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- Cap. II Come si apperse il Colegio Nazareno
Il Sig. Cardinale Tonti Arcivescovo di Nazzarette, e Vescovo di Rimini restò tanto affettionato alle virtù et otime qualità del N.V.P. Fondatore e Generale, et all'Opera delle Scuole Pie, per la santa povertà, che professa, sì bene inclinato, che si pose in cuore ad ogni suo potere di aiutarla e particolarmente in fondarli un novitiato, et un studio per allievo della gioventù atta nello spirito e lettere al nostro S. Istituto, et a tale effetto comprò in Roma alla chiavica del Buffalo un palazzo dalli Sig. Gaetani, se ben mi ricordo, con la proprietà di alcune casette unite a quello comodissime per l'acque in abbondanza che vi sono, con determinatione di incorporare ogni cosa insieme et fabricare per contro la Compagnia dell'Angelo Custode la chiesa con titolo di S. Maria in Nazaret. Non molto dopo la detta compra fu sopra preso da grave infermità e giudicata mortale fece più volte chiamare il N.V.P. Fondatore per determinare e concludere con esso il suo desiderio a commune sodisfatione di ambidue loro.
Li Signori di sua camera dubitando che se S. Em.a havesse discorso con il P.N.V. non haverebbono havuto quella parte che desideravano, con diversi pretesti mai fecero sapere al N.V.P. la mente e desiderio di S. Em.a, anzi che mandandovi per intendere della buona salute di S. Em.a con parolle generali venivan esclusi, in modo che mai la poteron vedere. '
Si condoleva molto che il N.V.P. non comparisse, perchè si sentiva sempre più declinare, desiderando di fare il suo testamento e però con risentimento si condolse e tenne (come era verissimo) che non li fosse stata fatta l'imbasciata, et però mandò un espresso a chiamarlo, et intanto li fecero li suoi Signori di casa dar principio a dettare il suo testamento e fece una primogenitura a suo nepote con fondo di cinquanta milk scudi, oltre il palazzo e mobili di quello posto in patria, et altri che li lasciava di quelli di Roma; et al secondogenito pur suo nipote una Abbatia di sette milk scudi annui, et alla sorella lasciò molta robba.
Gionse il N.V.P. Fondatore subbito, ma quei Signori con pretesto di non so che rimedio che si faceva a S. Em. lo condussero in un'altra camera con il compagno, dicendo che fornito l'haverebbono introdotto, et ivi li serrarono e tennero più di cinqu'hore concludendo tutto il testamento a lor modo, facendosi tre di loro dichiarare esse-cutori testamentari, et ad ogn'uno quanto volevano. Il Mastro di camera si fece assolvere dal dar conto dell'aministratione che per più anni haveva essercitata; autorità di poter pigliarsi tutti li mobili da metter casa da suo pari, etiam argenti e rami; che sua vita durante se li pagasse la pigione della casa da par suo; che se li desse la parte di tutto quello che si suole dare nelle corti per esso, e per un servitore, et in oltre cento scudi l'anno.
Li altri se bene non hebbero tanto, si fecero anche essi bonis-sima parte, siche li aiutanti di camera lor vita durante hebbero annui scudi novanta per uno, e molto più l'auditore e secretano. Instituì e lasiò S. Em. suo erede universale un colegio da fondarsi sotto nome di colegio Nazareno, raccomandato alla Sacra Rota romana, da porsi nel sopradetto palazzo al Bufalo, il quale dovesse essere governato dalli P.P. delle Scuole Pie, eletti et essaminati li alunni quali dovevano nominarsi dalli detti Ill.mi e Rev.mi della Sacra Rota.
Fornito e publicato il testamento fu introdotto il N.V.P. Fondatore e Generale da S. Em., la quale in vedendolo, li disse con una dolce querella: Oh P. Gioseppe perchè non sete venuto, tanto tempo vi ho aspettato e vi ho fatto chiamare tante volte, mai sete venuto. Tacque il N.V.P. perchè vidde che rispondendo alla, domanda have-rebbe guasto tutti li disegni di quei Signori. Soggionse S. Em.a: Ho fatto il testamento in questo modo, e li contò ogni cosa. P. Gioseppe vi piace, vi piace, se non è a gusto vostro ditemelo che farò come volete voi! dimostrando grandissima afflitione perchè non vi era stato presente.
Non volse il N.V.P. Fondatore dir altro perchè vidde che S. Em. stava aggravata, e dubitando che li haveria disturbato l'anima, che più li pesava che la robba, però li rispose: Buono, bono ha fatto bene. V. Em.a si quieti et adesso attenda all'anima, già che si è aggiustata la robba.
Abbandonarono tutti quei Signori il Cardinale et ogn'uno attese a riporre, restando il N.V. P. et il suo compagno ad aiutare l'anima di S. Em. et non lo lasciarono mai sin che, li morse nelle braccia che fu del 1622 di aprile. Li detti Signori essequtori fecero sepelire il cadavere nella chiesa del Giesù conforme il testamento et essendosi preso tutti quello che li lasciò, a loro arbitrio, venderono il rimanente nel portico di detto palazzo, Iddio sa come. Dirò io solo che un di loro comprò un apparato di camera per ducento scudi, et prima di notte lo vendette agli hebrei per scudi settecento.
E per concluderlo cavarono tanto poco dalli mobili di casa, e libraria di un ricco e dotto Em.o Cardinale, che ne meno pagarono il funerale e sepoltura, che se li fece nella chiesa del Giesù, essendo che dopo più anni bisognò li pagasse il Colegio Nazareno eretto come si sentirà dal N.V.P. Fondatore e Generale.
Aggiustato che hebbero li loro particolari interessi li detti Sig. di casa di detto Em.o Cardinale Tonti detto Cardinale di Nazarette, con pretesto di haver paura delli nepoti di detto Em.o lasciarono correre ogni cosa a seconda del fiume, come si suol dire, tenendo il nome di essequtori testamentari, ma non facevano cosa alcuna. Anzi lasciarono andare alla mal'hora tutti li beni lasciati al Colegio Nazareno erede universale di S. Em., che io ho sentito dire da persone pratiche di detta eredità passassero duecentomila scudi di capitale, et ogni cosa andar sosopra tanto in Roma, quanto in Cesena e Rimini perchè li nepoti presero possesso d'ogni cosa, non riavendoli detti essequtori testamentari fatto atto alcuno in favore di detto Colegio, e però si venderono dalli medesimi nepoti per poche migliara la valuta di più di cinquantamillia scudi di bestiame nelle masarie fra vaccine, bovi, cavalli e pecore con capre, e quanto altro si poteva havere di mobile, distrugendo pur ogni minima cosa.
Sopportò il N.V.P. Fondatore e Generale per alcuni anni la negligenza di detti Sig. essequtori testamentari essortandoli a vedere di effettuare la pia mente del Sig. Cardinale loro padrone, e sì liberale benefattore. Ma vedendo poi che se k passavano in parole e che mai si saria effettuato cosa alcuna, fattone oratione, con il parere di persone perite, dotte e timorose di Dio, e particolarmente del Sig. Bernardino Panicola nostro Procuratore, quale poi fu fatto Vescovo di Scala e Ravello in Regno, diede memoriale al Sommo Pontefice con consenso di detti Sig. essequtori, quali si scusarono per le minacie fatteli dalli nepoti di S. Em.a ricercando l'autorità di potere aggitare contro li usurpatori di detta eredità a nome del Colegio Nazareno. La Santità di Papa Urbano 8 aggradì molto questa istanza, ricordandosi che il detto Em.mo di Nazarette era stato suo stretto amico essendo ambidue Cardinali. Però spedì un Breve particolare nel quale dava ampia facultà come unico essequtore di detta eredità al N.V.P. Fondatore con tutti li necessarii requisiti etc.
Con questo Breve si litigò più tempo per levare di possesso li nepoti sì della roba di Roma, come di Cesena e Rimini, et con l'aiuto della Rev.da Fabrica di S. Pietro, e favore dell'Em.o Vidoni si prese il possesso del palazzo, e di altre robbe in Roma, e si spedì un commissario in Romagna con il fratello Arcangelo di S. Carlo nostro professo per pigliare il possesso delle robbe di Cesena e Rimini con tutte le facultà necessarie, si fecero molte cose buone. Ma li nepoti sempre più indemoniati fecero diversi spropositi, e minace al commissario, et al nostro Religioso, al quale una volta spararono una archibugiata, se bene per la Iddio gratia non li fece male alcuno.
Procedette la Corte, ma perchè il N.V.P. Fondatore non volse che se ne parlasse, si quietò il fisco con poca fatica. E le cose del Colegio cominciarono a pigliar bona piega, si che ritornò il comisa-rio in Roma con minuto raguaglio dello stato dell'eredità.
Desiderando il N.V.P. di essere grato alla buona intentione di detto Em.mo et alli favori dal medesimo ricevuti a favore della nostra povera Religione con il parere del detto Vescovo e di Mons. Angelo Cesi fratello del Duca d'Acquasparta all'hora Vescovo di Rimini, et protetione dell'Em.o Vidone, il quale parlò a N. Signore per aprire il Colegio Nazareno, e li mostrò l'habito che haverebbero portato, cioè tonica pavonazza e sopraveste leonata con una lista rossa, piacque assai il pensiero, e l'habito a S. Santità e disse di volerlo favorire per la giustitia.
Pertanto il N.V.P. Fondatore diede voce di voler dar principio al detto Colegio, ne parlò con li Auditori di Rota, approvò la nomina di più giovanetti quanto alli costumi e lettere, e poi si diede la lista delli approvati a Mons. Decano della Sacra Rota, Mons. Ill.mo Coccini, dalla quale lista e nomina de nostri P.P. li detti Ill.mi e Rev.mi elessero sei, et riavendoli il N.V.P. fato fare tutti gli habiti di sopra e di sotto a spese del Colegio, et anco li letti forniti di ogni cosa e biancaria per la persona, letto e tavola, e quello che faceva bisogno per la cucina, aggiustò per habitatione la casetta attaccata al palazzo di detto Colegio al Bufalo, per andare alla chiesa di S. Andrea delle fratte, et havendo eletto quattro de nostri Religiosi per cura di detti alunni, il giorno di S. Francesco d'Assisi a 4 ottobre 1630 o pur 1631 li diede l'habito del colore sopradetto et li fece vedere il giorno seguente in publica Rota a quelli Ill.mi li quali furono riveriti con una bella oratione, ricorrendo alla loro protettione come colegio alla loro pietà raccomandato dall'Em.o Fondatore, e dal N.V.P. con la loro speranza apperto senza il dovuto sussidio.
Dopo alcuni giorni fu invitato l'Em.o Vidoni ad una Accademia che ad honor suo fu fatta in detta casetta del Colegio, che fu molto aggradita.