BerroAnnotazioni/Tomo3/Libro1/Cap24
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Cap. 24 DI due accidenti occorsi in Napoli alle Scuole Pie
Suole la Maestà Divina del Nostro Sommo Iddio castigare nelle medesime cose delle quali noi più ci pregiamo, o vero habbiam pensato di mortificare altri. Così appunto accade alli sopradetti nostri due Religiosi P. Gieronimo di S. Carlo, et fr.llo Antonio della Concettione laico operarlo nel procurare che l'Em.o Arcivescovo pigliasse possesso delle nostre case di Napoli, essendo che furono li primi a provare che cosa sia essere li Religiosi sottoposti agli Ordinarli.
Stava una volta il detto P. Gieronimo burlando un fr.llo laico detto Gioseppe di S. Andrea di natura semplice e quieto; ma perchè il primo era tutto il rovescio di questo, burlava, ma non voleva, che li fosse risposto, et andando il negotio alla longa il detto Gioseppe li rispose non so che li ponse, et subbito il P. Gieronimo saltò dalle parol-le ai fatti, e non parendoli di esser più obligato alla patienza, fece quello che non mi ricordo fosse mai successo prima, preso un bastone diede al fr.llo Gioseppe alcuni colpi sulle spalle non vi fu né rottura né sangue, né altro che il dolore.
Venne questo a notitia del detto R.mo Vie. Gen. quale fece subbito ponere in prigione il detto P. Gieronimo, e ve lo fece stare più giorni, e vi fu che fare perchè non lo menasse alle prigioni publiche.
10 non ero in casa quando successe il sproposito, saputolo poi mi adoprai con ogni affetto per farlo scarcerare, et bisognò adoprare diversi mezzi, et feci che comparisse l'offeso dal detto R.mo Vie. a fare l'istanza della scarceratione, et così si ottenne la gratia con fare alcune mortificationi salutari, e prima assolverlo publicamente fra noi però con tutte le solennità poste nel Rituale, e poi li diede Pessilio da quella casa per non so che mesi.
11 fr.llo Antonio detto non mi ricordo per qual causa, ma è però certissimo, che il detto R.mo Vie. lo fece stare carcerato tengo fosse da due mesi, e poi lo bandì pure, ma non mi ricordo il modo, et come poi si aggiustasse; questo è certo, che li detti due, che si adoprarono per fare che l'Eni.o Ordinario pigliasse il possesso, furono li primi a provarne gli effetti dell'autorità.
Per 2° si deve sapere che alcuni anni prima servatis servandis con un anno intero di carcere fu mandato via dalla Religione un nostro Religioso napolitano sacerdote di casa Chirelli detto fra noi il P. Tomaso di S. Domenico con sentenza del N.V.P. Fondatore e suoi sei P.P. deputati conforme li decreti del Papa Urbano 8, haveva questo nostro anche viva la madre naturale ed un fratello, che la fortuna li era andata prospera in non so che ufficio si che stava ricco. Pose ogni suo potere, adoprando tutti li suoi amici, e padroni per ottenerli dal Sommo Pontefice la gratia di poter celebrare, ma non fu mai sentito, né potè spontarla, perchè in effetto era stato un malo Religioso e il N.V.P. Generale e Fondatore haveva adoprato prima tutti li mezzi possibili e caritativi per farlo rivedere e con lettere piene di carità et con essortationi da santo, et con mortificationi da padre, ma nulla haveva mai giovato in questo povero Religioso, si che bisognò venire all'ultimo castigo dell'espulsione con tutti li requisiti.
Letto in Roma il Breve, et in Napoli preso come sopra il possesso dalPE.mo Arcivescovo venne alla Duchesca nelle Scuole Pie una mattina di festa molto solenne il Sig. Pietro Paolo cancelero dell'Arcivescovo e fattoci chiamare dalli confessionarii a nome di S. Em. Arcivescovo et adunati nel nostro solito Oratorio, propose che il detto Chirelli (mandato via dalla Religione per incorregibile, servatis servandis) faceva istanza di essere ammesso novamente alla Religione et che il Sig. Vie. Gen. haveva mandato loro per farlo sapere, e perchè lo ricevessero con ogni affetto promettendo di portarsi bene, e da vero Religioso. Il sopra detto P. Marco eletto come si è detto Ministro della casa subito diede il consenso; il simile fece il P. Gio. Luca della B. Vergine, e non so chi altro (e credo che di già fosse manegio fra essi aggiustato, se bene a me era improviso e novo). Interrogato io quasi nell'ultimo, se bene ero il primo sacerdote et il più antico professo che fosse nella casa, risposi che questo non era negotio da fare così di piedi, ma degno di molta consideratione e riflessione, et che io credevo che noi altri non lo potessimo fare, né riceverlo, perchè era stato scacciato dalla Religione come incorregibile servatis servandis, da un Generale e sei Padri eletti conforme ordinano le Bolle Pontificie, et che però vi voleva il consenso di una simile Congregatione con il capo Generale, et che hora noi non eravamo più in stato di Religione et che una privata Congregatione di una casa non può ricevere un eietto giuridicamente, tanto più che non consta della sua emenda, anzi che di lui si sanno molti spropositi.
Soggionse il Sig. Canceliero che quello era ordine di S. Em. et che non se li deve ostare, e che S. Em. lo farà da se.
Replicai io: Quando S. Em. lo può fare da se, non occorre che si cerchi il consenso de' Padri. Mi cominciò sì esso Canceliero, come il suo sostituto Calderini ad ingiuriare in diversi modi con parole assai pesanti, et che faran venire ordine di Roma, e lo faremo per forza. A questo risposi io : Quando si vedrà l'ordine di Roma, ce lo porremo in testa, perchè questo vi è necessario, et il solo Sommo Pontefice lo può fare, et a lui bisogna ricorrere perchè non vi habbiamo autorità noi altri. Ma non l'hanno ancora ottenuto.
Si voltò il Calderini contro di me con altri affronti e parolle ingiuriose, et perchè il Sig. Canceliere domandò di che luogo ero, saputo che nativo genovese, si rivoltarono tutti due dicendo: Come vi entravo essendo forestiere, et che volevo fare il dottore dove mi ero dottorato?
Il Religioso, soggionsi io, è di quel paese dove habita, e sempre deve dire la verità. Io ho visto le coperte delle Leggi, ma questa cosa non la potiamo far noi altri, ma vi vuole il Sommo Pontefice; né si deve venire in questo modo a domadare il consenso di una cosa sì grave. Et meco adirati si partirono, dicendo che li bastava il consenso dato dagli altri, et io tornai al confessionario.
Si seppe poi che volevano intrare, e pigliare subbito il Breve per uscire e celebrare, et per questo haveva offerto una grossa mancia.