BerroAnnotazioni/Tomo2/Libro3/Cap29
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Cap. 29 Invitta patienza e speranza del N.V.P. Fondatore
Qual colpo più mortale, qual disgusto più interno, qual affronto maggiore poteva ricevere il N.V.P. Fondatore della Religione de' Chierici Regulari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie, quanto vedersi nel più bel corso, e progresso della sua Religione appraudita da tutto il mondo, ricercata instantemente da tutto il mondo christiano, etiam degli eretici, quali più volentieri, nelle parti oltramontane, portavano a battezzare le loro creature da' nostri Religiosi, che da loro predicanti, e sacerdoti per la devotione che li portavano, et per vedere che le anime, e non la robba loro cercavano. Vedersela distrugere, e sradicare dalla terra, senza poterla diffendere per una mera passione di huomini.
Doveva in effetto sì gran colpo atterrarlo, et insieme sotterrarlo con la medesima Religione sua, ma riavendo esso fatto il tutto a maggior gloria di S.D.M. et l'opera delle Scuole Pie, e l'honore e vita sua propria posta nelle mani di Dio, a quello lasciò la totale cura d'ogni cosa, e però diceva: Lasciamo fare a Dio, che esso saprà diffendere l'opera sua, non sono stato io il Fondatore, ma la Madre di Dio. Lasciamo fare ad essa. Se l'opera è sua la manterrà per aiuto de suoi poveri.
Che però non si inquietò, non si mutò di affetto verso l'Insti-tuto delle Scuole; si ritirò subito da ogni manegio, da ogni dimostra-tione di generalato, stette con ogni quiete interna, et esterna, non dimostrò impatienza alcuna, non disse parole contro chi a questo termine haveva indotto il Sommo Pontefice, non li perse punto della carità che li doveva, e della riverenza, che se li conveniva, e dove fu ricercato li serviva, et appresso Iddio nella santa Messa, e nelle sue divotioni ne tenne sempre particolare memoria, a fine che S.D.M. li desse ogni felicità, e benedittione in questa e nell'altra vita.
Mi ricordo havermi più volte detto a proposito del discorso, che seco facevo in sua camera il N.V.P. Fondatore queste parole: Io doppo l'anima mia, e la Religione, mi ricordo sempre di pregare per Mons. Albici Assessore, P. Pietrasanta Visitatore e P. Stefano, e Mons. non uscirà di quell'offitio senza maggiore dignità.
Come successe, essendo poi stato fatto Cardinale di S. Chiesa.
O che patienza, o che fortezza, o che carità di Santo!
Se bene le soprascritte lettere basterebbono per assicurar questa sua quiete in sì gran colpo di distruttone di sua Religione e del-l'honore suo proprio, con tutto ciò ne voglio qui ponere delle altre per maggiore edifficatione de' lettori, e gloria di Dio.
Al P. Vincenzo della Concettione Sacerdote delle Scuole Pie Napoli
Pax Xpi.
Noi qui stiamo già sotto la giurisditione dell'Em.mo Vicario e si spera che si conservarà l'Istituto come di presente si esercita et aspettiamo le constitutioni che si dice debbano fare alcuni Prelati circa il proseguir l'Istituto nro, si dubita che si levaranno la povertà et il vestito all'Apostolica, che è tanto come estinguerla, si dubita ancora che ci levaranno la lingua lattina nelle scuole, che sarà in un punto estinta in tutte le case.
Intanto qui preghiamo il Sig. che S.D.M. supplisca in quello che mancano gli huomini e stiamo con ferma speranza che Iddio benedetto non permetterà che si perda un Istituto tanto ricercato in tutta l'Europa e di quanto si anderà facendo qui se ne darà avviso costì. Il Sig. ci benedica tutti Roma adi 24 marzo 1646.
Devono procurare in conteste due case di far l'Istituto con ogni diligenza, accioche venendo sotto mano dell'ordinario veda che li nri Pri vi attendono con molta carità.
Servo nel Signore Gioseppe della Madre di Dio
Lettera al medesimo Pax Xpi.
Ho ricevutto la lettera di V. R. de 24 cadente e le rispondo che il Breve ci fu iuridicamente intimato qui nel nro oratorio et dapoi si è inteso che è stato stampato, ma che non ne vogliono dare copia in modo alcuno. Si dice ancora sia dato ordine di accomodare le costitutioni nre e che il Breve non si darà fuora sin tanto che non siano accomodate, però è necessario sopportar con patienza queste dilationi, massime venendo di Palazzo.
Noi stiamo adesso sotto il governo delPEm.mo Vicario, il quale ci esorta a star tutti uniti e ci da speranza grande del remedio; in questa casa è stato eletto per superiore il P. Gio. Stefano e si spera si accomoderà pian piano questa casa e se facessero cosi tutte le altre senza alterarsi di andare in questa et in quell'altra casa, sarebbe il rimedio più certo, e presto. Il Papa dispensa a tutti quelli che hanno patrimonio o beneficio di poter andar fuora da Preti alle case loro e l'istesso credo per li fratelli e di quello che accaderà giornalmente ne daremo avviso. Roma adi 31 marzo 1646.
Servo nel Signore Gioseppe della Madre di Dio
Questo Breve è stato tante volte alterato prima di darlo alla stampa, che è una crudeltà grandissima.
Il P. Virgilio Spada fratello dell'Em.o Bernardino essendo all'hora Preposito in Roma della Congregatione di S. Filippo Neri vi fece aggiongere a loro favore, et anche dalli nostri avversarii con questa occasione essi anche vi posero l'aggionta perchè havendo io procurato d'haver copia della prima minuta, et anco di vederla non vi trovai la 4 parte delle cose, che vi hanno stampato, e se ben mi ricordo neanche la mano del Papa, questa copia io l'hebbi con alcuni donativi non di molta importanza, ma con molti favori, et la conservai con quelle scritture poste da me nelli due scatoloni, se poi sia brugiata, comme hanno fatto di tante altre io non lo so. So bene che parlando con Mons. Ill.mo Ingoli primo Secretano, e quasi Fondatore del Collegio di Propaganda Fide dicendoli quello che havevo visto in detta minuta, e forsi anche mostrandogliela, mi rispose: In un altro Pontificato, se ne potran servire per turaccio di fiasco.
Io però non mi ricordo ogni cosa, e non havendo detta minuta non la posso qui stendere, che sarebbe e mia, e degli altri grande consolatione, ma si puole sempre havere con favori perchè sta nelli Registri e con poca spesa se ne haverà la copia, che è veramente necessaria.
In Napoli mi disse l'Ill.mo Abbate Orsi residente in Roma, et Internontio in Napoli per la Maestà del Ser.mo Vladislao Re di Polonia dopo che hebbe letto il Breve: Padre mio, questo è un Breve fatto con l'accetta. Se il P. Generale, o qualche altro Padre, quando li fu intimato, si fossero protestati ad melius informandum Sanctissi-mum, in un altro Pontificato non sarebbe stato in vigore, perchè non vi è il fondamento del Breve.
L'Em.o et R.mo Sig. Cardinale Fabio Chigi, che hora regna nella Catedra di S. Pietro con nome di Alessandro Settimo, Riavendolo letto poco dopo che fu assento al Cardinalato, mi disse:
Padre mio, questo è un Breve fatto con poca consideratione, han fatto una gran carriera, destrugere una Religione senza causa. E supplicandolo io del suo favore appresso Innocenzo X, mi rispose: Il mio offitio non è di queste cose, ma vi prometto che se mi viene la palla a proposito la gioco a vostro favore, perchè veramente hanno fatto in questo Breve una gran carriera.