BerroAnnotazioni/Tomo2/Libro3/Cap28
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Cap. 28 Deplorando!» et dolendum
Quis dabit capiti meo aquam salutis, et oculis meis fontem lacrimarum, et plorabo die, ac nocte interfectos, diceva Geremia piangendo la morte di tanti del popolo d'Israel sì caro a Dio.
Molto più devo dirlo io in considerando il tragico sucesso delle cose della nostra povera Religione, e del N.V.P. Fondatore Generale. Poiché nelli 18 di luglio 1645 dalla S. Congregatione delli Emi Sig. Cardinali deputati dal Sommo Pontefice sopra li affari delle Scuole Pie si determina il sollievo della Religione, la redinte-gratione del P. Generale, come si è detto nel libro passato al Cap. 23 e 24 con tante sicurezze, etiam di bocca propria del P. Stefano degli Angeli crudele parricida.
Et hora tutto il contrario si sente, non per altro, come dice il medesimo Profeta, se non quia coetus prevaricatorum extenderunt linguam suam quasi arcum mendacii, et non veritatis, confortati sunt in terra, quia de malo ad malum egressi sunt, et Dominum non cognoverunt, nec de aeternitate recordati sunt, dico io.
Non si ricordò il P. Stefano che vi era un'eternità di pene per chi non mira in Dio nel suo operare, e chi da un male si lascia precipitare nell'altro peggiore, mentre per restare esso vitorioso non si curò di sfodrare la sua lingua, e quella de suoi aderenti e contro il V.P. Gioseppe della Madre di Dio, eletto dal medesimo e da Sommi Pontefici per Fondatore e Generale della Religione delle Scuole Pie, et per conseguenza dato a lui per Padre, Guida e Maestro per il cielo, come anche contro la medesima Religione infamandola tutta di quelle lordure, che esso solo, con suoi aderenti eran lordati.
Né il R.mo P. Pietrasanta Giesuita dato per Visitatore alle Scuole Pie per corregere li delinquenti, protegere la verità, e giustitia della Religione, e del suo Venerabile Fondatore che altro non cercava, che la maggior gloria di Dio, e la salute delle anime, in tante e sì gravi fatiche di sì longa serie di anni, e lustri.
Doveva scordarsi che la verità si scuopre, e che supera sempre il peso della bugia, quale sta sotto come l'acqua all'olio. Non doveva mai il P. Visitatore Pietrasanta, divenire pietra, almeno con il redimere alli mancamenti e peccati di quelli che esso protegeva, se non con altro, almeno con non voler vedere, né sentire chi li diceva. il vero, e sempre rigettare tutto quello che li diceva un corpo di Religione intiera unita con il suo Fondatore, e Generale huomo dal mondo tutto conosciuto e publicato per santo, e degno di ogni honore. E se bene dal medesimo Pietrasanta Giesuita lodato, et inalzato con la lingua, e penna, con li fatti biasmato, e vituperato come un eretico, e scismatico, anzi da lui chiamato capo di eretici, e scismatici, mentre ardisce di dire, e con tanta temerità porre in carta avvanti una S. Congregatione di Emi Cardinali et 111 .mi Prelati e mondo tutto, che la sua Religione fosse cresciuta con dissobe-dire sempre alla Sede Apostolica.
Veddi che colpo mortale dà il P. Silvestro Pietrasanta Giesuita per venire al suo fine di evellere et destruere Religionem.
Come haveva detto in una sua essortatione fatta nel principio del suo officio, e mandata nelle Provincie, e case della Religione, et in Napoli particolarmente dove mi trovavo io, e lessi, e viddi la. lettera da esso scritta, e poi ricordato in un suo manifesto mandato fuori a 7 febr. 1644 un anno dopo il suo offitio di Visitatore.
Però dilettissimo mio in Xpo. fratello, e lettore seguitando il medesimo Profeta ne suoi Treni al 2° capitolo, piangendo di cuore, e versando lacrime dagli occhi per dolore: Deduc quasi torrentem lacrimas per diem et noctem, non des requiem tibi, neque taceat pupilla oculi tui.
Poiché veddi spiantare una Religione, svergognare il Fondatore di quella, e tutti li Religiosi vivi e morti della medesima Religione, non per altro, che per passione, e persequtione di un P. Mario di S. Francesco fomentato dal P. Stefano degli Angeli con pochi loro aderenti, protetti tutti dal R.mo P. Silvestro Pietrasanta Giesuita procurato dalli medesimi per Visitatore dal S. Tribunale della santa Inquisitione, sotto pretesto, che il P. Mario havesse scoperto li spropositi della Faustina in Firenze che in effetto non era stato vero, ma bensi il P. Maestro della Fratta, quale era stato Inquisitore in Firenze prima del P. M.ro Muzzarelli, per la quale fu fatto Vescovo. Hor con questo presuposto lTll.mo e R.mo Mons. Albici Assessore del Sant'Offitio della Inquisitione, prese la di lui protettione e del P, Stefano, e suoi pochi seguaci, e per dar gusto ad essi, e perchè non vi restasse di sotto (come esso diceva) la S. Inquisitione volse sempre diffenderli, et inalzarli non guardando nulla alla loro mala vita, né all'offesa, danno e ruina che ne veniva alla nostra povera Religione, e Religiosi, purché non ne andasse di sotto quel sacro Tribunale, con parere che havesse protetto indegni, e furbi sebene detto Mons. era ingannato dal R.mo Pietrasanta Visitatore con assicurarlo, che quanto si diceva di male delli detti P.P. Mario, Stefano e suoi aderenti tutte erano passioni, e calunnie, e non verità palpabili, et quelli mancamenti, che erano solo di questi li fece imputare a tutto il corpo della nostra povera Religione che per questo fu spiantata e distrutta, come sentirai in questo viglietto che il N.V.P. Fondatore Generale aggionse alla lettera sua delli 17 marzo 1646 che scrive a me Vincenzo della Concettione Sacerdote delle Scuole Pie in Napoli.
Vialetto
È arrivato in questo punto a 24 hore il Secret.0 dell'Emin.0 Vic.° del Papa, quale ha pubblicato il breve nel quale si contiene che ogni casa della nostra Religione si habbia a governare da se soggetta all'Ordinario del loco conforme la Congreg.6 dell'Oratorio di S. Filippo Neri, e chi de Professi nostri volesse passare ad altra Religione etiam ad laxiorem, lo possa fare, e che per l'avvenire non si possa vestire se non come quelli della Chiesa nova senza voto alcuno e che non ci sia più né Gle né Prov.li, e si dovrà governare ogniuno conforme le Costit.ni che si faranno da alcuni Prelati, e che il Collegio Nazareno resti soggetto alla Rota Romana.
Questo è quanto mi scrisse il N.V.P. Fondatore e non più Generale per esser la Religione destrutta dal P. Pietrasanta Giesuita al quale, come anche al P. Stefano degli Angeli, vedrai lettore mio, che la Maestà divina a tempo determinato diede il castigo in questo mondo ad essempio de posteri e forse anche per liberarli dall'eterno, et io con il divino aiuto lo porrò nel tomo terzo.
Qui voglio aggiongere per confirmatione una lettera.
A tergo: Al P. Ministro de Pri. delle Scuole Pie - Narni Intus: Pax Xpi.
Essendoci questa sera stato publicato il Breve di N. Sig. il contenuto del quale potranno vedere nell'incluso biglietto se ne da parte alle RR. W. acciò sappino come passano le cose della Religione. Non però manchino di seguitar allegramente l'Istituto e di star uniti et in pace sperando che Iddio remediarà ad ogni cosa che è quanto mi occorre. Roma adi 17 marzo 1646.
Servo nel Signore Gioseppe della Madre di Dio