BerroAnnotazioni/Tomo1/Libro3/Cap18

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Cap. XVIII Di alcunjLifisgusti occorsi et atti di patienza

Caminavano a seconda verso la vera e soda perfettione delle virtù religiose li Religiosi Padri della Madre di Dio delle Scuole Pie con sì buona, anzi S. guida del loro V.P. Fondatore e Generale, che come esemplare di ogni virtù erano amirati in tutte le parti dove erano conosciuti in qualche modo. E però non solo nell'Italia, ma anche in altre Provincie e Regni dell'Europa, erano desiderati, domandati, et istantemente procurati. Nel Regno di Napoli e Sicilia vi erano da cento e più luoghi che ricercavano il nostro Istituto. Nello Stato Ecclesiastico, nella Toscana, nella Lombardia, Piemonte, Langhe, nel Monferrato e Savoia ve ne era diverse. Il Ser.mo Cardinale Mauritio di Savoia fece istanze grandi per diversi luoghi di quello amplissimo Ducato, Mons. Vescovo di Vercelli insistè con ogni affetto di fondare tre luoghi del suo proprio in differenti città.

Le Ser.me Republiche di Venetia e di Genoa fecero istanze per li loro dominii, e quella di Genoa insistè anzi perchè si andasse in Corsica. Nella Germania e Polonia vi erano molti Ecc.mi Principi e città ducali che facevano istanza. Nella Spagna in diversi Regni vi era chi suplicava con grande affetto, e dalli stessi Parlamenti Regii eran fatte istanze, e ne fu mandato il decreto. Si fondarono anche case nel contado di Barcellona, et nel Ducato di Feria.

Io mi ricordo haver sentito dire dal medesimo N.V.P. Fondatore e Generale, che se havesse havuto diecimilla Religiosi in meno di un anno haverebbe havuto dove impiegarli, tanta era la stima in che erano le Scuole Pie, e suoi Religiosi[Notas 1].

Navigando donque sì felicemente questa nostra navicella guidata per primo dal favore di Dio, protetione di Maria sempre Vergine, e da sì buono e S. Nociero del suo V. Fondatore, per conturbarla si mosse il commune inimico, et per impedire la maggior gloria di S.D.M. et aiuto delle anime, procuro di fare il maggior male che fusse per frastornare, anzi per fare perdere il buon credito dell'Istituto nostro che è la santa purità.

Però con tutte le sue forze e malitie perseguitò in Napoli uno che era Superiore di una delle due case dove si facevano le scuole in detta città, et lo fece pigliare amicitia impura con scuolari. Del che accortosi il P. Provinciale, che era il V.P. Pietro della Natività luchese, et altri due sacerdoti principali della casa, si procurò di darli il dovuto rimedio con avvisamelo paternamente. Non si corresse; per il che ne fu scritto al N.V.P. Fondatore e Generale, al quale pesando oltremodo il male per lo scandalo et offesa di Dio et vedendo l'ostinatione del delinquente ordinò che con la convenevole prudenza se ne facesse processo, e lo mandò a chiamare a Roma con apparenza di onorevolezza.

Venne in Roma, ma fece tanto con l'appoggio di casa Lodovisi che potè havere dalla posta non solo il processo fabricato contro di lui, ma anche le lettere di più poste indirizzate al medesimo N.V.P. Fondatore che li venivano da Napoli. E fu stracciato, o brugiato il processo; si sopì per all'hora il fatto, e bisognò mandarlo di Roma con titolo di Procuratore Generale, et andò nella Romagna per le cose del Colegio Nazareno.

Per questo accidente il Demonio pretese maggiori mali, e volendo il N.V.P. Fondatore e Generale mortificare altri Religiosi poco mortificati et con qualche diffetto, questi che erano sacerdoti e chierici, si unirono, e volendo coprire la loro colpa diedero memoriale all'Em.o Cardinale Frat. Antonio Barberino capuano all'hora Provicario di Papa Urbano Vili contro il detto N.V.F., come che cosa sì grave havesse passata senza mortificatione.

Sua Em.a mandò a chiamare il N.V.P. Fondatore et essendo alla sua presenza, ancorché nella sala et anticamera vi fossero molte persone, e Sig. di Corte e forastieri, senza riguardo né dell'età, né della dignità di Generale e Fondatore di una Religione, si voltò S. Em. al N.V.P. come un serpe e li disse tali parole, che non mor-tificationi religiose, ma più presto ingiurie si possono chiamare.

In sentendo questo il N.V. e patientissimo P. si pose inginoc-chioni nel medesimo luogo dove era, e con una humilissima positura, et faccia da angelo stette senza mai proferire una minima parola, sentendo quanto li rinfacciava il detto Em.mo.

Spiacque molto a tutti li astanti il termine usato da S. Em. al N.V.P. et vi fu etiam della medesima Corte chi se ne condolse con il compagno che era presente; ma altrettanto restarono amirati et edifficati della patienza et umiltà del N.V.P. . Fornito che S. Em. hebbe di riprenderlo, con poco termine anche lo fece alzare, et introdusse in altra stanza, dove il N.V.P. con ogni somissione disinganò S. Em. dicendoli particolarmente che quanto haveva fatto in quel particolare era stato -eoa- partecipatone et ordine delPEm.o Cardinale D. Francesco Barberini, et che non si era potuto fare altrimenti per li favori grandi che haveva da casa Ludovisii il delinquente, per il che non solo S. Em. restò disinganata e sodisfatta, ma anche molto edificata della patienza ed humiltà, et similmente amirato della prudenza del N.V.P. Fondatore e Generale.

Li calunniatori con il parlare che fecero con S. Em. havendola trovata sì facile al credere e vistala sì appressionata nel fatto propostoli, e sì ardente e subito in far chiamare il N.V.P. pensarono di essere già in vittoria, e diedero parte a loro modo del già concluso nella loro volontà come per stabilito, et nelle case nostre fece non poco sentimento, ma poi riuscendo tutto vano, si scoperse la loro malitia et ireligiosità, e per il contrario ogn'uno più affettionato alla virtù.

Notas

  1. Vide Lit. V. P. 29 aprile 1633. Nota a margine d'altra mano