Diferencia entre revisiones de «BerroAnnotazioni/Tomo3/Libro1/Cap15»

De WikiPía
Saltar a: navegación, buscar
(Página creada con «{{Navegar índice|libro=BerroAnnotazioni|anterior=Tomo3/Libro1/Cap14|siguiente=Tomo3/Libro1/Cap16}} {{OCR}} Ver BerroAnotaciones/Tomo3/Libro1/Cap15|Ver traducción en C...»)
 
m
Línea 3: Línea 3:
 
{{OCR}}
 
{{OCR}}
  
Ver [[BerroAnotaciones/Tomo3/Libro1/Cap15|Ver traducción en Castellano]]
+
[[BerroAnotaciones/Tomo3/Libro1/Cap15|Ver traducción en Castellano]]
  
 
:'''Cap. 15 Disturbi della nostra casa delle Scuole Pie di Savona
 
:'''Cap. 15 Disturbi della nostra casa delle Scuole Pie di Savona

Revisión de 19:14 23 oct 2014

Tomo3/Libro1/Cap14
Tema anterior

BerroAnnotazioni/Tomo3/Libro1/Cap15
Índice

Tomo3/Libro1/Cap16
Siguiente tema


Aviso OCR

Este texto ha sido obtenido por un proceso automático mediante un software OCR. Puede contener errores.

Ver traducción en Castellano

Cap. 15 Disturbi della nostra casa delle Scuole Pie di Savona

Questa casa delle Scuole Pie, come già si è detto nelli passati tomi, fu fondata nel 1622 nella contrada di Scarcaria, nelle case proprie dell'Ill.mo e R.mo Alessandro Abbate Prottonotario Apostolico, anzi questo istesso Signore le condusse da Roma a Savona per l'affetto che portava alla sua patria, et per il desiderio che haveva di aiutare li poveri. Spese molto in ridurre il suo bello e gran casamento alla forma di casa regulare, con una chiesola assai vaga dedicata alla Presentatione della B. Vergine.

Stettero li P.P. in questa casa molti anni facendo il loro Istituto delle Scuole, vi fu per alcuni giorni il N.V.P. Fondatore, vi furono» vestiti molti, et io aiutai a far le scuole, et accompagnare li scuolari alle case loro sino d'aprile 1623 e fui vestito a 22 ottobre detto. II detto Sig. Alessandro Abbate diceva a voce publica, che lasciava alli P.P. delle Scuole Pie non solo la chiesa, la libraria e quella parte di casa, dove di già habitavano, ma anche tutto il rimanente della sua gran casa e giardino in quella, e della libraria ne diede la chiave, et il possesso, domandando a P.P. imprestito li libri quando ne voleva alcuni.

Venne a morte di naturai infermità, chiamò una sorella, et una sua nepote, ambidue Orsoline Monache di casa, che più stretti parenti non haveva, essendovi anche due testimonii, e li parlò in questo modo alla presenza del P. Antonio del SS. Sacramento, Ministro locale di dette Scuole con altri nostri Religiosi: Sorella mia voi sapete che più volte vi ho detto che tutta questa casa io l'ho donata qui alli P.P. delle Scuole Pie, non solo quella parte dove di già habitano, e ne sono in possesso, ma anche tutta l'altra, dopo la vostra vita. Io non voglio fare testamento perchè ho io havuto ogni cosa senza testamento qui di novo ne la dono e lascio con la libraria e chiesa, et perchè so che voi ancora volete bene alli P.P. non vi dico altro, solo che ve li raccomando, come tengo vi saranno raccomandati. Essa piangendo rispose: Fratello mio siate sicuro che io farò quanto dite, e so che desiderate verso li P.P. delle Scuole Pie, state pure sicuro d'ogni cosa.

Questa in sostanza la verità del fatto. Morse il Sig. Alessandro, passarono alcuni tempi con ogni religiosa corrispondenza reciproca. Ma essendo restato in casa come procuratore un certo D. Vincenzo Abbate (non però parente del morto, ma suo già capellano et essatore) questo una volta ricercò al P. Ministro la chiave della libraria, l'hebbe da P.P. con semplicità sotto pretesto di non so che cosa voleva ricercare; passati non so che giorni li fu da nostri Padri richiesta, scusò per prima in non so che modo, et poco dopo mostrò la sua malitia. Fece cittare li nostri poveri Padri a pagare la pigione della casa, o a dimostrare come vi habitavano, o non havendo il modo a lasciare la detta casa.

Il P. Ministro, et tutti gli altri nostri di casa stupirono, et andarono dalla sorella del detto Sig. Alessandro Abbate, quale si trovò tutta rivoltata et contraria alla volontà del fratello, dichiarata per suo testamento in punto di morte alla presenza di testimonii.

Si sentì malamente per la città questo motivo, et ogn'uno sparlava et incolpava il detto D. Vincenzo. Anzi il Sig. Gio. Francesco Spinola Comissario della fabrica di S. Pietro, ne voleva far processo, a favor de' nostri Padri, e li testimonii dichiaravano publicamente la verità, et quello che il Sig. Alessandro Abbate haveva detto alla sorella; ma havendo li nostri Padri dato del tutto raguaglio al N.V.P. Fondatore, egli ordinò che non litigassero, et che vedessero con la città trovare altra casa, come fu fatto nella contrada di Ciapina luogo più ameno con vista di marina, et concorrendo il publico, e particolari della città vi si fabricò una bella chiesa, e casa assai comoda per la nostra habitatione, e de' scuolari, et in quella prima vi andarono li P.P. Carmelitani scalzi, se bene non vi si fermarono longo tempo, ma diedero sospetto di essere stati mottori del sopra scritto contro di noi.

Notas