BerroAnnotazioni/Tomo2/Libro2/Cap09

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Cap. 9 Risposta fatta al soprascritto Manifesto

Le Provincie tutte risposero a questa lettera, o sia manifesto con quel sentimento che si doveva, ma perchè io non le tengo tutte parendomi di certo che le conservassi in quelle due scatoloni, porrò qui solo quelle che io tengo, e ci assicurino della verità del fatto, e della mia fedeltà nel copiarla, perchè se bene vi sarà qualche cosa di mano d'altri, sarano però sicure perchè sono dettate da me a chi scrive. E la prima si fece diretta alli medesimi nostri Religiosi perchè sapessero veramente il fatto, e non si desse credito alle parole da esso adotte per essere veramente politiche, e non come le dipinge per sua scusa. Ma S.D.M. vedendo l'interno, ha fatto quello che non potiamo noi, che alla sua infinita Bontà riabbiamo rimesso il tutto.

Manifesto o Risposta

alli M.to Rr.di Padri e fratelli de Chierici Regolari Poveri della

Madre di Dio delle Scuole Pie

Pax Xpi.

Tempo è di tacere e tempo di parlare dice lo Spirito Santo ne Proverbii. E se sarò stato tardi a rispondere e far l'Espositione sopra una lettera del P. Visitatore Ap.lico Giesuita, scusino il tempo, il quale essendo guidato dalla raggione, e dal furore, tralasciato questo come pregiuditiale alla perfetione religiosa, né havendo potuto sodisfare a quella, oppresso dalla forza, e potere degli Avversari], hora concede si faccia la risposta, pregando tutti a pigliare in buona parte quanto vi si dirà. Presuposto che sarà il puro vero, come testi-moniaranno persone degne di fede.

Non vi è stato alcuno che habbia seco stesso formato sinistramente sensi particolari contro la persona del P. Pietra S.ta Giesuita Vis.re, per il quale esso habbia nella sua lettera ad opporre per sua giustificatione l'autorità della S. Congreg.ne di cinque Emi Sigg. Cardinali e due Ill.mi Prelati, et il Breve Apostolico premesso, nel quale egli veramente potendo usare più autorità, non l'ha usata; ma solo hanno pensato ciò, che occulatamente hanno veduto et è:

Che quanto esso ha operato a beneficio della Religione è stato il vicino sterminio di quella: Poiché di già si è scoverto, che vi fusse cavato un Breve della distruzione di lei; ma che per la buona rela-tione d'uno E.o Sig. Card.le (il quale desideriamo conoscere) fatta aU'Em.o Sig. Card. Barberini, troppo sinistramente informato prima da malevoli di d.a nostra Religione, se non è stato ressecato, almeno pubblicato non è.

Se questo sia operare a beneficio della Religione, ciascuno che ciò intenderà, lo giudichi. E se pur egli a questo opponesse in particolare, che l'aiuto suo è stato buono, ma che li nostri mali portamenti hanno meritato peggio, rispondo che i particolari meritano questo ma non la Religione governata (prima del suo ingresso nell'off itio di visitatore) da un capo predicato da tutti li E.mi per il Santo non conosciuto, e composta da molti membri conosciuti non solo in Roma, ma per tutto il mondo per huomini spirituali e tendenti alla santità; e per questi dovevasi trovar modo a toglier via alcuni membri putridi, da lui e da qualche prelato fomentati; acciò che ella tornasse nel suo pristino stato di Santità e non con distruggere tutto il corpo, havendo pur egli stesso detto che la nostra Religione non poteva patire alcuno incontro di esterminio perchè haveva buon capo e molti buoni membri.

E pur mentre egli non ha cooperato mai che d.o Capo ritorni nel suo stato con altri membri buoni che governino il corpo della Religione, ma affaticatosi che membra putride et infette la maneggino et amministrino, come può con verità dirsi che egli habbia operato a beneficio della Religione?

Anzi questo tanto più dà ad intendere volere che essa da se medesima si annichili e con febre eticale si renda inhabile all'istituto oppresso, mentre tolto via il Capo e membri sani coopera che in vece di quelli stiano membra fetide e marce, e quantunque esso a ciò opponga che non li consti ciò, anzi il contrario per alcune antiche scritture fatte a prò della parte per quei fini che altrove si sono detti e forse più a basso diransi, si rispose che mentre dopo dette scritture sono occorse cose che tanto più la rendono indegna per il carico che tiene nella Religione, e volendone noi provare appresso legittimo e sincero giudice; ma non appresso di lui, dalla maggior parte della Religione tenuto per parte, mentre non ugualmente bilancia le attioni di ciascheduno di noi.

Esso ha con minacele e mali trattamenti acciò farsi: non può con verità dirsi che egli habbia operato a beneficio della Religione, che se bene esso mostra ciò esser manifesto a detti Em.i Ss.ri Cardinali, potrebbe ad essi havere egli detto in un modo et operato poi diversamente donde non ne potuto seguire l'agiustamento della Religione nella redintegratione del nro Generale, della quale pur disse un Prelato: Che sino a tanto vissuto fosse Urbano Vili vista non si sarebbe per mezzo suo; si che non nasce il detto agiustamento se non perchè la malevolenza vi si è fraposta. Speriamo però nel Sig. già che in due anni ha tolto due impedimenti notabili che sia per conoscersi meglio la verità da persone disinteressate, essendo pur chiaro quel punto politico: Non doversi ritrattare della cosa mal fatta perchè non vi si perda la riputatione quei che vi hanno interesse. Già si erano imbarcati in maltrattare quanto hanno potuto il nro buon vecchio con menarlo come legato per publiche bande al S. Officio nel maggior fervore del caldo a piedi un vecchio ottagen-nario non con altro pretesto che di alcune scritture tolte al Pre Mario in presenza mia dal Corona Auditore del Em.o Cardinale Cesarini b.me, nelle quali si diceva esservene appartenenti al Santo Offitio, et io che fui testimonio oculato e registrato per via di Notaro posso giurare non esservi stato altro che una lista de conti della nra casa di Pisa mandata a Roma con la sottoscrittione dell'inquisitore della detta Città; e per questa scrittura sola non so se il Sig. Card.le Barberini giudicato il fatto disappassionatamente havesse permesso che un Genie fondatore di una Religione fosse stato tanto strapazzato, quando anche ne fusse stato autore: ma mostrandosi il contrario non so come sarà sentito che per ciò fu male inteso da molti Em.i et in particolare dal Sig. Cardinale Lanti, e S. Clemente, ma torniamo alla lettera che di questo haveremo tempo altrove.

Intorno al testimonio della buona coscienza che cita a suo favore il Pre Pietra Santa Giesuita, io non posso rispondervi ponto, perchè saria mia temerità dovendosi quella da Dio solo scruttinare vero de cuori essaminatore: E quantunque le congetture esterne mostrassero il contrario, queste voglio annegare nel fiume di un prudente silentio, aspettandone il giuditio divino che pur mostrò nel primo sollevatore di questi rumori, come consta alla maggior, parte della Corte Romana con un publico castigo di bruttissima e mortifera lebra.

Quanto alla visita che il suddetto Pre mostra di haver fatto puntualmente nella casa di Roma et altrove per letere: ha bisogno di maggior dichiaratione. Primieramente fu da noi approvato il sermone che egli ci fece et anche prese buone speranze che le cose dovessero seguire come ci si presagivan le sue buone speranze, ma era vivo il sopra d.o Pre Mario che era portato avanti a spada tratta da Monsig. Assessore, stante il benefitio fatto alla S. Congregatone del S. Officio da d.o Pre in rivelare alcuni hereticali abusi cominciati tra alcune donne in Firenze (come si presuponeva).

Questo Pre Mario voleva le cose a modo suo e siane testimonio oltre a quello che io potrei giurare d'haver inteso dalla bocca sua, che fece annullare non so come un breve di visitatore apostolico fatto in testa del pre D. Agostino Ubaldino Sommasco soggetto di bonissime qualità e di altro procedere, in meno di venti giorni e volle esso stesso che si elegesse altro visitatore apost.co, perchè detto Padre non faceva la visita a modo suo, come l'ha fatta questo altro ed io giuro da sacerdote haver inteso dal d.o P. Mario (che a solo a solo molte cose conferivami) che se il P. Giesuita non havesse fatto a modo suo li haverebbe fatto levare il Breve e metterci altra persona, nominandomi esso un tale frate carmelitano scalzo della scala; si che stava a lui il variare brevi come li piaceva, soffiando all'orecchio di Mons. Assessore ciò che si imaginava.

Di più ciascuno sapeva la potenza che all'hora haveva appresso i padroni di quel tempo il d.o Assessore: l'informatione fatta dal-l'istesso alla S.tà Sua pessima di tutte le Religioni, chiamando noi tutti Refrattari] Disubbienti e contumaci alla Congregationé de Sigg. Cardinali, il che ne esso potrà provare quando non sarà più giudice e parte; ne temo assai perchè non potrà provar ciò se non con la testimonianza di alcuni che hanno nella Religione cattivissimo nome e per le loro laidezze con le quali hanno sporcato il candore di d.a Religione e per l'Apostasia o Trasfugatione della Religione sotto vari pretesti: E non da quelle persone che sono degne di esser credute e per l'informatione della Visita Apost.ca fatta nel modo che si dirà a basso, mal veduti dal Cardinale Barberini tutti noi altri; Che maraviglia è che ciascuno secondasse le voglie del Pre Mario sudetto e dicesse ciò che esso voleva?

Et acciò che questo apparisca meglio, diremo l'ordine che si teneva nella visita de PP. habitanti in Roma.

Niuno poteva andare a parlare al Pre Visitatore se prima non era dal d.o P. Mario, o da alcuni suoi pochi aderenti istrutto di quanto haveva a dire, e perchè ciò seguisse con un belliss.o ordimento volse che fusse secretano di questa visita il P. Gio: Antonio della Natività delia Vergine, Bolognese, fatto venire a posta da Firenze e tanto suo intrinseco e fedele che niente più e da questo gli era riferito quanto si scriveva.

Stava dunque il Pre Visitatore Giesuita con il d.o Pre Gio: Ant.o, religioso delli nostri, scrivendo questo e sentendo quelli li fatti della Religione secondo il voler di Mario. Mi dica per cortesia qualsivoglia prudente ingegno e desideroso del ben publico: non doveva il d.o P. Visitatore prendersi un secretarlo della sua Religione per scriver sinceramente e schiettamente ciò che li animi afflitti havessero voluto dire o in favore della Religione o contro, a beneficio del Gle, o in suo disfavore? Era già stato fatto dal P. Ubaldini; ma per non piacere a Mario che dubitava si scoprissero le sue menzogne et inganni, fu annullato il Breve (non so se Sua Santità lo seppe mai perché in questo parve che desse segni di leggerezza elegere uno ad un offitio e senza causa privamelo et altri elegerne) e fattone un altro con l'intervento dell'istesso Mario et altri tre Assistenti da lui menati al Macello (come poi si dirà) della loro annichilatione.

Se scrive, dunque, il P. Pietra Santa di haver negli atti della sua visita registrato tutte le depositioni ratificate col giuramento de deponenti, sappiamo che non vi furono mandati se non quelli che volse Mario; e se vi andai io e dissi con giuramento contro il passato governo alcune cose, non si troverà mai che habbia detto contro l'integrità della vita del nro P. G.le, anzi ho sempre asseverato esser state fatte molte cose pregiuditiali alla Religione da suoi Ministri e non da lui, e se alcuno opponesse che doveva rimoverli, viene egli in questo scusato come scuserei il Sommo Pontefice quando per mezzo de suoi ministri in varie parti del mondo si comettono molte indignità delle quali esso Pontefice non deve chiamarsi autore ne causa, non potendosi molte di quelle verificare ne da lui al tutto rimediare. Anzi di questi che qui si trovano presenti, molti non sono stati chiamati alla detta vista, perchè erano contrarij a Mario, et altri non vi volsero andare, mentre haveva da esser Secretano un suo aderente; siche io ardirei dire che siano detti atti nulli per mancarvi circostanza sì notabile mentre non si poteva ricorrere con quella schiettezza e franchezza che richiede una visita apost.ca e non vi sono stati essaminati tutti quei che all'hora si ritrovavano in Roma; e per esser stati in quell'istesso tempo mandati via molti che da Mario eran tenuti per suoi capitali nemici i quali potevano dire molto o in bene o in male della Religione.

E se bene aggiunge il d.o P. Visitatore esser stato impedito di non poter uscire di Roma et andare alla visita personale delle Case e Provincie di fuori e che perciò scrisse lettere circolari e communi a tutti li conventi e pregò a volerlo ciascuno avvisare de suoi sentimenti, et usò altri mezzi nella sua lettera significati, rispondo che trovandosi molti afflitti dalla longhezza del passato governo et angustiati da alcuni a quali il P. G.le mostrava qualche affetto per trovarli zelanti della Religione, potevano quelli scrivere e diffatto scrissero e venendo tutte le lettere nelle mani di Mario e suoi aderenti, erano ventilate in modo tale che solo quello che faceva al loro proposito proponevasi e supprimevansi le altre a lui pregiudi-tiali: oltre che li primi motivi detti di sopra che trattenevano li PP. Habitanti in Roma operavano l'istesso nelli assenti. Ma si faccia hoggidì la prova (se bene non ha mancato l'arte politica in questi tempi di cattivarsi la benevolenza di alcuni con offitii e dignità riposte in persone per altro indegne e rimossi il P. Visitatore e Mons. Assessore giudicati e tenuti per giudici e parte che ogni volta che si volevano dire le vigliaccherie di Mario o di altri suoi aderenti subito davanto ne i schiamazzi, che erano calunniatori et ambitiosi gli accusatori).

Si domandi a Sua Santità altri visitatori che con la loro sincerità e schiettezza sentino tutti liberamente senza porsi ostacolo che impedisca la libertà del dire e sentiranno come passa il governo presente, tanto applaudito dal P. Visitatore Ap.co; soggionge di haver usato nuove diligenze per fare visitatore nella provincia di Genova e luoghi adiacenti il P. Nicolò Maria del Ss. Rosario Savonese, assai ben noto non tanto nella provincia sua nationale, quanto nel resto della Religione massime nelle case di Napoli, il quale P. essendo stato proposto al P. Mario dal P. Stefano poco avanti privato dal Generale e suoi Assistenti dal offitio di Procuratore G.le e poi in d.o offitio ripostovi dall'istesso e suoi Assistenti i quali però fanno da se stessi il loro manifesto in che maniera approvassero tal Pre per il sudetto offitio, gli è stato et è tuttavia uno indefesso aderente, il quale come complice in molte cose degne di emenda del d.o P. Stefano fece buonissima relatione di lui appresso il Visitatore con lettera la quale li partorì poi detto offitio di Visitatore G.le nella provincia di Genova e Sardegna; le cui case parlano e parleranno delle attioni fatte da un tale Pre della vita del quale non altri che il P. G.le nro può far testimonianza, essendo ancor egli un di quei che desiderano il favore de suoi parenti e non delle attioni honorate che devono parlare per il religioso.

Con tale cognitione dunque e con quella che ha havuto per via di lettere da Superiori locali aderenti di d.o P. Mario per esser stati da lui nel bel principio della sua elettion all'assistentato promossi. Che se bene vi concorrevano tal volta le volontà degli altri Assistenti, eglino hora parleranno in che maniera guidati erano, poiché quando essi non acconsentivano subito si metteva fuori esser ordine di Mons. Assessore e di Palazzo, come pur fecero ad un P. de nostri, quando l'esiliarono fuori di Roma, e fu trovato esser falso, poiché l'istesso Sig. Cardie Barberini disse non haver dato esso tal ordine.

Con tal cognitione dico, è paruto al P. Pietrasanta d'esser istrutto a bastanza per riferire agli Em.i Sig.ri Card.li della Congregatione come passino le cose della Religione. Ma per quanto si vede non ha potuto a bastanza quietar gli animi di quei che desiderano lo stabilimento della Relig.e et acciochè si conosca in questo il desiderio vero, si consideri che tanto dal Visitatore come d'altri malevoli sono state risapute alcune anticaglie ,con quel presuposto che devesi prima vedere se è ben fondata Religione, se poteva farsi, se nel breve dell'erettione in Religione vi erano tutte le clausole necessarie, et in particolare se diceva Motu proprio o pur de consensu Cardinalium: se la Religione era necessaria nel mondo, stimandola superflua alcuni politici, perchè dicono distrarsi la povertà da mestieri meccanici, mentre sono allevati dalle lettere, e che provando l'otio di queste fugano la fatica di quelli; come che non deva un artegiano saper leggere, scrivere e far de conti, et anco bisognando intendere qualche poco di latinità: che sono tutte cose del nro Istituto. Di più sono andati ricercando se i voti sono validi, se vi era il consenso del recipiente, se il contratto tra il votante e chi riceve il voto è legittimo: se più debba vestirsi novitii nella Religione, se debba prender più case, et altre cose per ridurla finalmente in Congregatione e di lì nell'esterminio.

Domando io hora se de nri chi ha rinvangato simili cose debba dirsi che habbia havuto pensiero di aumentare la Religione (mentre pur circa la validità delle professioni che è il punto più essentiale e stato già un tempo in Congreg. particolare de Prelati tra quali era all'hora l'Em.o Falconieri, decretato esser quelle valide, e non doversi più ventilare) o pur l'habbiamo havuto noi altri che non mostra di esser cacciati fuori di Roma riabbiamo procurato mantener detta validità e procurata la redintegratione dell'innocenza del nro P. G.le nel suo officio, e difesa la Religione contro chi sotto i pretesi mezzi desiderava e cercava distruggerla.

Concludo donque che se la visita fusse stata fatta con quelle circostanze che richiedevansi dalla prudenza de PP. Gesuiti gli animi che sono capaci di raggione a quest'hora si sarebbono lasciati legare, e non vi sarebbe tumulto nella Religione ne tampoco basterebbe una lettera mia far tumulto tale in una Provincia con commoverla contro Prelati, e Visitatori Apostolici, come mi opposero in una lettera che mostrata aU'Em.o Roma affermò non esservi cosa per la quale fo havessi ad haver titolo di sollevatore, se non vi fus-sero raggioni bastevoli a mostrare l'oppositione che si fa alla povera Religione, ma mentre non sono stati intesi tutti perchè non hanno potuto in quei tempi, che (come due Emi Sig. Card.li dicevano) non potevano li nri per le male impressioni fatte nel defonto Pontefice da malevoli dir liberamente il senso loro: e si come non dichiararono vivendo quello, da cui dubitare si poteva il nro anni-chilamento, sottoscrissero un memoriale dove pregavasi per la redintegratione del Pre G.le e del convocamento di un Capitolo Generale, oltre al rimovere il Superiore fatto per un interim dalla S. Congreghe alla quale proposto l'havevano Mons. Assessore, per testamento fatto dal P. Mario al P. Visitatore per le buone relationi, ch'esso dice d'haverne. Così speriamo, che rimosso hora tal impedimento, siano per concorrere molto più nella pretesa loro intentione nel sud.o memoriale sincerisata, e mostrare che quanto fatto have-vano in favore della parte era stato violentatamente, mentre dubita-vasi che non fosse loro data subito querela di Refrattario e disubidiente alla S. Congreg.ne del S. Offitio: Termini objurgatorij usurpati da Mons. Assessore per aderire alla volontà di Mario.

E quindi si cava la risposta di quello che appartiene al Governo diviso dal P. Pietra Sta in due tempi. Il primo tempo che contiene quello, quando insieme con gli Assistenti a voti secreti si fecero nel bel principio li Offitiali e Ministri locali e l'altro quando solo esso con il Pre Mario assolutamente ordinarono ciò che li pareva.

Qui primieramente si desiderarebbe copia del breve per vedervi come le parole cantino, e non discostarsi dal loro significato. Certo è che si come per ricercar io una copia della lettera o manifesto che dir vogliamo fatta dal P. Pietra Santa, hebbi ad andare esiliato fuori di Roma, se bene sotto altro pretesto; molto meno dato haverebbero copia del Breve, di che assai maravigliomi; perchè se il Breve canta a suo favore, e deve osservarsi a puntino, non deve temere di mostrarlo e darne copia a chi se la ricerca. Ma mentre si va targiversando, e trovando mille scuse, si dubita di qualche trapola di chi possiede simile Breve.

Siasi come si voglia, sappiamo primeramente che vi fu Breve e Breve di Sommo Pontefice, nel quale assegnava al Pre Pietrasanta 4 Assistenti. Domando io bora, perchè (essendo morto uno) non seguì ad ordinare con gli altri tre, et accostatosi con uno, che non è in detto breve, nominato?

Risponderà che li tre renuntiarono. Si domandi che costi per via di Notaro tal renuntia, e questa non vi è, ne vi sarà se non falsa. E non basta che Mone. Assessore l'habbia accettata, -perchè conveniva darne parte a Sua Santità e con un altro breve distruggere il primo e publicar l'intentione del Sommo Pontefice esser stata quella, il che sino ad bora non è stato fatto. Adunque Mons. Assessore ha interpretato il breve a suo modo, o vero quanto ha fatto sino ad bora il P. Pietra Santa è invalido perchè vi voleva l'assistenza degli altri tre Assistenti conforme alla parola del Breve e non vi è stata.

Si opporrà che di ciò ne fu dato parte alli Em.i Sigg. Card.li della Congreg. et io dico che ciò potrebbe essere e mi ci aquieto, contutto ciò io so per bocca di uno di detti Em.i Card.li che egli ha sempre tenuto haver gli altri tre Assistenti governato con il Pre Visitatore e questo non è stato fatto. Faccia il prudente la conclusione, se può dubitarsi di qualche inganno, mentre un breve Pontificio è interpretato diversamente da quel che sonano le parole.

E quantunque in ciò l'uno possa adossar la colpa all'altro, poiché nella lettera dice il Pre Pietrasanta che li venne ordine di governare con Vassistenza di un solo, che fu il defonto P. Mario e questo non fu se non da Mons. Assessore, se venisse poi questo Prelato interrogato dalli Em.i Cardinali della Congreg. (che in quel tempo non vi era), chi a lui bavesse dato tal ordine mentre il Breve cantava diversamente, poiché per la morte di uno non vien distrutta la forza del Breve che era fondata sopra tre altri Assistenti, li quali dovevano governare ancora sforzatamente insieme col d.o P. Visit.re. E non doveva accettarsi la loro renuntia per una semplice parola (renun-tiamo alPoffitio), perchè dovevano essere intese le loro ragioni, che li movevano a far tale renuntia, e poi mostrare al Sommo Pontefice doversi formare altro Breve.

In fatti, risponderà Mons. Assessore, che tal ordine haveva dal Cardie Barberini: et io dico che quando questo Em.o Sig. sarà informato della verità, troverassi che fu spinto a farlo dalla mala informatione datali contro l'innocente nro P. Generale contro del quale hanno sparato tutti questi colpi.

Perchè ne jo né alcuno altro della Religione (fuorché uno pe-nitenizato molti anni fa dal S. Offitio con l'essilio da Roma) hab-biamo fatto cosa che meritiamo questo titolo di Refrattario e Disubidiente contro la Congreg. del S. Offitio, la quale tutta la Religione ed io profondamente riveriamo et alla quale sempre siamo stati e saremo ubidientissimi figli.

Ma che voglia Mons. Assessore guidar la Religione con il titolo del S. Offitio non so se convenga e se sarà bene inteso. Se poi detto Prelato rispondesse atti E.mi Sig. Cardinali che quanto si è fatto prima che eglino havessero il carico delli affari nostri, era ordinato vivae vocis oraculo dal defonto Pontefice, mi rimetto in questo alla prudenza di detti Sig.ri Emi che potranno in tal caso rispondere per me, molte cose essere state fatte sotto questo titolo preteso nella Chiesa di Dio che hanno poscia inasprito gli animi contro quell'anima di santissima intentione; e Dio sa se pur glie ne fu fatta parola.

Desidera nel rimanente il P. Pietra Santa esser avisato in che cosa sia deteriorata la Religione dal principio della Visita sino al giorno che egli scrive la lettera e che danno li sia avenuto. A questo brevemente rispondo con avisarla del danno fattogli. Havere senza fondamento de sopra nominati atti (che per falsi si terranno sempre) insieme con detto Prelato susurrato al Pontefice defonto quante cose potevano inasprirlo et accenderlo alla distruttione della Religione, si che se non haveva deteriorato in 8 o 9 mesi, che esso haveva havuto il carico di Vis.re per il buon affetto, che esso dice di havere alla Religione, haveva sollecitato il breve dell'annichila-tione di lei, che sortito sarebbe se Iddio per mezzo di amiche persone e disinteressate non havesse scoperto questa macchina ad uno Em.o e questo non havesse parlato come si è detto di sopra, con qualche sentimento a Sua Santità e così sopraseduto alla publica-zione di detto Breve.

Di qui dunque il mondo tutto conoscerà la buona volontà del Pre Visitatore Giesuita verso la nra Religione e se doveva sentire delle condoglienze e querele, presentendosi quello che dopo inteso si è del breve sopradetto, negando esso et affirmando di nulla saperne e pur lo poteva congietturare dal buono offitio che fatto haveva in riferire detta sua visita, atti nulli e suggestorij. Perchè se havesse riferito la Religione esser buona o solo degna di correggersi in alcune cose del governo al sicuro non si saria proceduto alla compositione di un Breve della sua total annichilatione, la quale da lui non è mancato che succeduta non fusse.

Non vale che si dica nella lettera che era meglio, per non operar in vano, d'indrizzar altrove simile doglienze o querele e scriverne o alla Santità Sua o pure alla S. Congreg.ne, perché sarebbe stato tempo frustratorio, mentre noi esponendo alcuna cosa notabile (come di fatto si è operato con memoriali appartati e per mezzo di persone intrinseche di palazzo) il P. Visitatore affermava il contrario, toccando noi con mano che ne esso voleva ne poteva saperlo; ma per non contrastare i proposti e difesi da lui per politica, doveva così operare il P. Visitatore; ma non doveva scrivere nella sua lettera che noi dovevamo inviare simili doglienze a Palazzo o alla S. Congreg.ne per non operar in vano perché sarebbe stato vanissimo.

Le tre principali doglienze e querele nostre asserisce il P. Visitatore esser:

Che egli tiri alla distruttione della Religione

Che impedisca la redintegratione del nro P. G.le

Che procuri che si facci con Breve Vicario G.le il Pre Stefano degli Angeli.

Alle quali conviene rispondere alcuna cosa per maggior chiarezza di chi non ha veduto né inteso meglio il successo di noi testimoni] oculati.

In quanto alla prima querela parmi sin qui di haver dimostrato a bastanza se debba esser tenuto per falso suposito o pur per certa e manifesta verità, che egli sembrò direttamente o esternamente almeno o internamente per l'operationi e raguagli fatti et indirettamente habbia tirato alla distruttione della Religione, perchè il fomentare un non so che scritto (che decreto non è):

Che non si possa più vestire alcuno senza la saputa della Congreg. del S. Offitio

Che non si prendino più case

Che l'autorità del G.le e de vecchi Assistenti sileat e cose simili e non procurarne o haverne procurato l'abolitione di tale scritto, che hora non si trova o si pena haverne copia.

Sono non congietture ma raggioni evidenti di dire che egli tira alla distruttane. E mostrò di havere gran prudenza chi de suoi com-pagli li disse: Che fatto haverebbe meglio a non si intricarsi in cotal visita, prevedendo che o doveva procurarne l'annichilamento per secondare la voglia di un Prelato, o inimicarsi questo se fatto havesse secondo la giustitia.

Vengo alla seconda querela e giudichi chi leggerà o sentirà questa nra dichiaratione, se è stata vera e ben fondata. Morto il Pre Mario quello che fu dato per essempio di castigo a tutta la posterità, per quei che si rivolteranno contro il Pre o Mre loro, tumultuando tutta la Religione e particolarmente la famiglia Romana, perchè voleva vedere redintegrato il suo vecchio Padre e Fondatore nel pristino grado, venne il d.o P. Visit.re e per quietare il giusto e legittimo tumulto de figli amatori del proprio Padre contro i ribelli et inquieti, promisse asseverantemente che tra pochissimo tempo si sarebbero aggiustati li affari della Religione e rimesso il G.le nel primiero suo offitio; e che non sarebbono passati quindici giorni: questo fu verso la metà di novembre e si stette quieto fino all'ultimo di dicembre nel qual tempo tornò di nuovo d.o P. a pascerci di speranze, affermò che per tutto febraro sicuramente noi saressimo stati acomodati.

Venne la Pasqua non si vidde ancor partorito questo aggiustamento e tumultuando la Casa e tutta la Religione si fece una Congreghe il fine della quale fu: che seguitasse a comandare chi la governava prima e non si vidde già la redintegratione del nostro vecchio Pre, ma nuovo abbassamento perchè lo fecero servire per trombetta di quello ordine dato a bocca dalla detta S. Congreg.ne, e così ci troviamo al presente.

Dimando io hora: Che sapevano li Sig. Cardinali se il Pre Generale meritasse o demeritasse l'essere redintegrato nell'offitio, se non per quanto veniva riferito dal P. Visit.re? Certo è che se d.o Pre havesse riferito alla S. Congreg.ne, il Pre nostro Generale esser innocente di quanto falsamente veniva incolpato et esser convenevole per bene della Religione e per il buon nome di essa che esso fusse riposto nell'offitio, senza alcun dubbio gli Emi Sig. Cardinali (de quali alcuni esagerano la sua bontà e santità) haverebbono decretato a favor suo; e se pur gli havesser ostato la gravezza degli anni, gli haverebbono permesso, conforme alle Costitutioni approvate dalla Sedia Apost.ca, il nominarsi un Vicario o Coadiutore, e rimesso haverebbono la Religione nel suo primo fervore e splendore, e rimossi gli indegni.

Si vede, dunque, il contrario: bor chieggo io al Lettore, qual congettura esso che fusse la relatione del P. Visit.re? E se non hebbe mai volontà, desiderio o pur veleità che il P. Generale ritornasse nel suo offitio. Io per me tengo tutto il contrario approvatomi dall'istessa esperienza, perchè veggio che il vecchio nro Pre non è redintegrato perchè esso Pre Visit.re sempre l'ha impedito, o per causa sua, o per sospetto di palazzo o per intuito di Mons. Assessore. Ma questo non è far giustitia, ma è un assassinare la verità.

E di tutte le cose opposte al vecchio Pre nostro Generale si troverà la maggior parte et i due terzi false, e se apparirà alcuna cosa di vero non si ha da buttare il tutto a lui ma ad altri ministri della Religione, per i quali non deve patir esso et i medesimi sono stati ripresi castigati e rimossi ancora. E concludo che bisognava che d.o P. Visit.re si fosse informato dai veri figli della Religione e non dagli Apostati penitentiati e levati di offitio per li loro misfatti.

Potrebbe soggiungere con una tacita obiettione il Pre Visit.re e da non dirsi a tutti: Che trovandosi veramente nel governo passato amministrato dal vecchio molti errori commessi o nella vestitura o nell'osservanza, come essi dicono, delle Bolle Clementine e cose simili, non era conveniente attristare il d.o P. G.le con dirle apertamente: Padre mio si trovano notabili difetti nella passata amministratione de quali non si puole da noi pretendere ignoranza alcuna, e però è volontà del Sommo Pontefice che riposiate e lasciate governare ad altri.

Dunque sarà stato più conveniente al parere del Pre Visitatore l'esser stato tolto di fatto il governo al Generale per un mero capriccio e pessima informatione fatta da un Prelato senza alcun precedente processo o essame, o voler accettar le difese che pur si danno ad un condannato alla forca che dirle: Pre mio, voi havete fatto male, habbiate patienza!

Certo è che maggior mortificatione e per conseguenza maggior dolore sentirassi l'esser privato affatto d'ogni amministratione et anche di quel jus naturale che ciascuno ha di dire le sue raggioni e prender la sue difese, che semplicemente dire: voi havete commesso molti errori.

Ma parlerà bene con il tempo l'innocenza di questo s.to Pre, il quale Iddio permette bora che nella fornace della mortificatione col fuoco detti travagli si affini l'oro della sua patienza, e sarà tanto nota che si vedrà bene qual sia stato il bastardume della Religione e per qual cosa sia stato tanto penitentiato. L'ambitione del governare non potrà comparire avanti il Tribunale di Dio se non per esser spogliata di quel orpello di s.ta intentione, che ciascuno pretende bavere nelle cose che possono comparire con due faccie et all'hora non varrà a pretendenti dire: Vedevamo la Religione andar per terra per il mal governo del Fondatore e ci siamo messi a sostenerla, con discoprire le sue infirmità e debolezze, ma questo è stato apunto come quando uno dice al medico che si è scottato un dito e voi medicamento per ciò, ma non li dice di haver il polmone guasto, la milza opilata, il fegato bruggiato, e discomposta tutta la sua sanità interna.

Hanno scoperto alla Sac. Congreg.ne che il General nostro ha vestito per fratelli laici prima delli 21 anno contro le Bolle Clementine molti religiosi; et altri mescolati senza sapersi se dovevano attendere alla Chieresia o ad altri maneggi laicali; che habbi tralasciato di leggere tal volta le Bolle a suo tempo; che habbi castigato con le carceri molti senza pur haverli voluti ascoltare e cose simili occorse incidentemente nello spazio di 25 anni di governo.

Ma non hanno detto agli E.mi che in alcune Case di certe Provincie si teneva publica Dozzena di Zitelle o Putti, o pur se non erano in casa (che in ciò posso mentire) stavano a requisitione degli calunniatori del P. Generale, che si dava pubblica paga ad alcune di quelle che in latino si chiamano Lupanarie, due o tre scudi il mese; chi attendeva al peculio, a contratti a mercantie secretamente sotto vari pretesti; che si intercettavano le lettere de Superiori maggiori; e che per voler fare a modo suo. alcuno apostatato haveva dalla Religione per non soggiacere alla Penitenza dovuta a misfatti con incolpare il P. Gle, di severo, et che in tutte tali cose, et in altre molte di già erano stati processati e castigati e sententiati tutti quei che hanno dato le querele al Pre Gle, o appresso Mons. Assessore o al Pre visit.re Gesuita.

Di questo non si è parlato a questi Sigg. Giudici, se non in quanto che non si prenda informatione juridica di alcuni da loro difesi, et i quali riavevano commesso le colpe già accennate, o pur se non da prendersi vogliono essi medesimi essaminare giudicare et sententiare, et in un istesso tempo essere Giudici e Parte, perchè li protegono, inalzano e contentano contro il volere di tutti i buoni della Religione. E questi buoni chiamiamo quelli che non hanno nome di scandalosi, di proprietarii, ne di contumaci o inquieti. Di essere... Giudice perchè vogliono dare la sentenza secondo l'impressione loro: e questo è che le nostre siano tutte calunnie e solo essi veraci.

Concludo con questo: Come può essere che da chi ha cervello si possa tenere calunnia quanto dice un vecchio di 87 anni Fondat.e e Generale di una Religione cominciata con un esemplare rigore e austerità nella Chiesa et applaudita per l'opere di carità che da lei si fanno, da tutto il mondo, il quale con grandissima istanza la dimanda. E dalli suoi quattro Assistenti tenuti in detta Religione e da secolari particolarmente Principi di Corona, e dall'istesso Imperatore, per huomini di grandissima bontà di vita rispetto e credito, di un loro suddito et alcuni suoi pochi aderenti da essi privato per lo spatio di più di 20 anni trovato inabile per gli offitii anche bassi e solo per compiacere ad alcuni parenti di quello mantenuto in alcuno ancorché riguardevole ministerio sino al discoprimento di cose troppo pregiuditiali all'honore e riputatione di detta Religione, e poi levato. Sarà dunque tenuto per calunnia l'avvertimento di huomini tali, e gli accusati saranno tenuti veraci per quanto hanno contra conscienza e con giuramento troppo essaggerato? Non voglio più dire altro perché chi è prudente mi intenderà senza che io altra glosa vi distenda.

Vengo all'ultima querela che dice il Pre Visit.re darseli da noi a torto e con falso supposito: Che procuri che si facci con un Breve Vicario Gle il P. Stefano de gli Angeli et attesta nella sua lettera esser mera falsità, che lo possono dire li Sig.ri Card.li deputati che solo lo possono sapere. A questo rispondo con pochissime parole: che cosa vuol dire quel breve nel quale si dà maggior autorità al P. Stefano che se fusse fatto Vicario Gle conforme le nre Consti-tutioni? publicato da lui alcune settimane fa fra tre o quattro soli suoi aderenti; e notificato poi al P. G.le e suoi Assistenti per affli-tione loro, con la data però de gli 11 Novembre del 1643. Direi: P. Visit.re mio, la lettera di V. P. non è stata scritta del mese di febraro 1644? E come Ella dice esser falso l'haver procurato che per Breve sia fatto Vicario Generale il d.o P., se di già era stato cavato il Breve? Qui sto aspettando il sì o il no; se dice (sì) dunque le querele, doglienze e sospetti nostri sono stati veri e riuscite Pro-phetie; se dice di (non) non le sarà creduto, perchè facendosi men-tione che ella governi insieme con d.o P. Stefano nel suddetto Breve, non puole esser mai che le sia stato d.o Breve letto e mostrato.

Ma se giurarà che non ne sappia punto, et io qui affermerò che il Breve sia surrettitio per due capi principali: prima per haver la data delli 11 Novembre, essendo stato spedito nelli ultimi giorni del Pontificato di Urbano 8, e poi molto più per haver attestato gli E.mi Sigg.ri Card.li e tra gli altri il Capo della Congreg.ne che è l'Em.o Roma: Non haver essi saputo, ne sapere cosa alcuna di tal Breve, e però mi maraviglio che così facilmente si scriva nelle lettere, ciò che non si può provare.

Né occorre andar lodando il P. Stefano sudetto, dal non mostrare egli pensiero d'ambitione; perchè il Pre Visit.re si trova nel suo convento e noi in compagnia di d.o Huomo, e vediamo, et intendiamo, e sappiamo e tocchiamo con mani quanto esso e li suoi Aderenti, compagni, parenti et amici si affatichino diretta et indirettamente per mantenerlo nell'Offitio, che leggittimamente non puole essercitare. E quanti presenti e donativi da Parenti sono stati per terza persona a Ministri intrinsechi di Palazzo presentati, perchè passassero offitio con Sua Santità e con il Card .le Barberino a favore del d.o P. Stefano, il quale havendo la borsa della Religione può maneggiarla a suo piacere senza sapersi in che!

E però tanto più si mostrerà parte il d.o P. Visit.re quanto più scuserà la elettione procurata d'ambi due loro, massime essagerando un biglietto come se fusse qualche Capitolo di Evangelio, nel quale egli havesse il vero sentimento dell'animo scoperto; e che se bene potrà egli dire che non deve giudicare l'interno e però cava da quello il distaccamento dell'ambitione del d.o P. et io li domando: E perchè non cava tutto questo senso da tutta la Religione che ha domandato e domanda l'esser redintegrato nell'offitio pristino il suo P. Generale Fondatore et arguisce in tutto il corpo della Religione, ambi-tione, la quale dice non trovare in quello biglietto da lui tanto essaltato?

Circa il Memoriale che dice il P. Visit.re essergli stato rimesso acciò informi la S. Congreg.ne e di altri formati in altre Case e Provincie e trovarlo procurato con indebite maniere ecc. Primieramente chiamo in testimonio Iddio vero scrutatore de cuori, il quale nel far giustizia non ha riguardo né a questo, né a quell'altro Prelato per haver a crescere di grado e di conditione che non ha bisogno.

Come è falsissimo che il Memoriale sottoscritto qui in Roma da più di 60 Padri esser stato procurato con indebite maniere, perchè il dire che sia stato sottoscritto da alcuno senza haver saputo il contenuto di esso, anzi con supposto che fusse in favore del P. Stefano: Questo non si ha da credere se non da una sola lettera che ù venuta di fuori (se però non è stata finta, cosa avvenuta spesso nel tempo del p. Mario) scritta da un sacerdote il quale per tener il piede in due staffe, come si dice, da Napoli scrisse al sudetto Pre avisandolo del Memoriale che si era fatto da gli altri nella loro Provincia. Il che pare che il P. Visit.re applichi a questo nostro Romano, del quale per informarsi della verità il d.o P. chiamò a se un fratello del nostro novitiato (affermando noi che molti si sono sottoscritti solamente intendendo che si domandava il bene della Religione nel Memoriale, e che era stato sottoscritto senza volere che se li leggesse tutto il contenuto) al quale domandò se haveva inteso leggere il memoriale ed egli dovette dire di (non) perchè basta a dir il contenuto e non a ciascuno leggere tutta la materia distesa. E poi da noi non si fece conto di questi tali, bastandoci la sottoscritione di 40 e più sacerdoti, de quali esso essaminò un solo del Novitiato, ma non venne mai a prendere informatione da tutti noi altri habi-tanti nella Casa Professa, perchè quando si vogliono trappolare li negotii si vanno trovando i ripieghi e regiri; ma a noi solo questo noce; Che esso è Visitatore la qual parola arguisce ne gli esterni un distaccamento di passioni e causasi, quanto esso dirà debbasi credere per vero come li E.mi Sig.ri Cardinali hanno tenuto et alcuni ancora tengono.

Ma se si considera la passione grande che ha in proteggere questi due o tre da lui tirati avanti e collocati nell'offitio o pur da Mons. Assessore come esso vuole che si dica, a compiacenza del quale già si è veduto che egli sempre è andato e di più la diversità dell'Istituto o del vivere almeno e l'animo di quei da lui protetti che è di atterrare la Religione e tornare al secolo a cavarsi li loro capricci o di farla tanto larga e rilassata che habbino occasione tutti universalmente di maledirla e ridurla al niente. Se si considerano bene tali cose da chi ha giuditio e prudenza, ci compatirà al sicuro, come di fatto ci compatiscono gli intendenti.

Torno dunque a dire: Che non deve ostare alla verità che uno o due doppo haver fatto una cosa, per paura si pentino o ritirino (et a questo si è attaccato il Pre Visitatore per fondarvi il suo argomento) perchè la verità medesima a suo tempo si farà conoscere.

Il dir poi che la sottoscrittione di alcuni sia stata fatta da altri è mera temerità: perchè so di certo che qui in Roma non è stato fatto, se altrove poi sia succeduto (il che mai crederò) deve in tal caso incolparsi la falsità di quelli, ma non affermare o giudicare che tal sia delle altre sottoscrittioni. Perchè io e tutti gli altri per mantenerla ci mettiamo la vita e facilmente si proverebbe da noi se havessimo tanto potere che le attestationi le quali dice il P. Visit.re di havere di propria mano di quei che si sono sottoscritti a caso come esso dice, sono false e mendicate da quei che contro il proprio Pre hanno sempre macchinato insidie e tradimenti.

Ma gli è di buono che esso è il P. Visit.re e noi i poveri visitati per adesso, ma potrebbero cangiarsi le mani di Giacob se piacerà a S. D. M. che il vero una volta si discopri. Soggiunge che si è fatto torto al P. Gle con questo memoriale perchè bastava l'autorità sua e il credito senza mendicare quella de i fratelli o altre persone basse della Religione.

Oh Dio! e quante volte il nro P. Generale ha detto chiaramente a lui et agli altri Card.li che questo P. tanto dal Visitatore laudato non è atto per il governo, stante il discapito della sua fama nella Religione? E pur la sua autorità e credito lodato in carta dal sud.o P. Visitatore non vi è giovato punto a rimuovere tal pensiero dall'animo de Cardii, i quali esso P. Visit.re haveva informato o pur haveva fatto informare da uno E.mo solo con il quale se la faceva esso e Mons. Assessore.

Ma si metta pur la mano al petto il P. Giesuita e pensi bene a quello doverebbe dire avanti il Tribunale dove si giudicano e bilanciano le Giustitie e Attioni sante.

Perchè non li gioverà dire: Così veniva ordine da Palazzo; così volevano li Padroni; così la vuol quel Prelato, i quali se si contristavano ci potevano rimuovere dalla carica e così perduto haveres-simo la molta reputatione in questo mondo. Iddio è giudice e mentre haveva mostrato chiaramente la sua giustitia con un male che non pareva opportuno in persona che non attendeva al di fuori a disordini che dette infermità havessero potuto partorire, doveva quella sola bastare a persone religiose e che spesso trovano leggendo simili essempi di castighi memorabili contro quelli che perseguitano i Fondatori delle Religioni, e non aspettarne altri più visibili maggiori segni contro chi segue a fomentarli e difenderli, e finisco da Roma 18 Agosto 1644.

Delle RR. W.

Aff.mo Figlio in Xpo N. N.

Haec fuit facta ergo a P. Franco ab Annunc.ne alias Perusino cum n. (oster?) dicat se fuisse testem scriptum in Visitatione ab Aud.re Corona, ibi duo testes fuerunt hic (?) Fran.cus Perusinus et quidam Nicolaus a Cruce Moravus 1[Notas 1].

Notas

  1. Aggiunta posteriore di mano diveroa da quella del P. Berrò