti alla devotione e modestia, et in ogni loro portamento edificava vedendo sì gran moltitudine di figliuoli andare a casa con tanta compositione. In modo tale che gli Ebrei medesimi ricercarono di venire alle Scuole Pie, et in effetto ne vennero da vinti per più giorni. Dal quale principio dubitando il Demonio la perdita di molte anime, suscitò negli Rabbini una gran rabbia e fatto fra di loro Colegio, ordinarono alli Padri di quelli figliuoli, che non più li mandassero alle Scuole Pie, né si potè superare questa rabbia ancorché il nostro D. Gioseppe li promettesse di non trattarli mai a loro in specie di cosa della nostra fede santa, ma di parlare solo in commune con tutti gli altri solamente delle virtù necessarie per vivere con il timor di Dio, et osservare la sua santa Legge, ma tutto questo non bastò e per oviare a ciò nel Ghetto appersero una scuola gratis per li loro hebrei poveri.
Nel mese di ottobre poi del 1612 essendo moltiplicati gli Operarli si comprò il detto palazzo delli Sig. Torres per dieci millia scudi a credenza[Notas 2] sotto parola però del detto Ill.mo Abbate Landriani la cui maravigliosa vita a suo luogo e tempo si descriverà. Basta per hora dire che il Sommo Pontefice Paulo V Borghese mai li negò cosa che gli ricercasse né volse in tempo alcuno che renuntiasse l'Abbatia ancorché pigliasse il nostro habito, dicendo: Sono entrate benissimo spese.