BerroAnnotazioni/Tomo3/Libro1/Cap18
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Cap. 18 Scherzo usato da un de' nostri in SaYona con detti R.R.P.P. Carmelitani
E' incredibile, ed anche dirò indicibile il raccontare le diligenze, i mezzi, le potenze, le violenze et le offerte che eran fatte a nostri poveri Padri in Savona da P.P. Carmelitani scalzi, o d'altri in riguardo del desiderio che questi buoni P.P. havevano di ottenere in qualche modo il nostro luogo in Savona. Vi adoprarono più volte li Governatori della città, li Ecc.mi Senatori di Genoa, li Ecc.mi Sig. Duca et Principe d'Oria con offerte di molta stima, ma stando li nostri Religiosi uniti e saldi non poterono mai ottenere il loro intento.
Non quietandosi li buoni Carmelitani scalzi di quanto havevan fatto, e vedendo che né offerte, né minacele, né istanze di potentati, né cavalette usateli havevano potuto movere, non che piegare alla loro volontà li nostri poveri Padri Religiosi, pensarono di pigliarli per mezzo di evidenti raggioni e spirito. Però li fecero ponere in consideratione, che non era possibile poter perseverare anni nell'Istituto delle Scuole Pie per essere laborioso, et essi già di qualche età, e poca salute corporale, e che se un di loro mancasse scomponeva tutti, et che due mancando si sarebbon lasciate le scuole, et che non potevano havere speranza d'havere d'altrove soggetti, perchè l'istesso' pericolo, e scarsezza pativano in ogni altro luogo le Scuole Pie, tanto più che se ne vedevano uscire tanti in ogni luogo, e che non si poteva far gran fondamento nelli favori di Germania e Polonia perchè sempre ad ogni nostro solievo haverebbe ostato la Compagnia di Giesù,, che tanto havevano desiderato questa oppressione delle Scuole Pie, et che anche quelle Maestà non haverebbono voluto romperla con il Papa, et che alla prima o seconda negativa di Sua Santità si sarebbono quietati, e che non mancavano raggioni d'apportare per sodisfare le loro Maestà, senza venire ne meno a disgustarle. E che però non volendo andare al secolo, né ricevere beneficii ecclesiastici, ma perseverare nello stato regulare, et havendo sì buona coniuntura delli P.P. Carmelitani scalzi, che li cercavano il loro luogo, potevano vedere di trattare d'intrare tutti fra essi essendo religione di tanta stima nel mondo e di tanta religiosità, et che anche li sarebbe facile l'assuefarsi alla loro vita per esservi poca differenza nel dormire, e vestire, e nelle discipline, e digiuni, et che così si poneva ogni cosa al sicuro, et che quanto prima lo facevano era meglio per ogni conto, e più facile per non essere sì vecchi che potessero essere refiutati per inabili; né essi haverebbono perduto in cosa alcuna il buon nome di Religiosi, anzi acquistato gran credito appresso tutta la città, e Republica, se si fossero risoluti a fare questo. Con altri motivi ancora venivano ad essere essortati a mutar habito da più sorte di persone non solo amiche, e partiali per prima, ma anche Preti, con offerirsi a concludere con li P.P. Carmelitani con ogni maggiore avvantaggio per le Scuole, o suoi Religiosi.
Vedendo il P. Pietro Paolo di S. Maria Ministro alPhora delle Scuole Pie e mio fratello carnale che non poteva levarsi d'intorno simili ambasciatori, dimostrò di havere gusto d'abboccarsi con li P.P. Carmelitani scalzi, et di questo si lasciò intendere con uno di questi ambasciatori, che fu il Sig. Nicolò Corso, o Cunio ambidue nobili savonesi.
Molto presto comparve il P. Priore de' Carmelitani da detto P. Pietro Paolo, e discorrendo molto alla longa di questo loro desiderio, offerendo ai nostri P.P. ogni buon partito, finalmente per levarseli d'intorno il nostro P. Ministro delle Scuole Pie disse alli P.P. Carmelitani: Io non trovo, P.P. miei, miglior mezzo per fornire questo trattato di tanto tempo, che di venire a stare qui tutti insieme in santa carità, e fare tutta una casa con un solo habito, non volendo in modo alcuno noi altri alienare né partire di questo luogo.
Li P.P. Carmelitani pigliando il motto nel loro senso, subbito lodarono il pensiero, e dissero di participarlo in convento a' frati loro, e di scriverlo in Genoa al loro P. Provinciale, e con questo appuntamento partirono molto contenti, pensando d'haver colto nella gabia, o rete le Scuole Pie, quali in casa molto si ridevano della burla.
Passati pochi giorni, ritornò il P. Priore de' Carmelitani dal nostro P. Ministro con l'aggiustamento d'ogni cosa, et che il P. Provinciale loro era prontissimo a fare detta unione, et che li nostri Padri elegessero il giorno che esso sarebbe venuto in Savona a posta. Fu statuito il giorno per più accreditare la burla.
Venne in Savona nel determinato giorno il P. Provinciale de' Carmelitani scalzi con suoi compagni, ne mandò l'avviso alle scuole. Adunati assieme tutti nella nostra casa delle scuole per stipolare il contratto, cominciò il P. Priore, a proporre quello che li era stato detto, e che conforme l'appuntamento era venuto il suo M.R.P. Provinciale per riceverli per figli, e fatte le dovute scritture li haverebbe dato l'habito della S. Madre Teresia.
A questo rispose il P. Pietro Paolo mio fratello, Ministro delle Scuole Pie: P. Priore, io mi ricordo benissimo di quello che li ho detto, e qui li Padri sono tutti pronti a mantenerlo, ma V.R. se ne è scordato, o ha inteso il rovescio. Io invitai le Paternità loro a venire a stare qui con noi, vedendoli tanto desiderosi di questa casa, con un solo habito, che è facile a fare negro il loro, ma il nostro che è negro non può divenire lionato, e molto meno bianco. Queste furono le mie parole, questo il sentimento de miei Padri, quali sono pronti a riceverli tutti, se le Paternità loro vogliono pigliare il nostro habito, et impiegarsi nell'Istituto delle Scuole Pie. Con che il P. Priore si partì molto disgustato.
Si seppe il tutto per la città, e fu presa d'ognuno conforme l'inclinatione ed affetto delle persone. Li P.P. Carmelitani scalzi non fecero mai più altro motivo, e li nostri restarono liberi da quella continua batteria.