BerroAnnotazioni/Tomo2/Libro1/Cap19
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- Cap. 19 Lettera del P. Mario
Pongo qui io ad litteram, questa missiva scritta da detto P. a me stando in Napoli nel principio del R.mo P. Pietra Santa, dalla quale si può vedere quanto cieco lo teniva il demonio, mentre li dà ad intendere di poter fare più, o di riformare quello che haveva fatto e determinato il N.V.P. Fondatore Generale con la confirmatione della S. Sede Apostolica con il voto della S. Congregatione de Regulari, dove sono tanti Em.mi Cardinali.
Lettera missiva
A tergo: Al P. Vincenzo della Concettione Sacerdote delle Scuole Pie. Napoli
Intus: Pax Xpi.
Da molto tempo in qua ho io havuto desiderio che la Religione nostra si sollevasse da tante sollecitudini, che impedivano il servitio di Dio dell'istessa Religione, e delli prossimi, e quello che più mi crepava il cuore in vedere quanto poco spirito regnava et in com-mune, et in particolare, che opprimeva gli animi di maniera tale, che si conduceva che era necessario levarla dal mondo perchè non faceva per Santa Chiesa, con tutto che l'Istituto sia stato, et è santo, e buono; ma non era ben guidato. Adesso con molte mie fatiche spero che si adempiranno li miei desideri che è di dar forma alla Religione, perchè non gli è stata mai data, et anco per ottenere quello che non si è potuto ottenere in vinti anni di pontificato, che è lo stabilimento della nostra Religione, e con l'occasione di questa Visita si darà sesto e si accomoderà (mediante la misericordia di Dio) il tutto.
Resto consolato, che costà lei, e gli altri habbino havuto gusto della provisione fatta da S. Santità per mezzo mio, et voglio far toccar con mano che io ho posposto li miei interessi per il bene universale della Religione, e che sarò mezzo per l'accomodamento, e non per la destrutione, come alcuni spiriti angelici hanno sparso voce. Il fine loda l'opera. Si assicuri che la Religione è tanto sconcertata, che quello che si farà, sarà quasi miracolo perchè in effetto non troviamo né principio, né mezzo, né fine, e particolarmente in queste benedette pretendenze e professioni, et vogliamo trovar mezzi termini per consolar tutti.
Ringratio V.R. della memoria che tiene di me, et ne gli resto obligato, assicurandola che ne è contracambiata di gran longa; io non posso né voglio, tuttavia in quello che posso servirla sempre mi troverà pronto in ogni occasione per servirla.
Li converrà per adesso restar costà, o per Ministro, o per Maestro de' novitii conforme sentirà; perchè tra lei, et il P. Marco {quale saluti da mia parte) toccaranno questi due offitii, che poi si rimedierà al tutto, e ci bisogna tempo, e patienza in ogni cosa. Preghi per me, e me l'arracomando. Deo gratias. Roma li 23 maggio 1643.
Di V. R.
Servo aff.mo Mario
Hor dilettissimi lettori, qual dottissimo canonista, legista, filosofo e teologo haverebbe potuto pretendere più di quello, che fa il P. Mario di S. Francesco? dopo di haver governato molti lustri un popolo molto numeroso, et una Religione diseminata e sparsa per tutto il mondo? Epur il poverello, ne meno la grammatica sapeva mediocremente e non haveva alcuna esperienza di governo per non essere stato se non pochi giorni Vice Ministro nella casa nostra di Poli, mentre io andai a Napoli; e fu necessario ben presto levarlo per non dare occasione di qualche scandalo, essendo che tutti quelli della detta casa facevano istanze grandissime al N.V.P. Fondatore Generale della sua imprudenza, e superbia perchè lo levasse altrimenti scrivevano resolutamente di volerlo lasciare in casa solo, e venirsene tutti a Roma; né mai più le fu dato altro governo dal N.V. P. Fondatore Generale.
Perchè il Provincialato di Toscana lo ricercò esso dalla sacra Congregatione della S. Inquisitione, et se bene il N.V.P. Fondatore Generale sottoscrisse e sugillò la patente, fé' ciò per obedire al detto sacro Tribunale, et non per altro.
Io hora di questo particolare non mi riccordo altro, so bene che dalle sue lettere, e parole si conosceva il suo cativo stomaco et ambitione che dal demonio si era lasciato porre in capo senza alcun fondamento.
Li confederati e consiglieri suoi per quanto visse furono li più dissoluti, e relassati che si trovassero, come più a basso si dirà a suo luogo per quanto mi ricordo.