BerroAnnotazioni/Tomo2/Libro2/Cap02
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Cap. 2 Di quello che fece II N.V.P. Fondatore Generale
Chi non si persuaderebbe che a sì buona et opportuna occasione della horrenda morte con sì pessima lepra del P. Mario di S. Francesco havesse dovuto accompagnare la giustitia della sua causa per essere integrato nel suo officio di Generale che con tante raggioni e titoli li competeva, per esserne stato Fondatore e Propagatore, et anche con Breve Apostolico del medesimo regnate Pontefice Urbano 8 eletto in perpetuo il N.V.P. Gioseppe della Madre di Dio, Generale e Fondatore. E pur si sa che ne meno una parola vi adoprò, dicendo solo: Lasciamo fare a Dio.
Anzi di più quello che per se non fece, adoprò con ogni sforzo suo a favore de suoi avversarli, a quali però mai diede questo, né altro simile titolo di vilipendio, ma sempre di honore.
Senti e stupisci. Partito che fu il R.mo P. Pietra Santa Visitatore da S. Pantaleo, quando promise che il detto P. Stefano non haverebbe havuto se non per pochi giorni il luogo del P. Mario, senza quietare a fatto li P.P., partito dico il P. Visitatore, vedendo il P. Stefano la giusta alteratione de' Padri, et alcuni segni di grave suo danno, non sapendo dove ricorrere se ne andò in camera del N.V.P. Fondatore Generale, e gettatoseli a piedi li domandò aiuto per non essere maltrattato come veramente li sarebbe successo, perché grandissima era la solevatione degli animi di tutta la casa. Senti e stupisci.
Uscì di sua camera il nostro santo e vecchio e venerabile P. Fondatore Generale, et intrato nell'Oratorio, dove era la maggior parte de Padri, et per quietare li suoi Religiosi, e per la sua gran santità con paterne parole essortò tutti ad havere patienza, e pigliare dalla mano di Dio il tutto, e sottomettersi all'ubidienza del P. Stefano, il quale stando presente promise che non haveria mai fatto alcuna cosa non solo contro la volontà del N.V.P. Fondatore Generale, ma ogni cosa con il consenso del detto N.V.P. et che non desiderava, né haverebbe mai altro procurato, che il Breve, et aggiustamento della Religione, e mille altre promesse.
Delle quali però subito si scordò, perchè il tutto era fintione per arrivare al suo intento. Con tutto ciò li P.P. di casa si quietarono alle parole, et essortatione del loro V.P. Fondatore Generale, stupiti tutti di una sì grande umiltà e patienza.
Ma senti di più.
Essendo che le case di Napoli in quel tempo erano numerose di più di settanta Religiosi e veri Figli del N.V.P. Fondatore Generale, e non volevan intendere per niente la assontione del P. Stefano, come quello che in detta città molto puzzava, il N.V.P. Fondatore Generale scrisse a me Vincenzo della Concettione una lettera di questo tenore.
« Di presente le dico, come per altre parte haverà inteso, che il P. Stefano è subentrato nel governo della Religione, come stava il P. Mario, e per essere favorito dal P. Visitatore e da Mons. Albici, et insieme (secondo dicono) dalla Congregatione de' SS.i Cardinali deputati, non è bene mostrarsi contrario a quanto il detto P., insieme con il Visitatore ordineranno, come V.R. potrà fare intendere a cotesti nostri di casa. Roma li 21 novembre 1643 ».
In un'altra lettera delli 28 detto mi scrive così: « Intanto conviene che V.R. e tutti quelli che desiderano la quiete commune della Religione habbino patienza, e raccomandino al Signore ».