BerroAnnotazioni/Tomo1/Libro3/Cap07
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Cap. VII Della seconda andata delli Nostri in Sicilia
L'Ecc.mo Sig. Duca d'Alcalà stava per Viceré in Napoli alcuni anni prima che la Ser.ma Principessa delle Spagne sorella del regnate Filippo IV Re catolico fusse mandata in Germania per sposa del Re d'Ungheria, che poi fu eletto Re de Romani e poco dopo successe nel Imperio a suo padre. Stava donque questo Ill.mo et Ecc.mo Sig. Duca d'Alcalà con molto applauso nel governo del Regno di Napoli, quando passò per l'Italia la detta Ser.ma Infante, quale era servita per Aio dairill.mo et Ecc.mo Sig. Duca d'Alba; nacque fra questi due Ecc.mi Sig. differenza per la precedenza di luogo nel ricevimento che nella città di Napoli fu fatto a detto Ser.mo Infante per il che dopo alcune difficultà la Maestà del Cattolico Re mandò in Sicilia per il governo di quel Regno il detto Ecc.mo Duca d'Alcalà, tenendo però anche il titolo di Viceré di Napoli, se bene a questo era stato mandato l'Ecc.mo Sig. Conte di Monterei che si trovava in Roma per Ambasciatore del Re catolico al Sommo Pontefice.
Gionse in Palermo il detto Ecc.mo Duca d'Alcalà con tutta la sua nobilissima Corte, e fra quelli il secretarlo D. Michele della Lana, et l'Ill.mo Sig. D. Alonso de Cardenas, quali Signori còme anche il detto Ecc.mo Sig. Duca d'Alcalà erano del nostro S. Istituto devotissimi, et affettionatissimi al N.V.P. Fondatore e Generale.
Però gionti in quella nobilissima città di Palermo operarono e volsero in tutti li modi che le Scuole Pie vi andassero provedendo essi quello che faceva bisogno aggiutando e le Religioni et l'Em.o e Rev.mo Cardinale Doria Arcivescovo di Palermo, et ogni altro che era necessario per li Padri nostri.
Gionsero li Padri e presero luogo in strada Macheda sopra la parodila di S. Croce verso la porta della città che va a Monte Pelegrino, et appunto quel posto dove quel favorito huomo dal Cielo posso il sacro Corpo di S. Rossolia la prima volta che si fermò nella città (Così mi è stato riferito in Palermo stando io in quella città). Il che tengo fosse per singular gratia del Signore che volle pigliare per se quel posto sin dall'hora per darlo alle Scuole Pie.
Si apperse da P.P. in detto luogo una chiesola et a detta fon-tione vi fu presente il detto Ecc.mo Duca d'Alcalà Viceré di ambedue le Sicilie con li sopranominati suoi Signori e tutta la sua Corte, et parmi che l'Em.o e Rev.mo Sig. Carlo Cardinale Arcivescovo Doria celebrasse esso la S. Messa la prima che si dicesse in detta chiesolina, o almeno ne fu presente con il detto Ecc.mo Viceré, et con questa fontione restarono fondate le Scuole Pie in Palermo con sodisfatione e gusto di detta città, che sempre ha stimato il nostro S. Instituto con ogni affetto.
Il detto Ill.mo et Ecc.mo Viceré donò in diverse volte molte migliaia di scudi per compra di alcune case, e per la fabrica della casa e scuole, come anche di una chiesa assai capace intitolata santo Ferdinando che poi a tempo delli nostri travagli quelli P.P. che vi restarono la dedicarono a S. Silvestro Papa, pefchè del primo non si poteva trovare sicurezza, et l'Em.o Arcivescovo faceva difficultà in detto titolo.
Vi fu un gran contrasto per comprare una casa di non so che Signora alla cantonata verso S. Croce e vi volle tutta la prudenza et autorità di detto Ecc.mo Viceré perchè la padrona non la voleva vendere ancorché se li pagasse molto più di quello, che valeva, essendo che bisognò levarla per forza.
Molte altre cose sucessero che forsi in quella casa vi sarà memoria. Una sola dirò io. Si trova il P. Melchiore di Tutti i Santi in quel principio nella città di Palermo con necessità grande di scrivere al N.V.P. Fondatore e Generale, et havere da quello presta risposta. Scrisse la lettera, e la diede ad un cavaliero perchè ne la facesse recapitare in Roma, et haverne sicura risposta. Il detto cavaliere prese la lettera, posta sopra il suo tavolino, o scrigno per mandarla con le sue, se ne scordò, e passato non so che tempo il P. Melchiore andò a quel cavaliero non per la risposta della lettera ma per altra cosa e nel discorso disse: V.S. si sarà pure ricordato di mandare la mia a Roma al mio P. Generale e Fondatore. AlPhora quel Sig. si ricordò di non haverla mandata, et però fece scusa con il Padre e propose et accertò di mandarla, la seguente posta, et partito da se il P. ricercando la lettera, che andava a Roma, mai la potè trovare, ma in suo luogo trovò una lettera, che andava al P. Melchiore di Tutti li Santi delle Scuole Pie in Palermo, e stupefatto di ciò, non sapendo come si fosse smarita la prima e dove fosse venuta la seconda chiamò un sacerdote di sua casa, et ordinoli che andasse dal P. Melchiore con pregarlo ad haverlo per iscusato della lettera smarita, et a pregarlo a scriverne un'altra con assicurarlo che l'haverebbe subito mandata, et a consi-gnarli quella che era a lui diretta. Ricevette la scusa il P. Melchiore, et apprì la lettera che a lui veniva et in leggendola vidde essere scritta e sottoscritta dal N.V.P. Fondatore e Generale, et essere risposta della lettera che si diceva e credeva persa, et esser la data nel medesimo giorno di quella che haveva scritto il P. Melchiore. Per il che stupito contò e mostrò la lettera al detto sacerdote, e poi ambidue attoniti andarono con la lettera al detto cavaliero il quale ricordandosi per certo di non haver egli mandato la lettera, e che quand'anche l'havesse mandata, non era potuta venire per retta strada, et che esso non l'haveva ricevuta da persona vivente, fu da tutti tre tenuta per cosa del cielo, et tanto più quando si vidde, che la proposta e la risposta era tutta in un giorno. Mi ricordo haver questo sentito contare da persona degna di fede et il detto sacerdote l'affermò con giuramento nel suo essame sebene io non l'ho letto.
Io medesimo mi trovavo in Sicilia in Messina quando fu portato il P. Melchiore vivo, ma dentro una cassa in Palermo per essere venuto di Spagna con un cancro nel petto, et poi entrato in Roma a cavallo per essere sbarcato prima d'intrare nel Tevere, e per stare indisposto. Poco lungi dalla portajfU...S. Giovanni Laterano stando a cavallo, questo per lo sparo di non so che archibugio si alterò e gettò per terra il P. Melchiore, dalla quale cascata si ruppe una cosia in tal modo che mai più guarì, et però venne in Palermo in una cassa portata in una filuca.
Fui io da Messina chiamato a Palermo dal detto Padre per ordine del N.V.P. Fondatore e Generale, ivi gionto viddi il malo stato corporale in che si trovava, e da medici e chirurghi mi fu detto, che poco vi era di sua vita; però li ministrai li S. Sacramenti tutti, che furono ricevuti con molta divotione, e nelle mie mani rese l'anima al Signore.
Li fu fatto una solenne oratione funerale da un P. Teatino amorevolissimo di detto P. Melchiore, e della nostra povera Religione, pigliando per tema il pianto che il Re David fece nella morte di Giona figlio del Re Saul: Doleo super te Jonata etc.
Quello di che particolarmente io amirai e stupii, è che essendosi apparata tutta la nostra chiesa di lutto nel volerlo propriamente coprire di terra, essendo già nella fossa si stacò con amiratione di noi tutti delli apparati negri che coprivano il ritratto del S. titolare Ferdinando Arcivescovo, come che li volesse dare la beneditione prima si coprisse, havendo il P. detto fatto al Santo la Chiesa.