BerroAnnotazioni/Tomo3/Libro1/Cap38

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Cap. 38 Travagli delle Scuole Pie nella città di Fisa

Le Scuole Pie di questa città, come che furono apperte puramente dopo Iddio, per servire e dar gusto al Ser.mo Granduca, così anche dipendevano del tutto da quella Ser.ma Casa e da quella eran sostentate in un modo a me incognito, come anche molte altre cose occorse in quella casa, per il che mi ristringo a quelche io so di certo, e mi sovengono.

L'Ill.mo e R.mo Arcivescovo mai si volse intrigare nel governo della casa, ancorché da medesimi Padri nostri ne fosse pregato, dicendo: Non, non; attendete pure a fare da voi, perchè fra poco vi accomodate con il Papa, e ne scaciate l'Arcivescovo. Questo diceva Mons. Arcivescovo Elei hora Em.o Cardinale. È vero che questo veniva anche dalla riverenza che portava a quelle Altezze Ser.me, ma pure fu affetto. Stante donque sì buone conietture potevano li nostri Padri starsene molto quieti, ma perchè il commune inimico non dorme, sotto pretesto dell'aria grossa malvolentieri vi si fermavano li nostri Religiosi. Però il N.P. Francesco di S. Gioseppe, detto il Mattematico, che di fr.llo operarlo laico, fu il primo ad essere promosso al sacerdotio in riguardo di detta scienza, et era come Superiore di detta casa, procurò, letto in Roma il Breve di havervi il P. Giacomo di Giesù di Frascati, et questo tirò seco il P. Glicerio della Natività pur di Frascati che haveva havuto gran parte nel governo del P. Stefano degli Angeli destruttore della nostra povera Religione. Successe la morte del primo quasi accorato perchè il 2do con le sue solite trapole l'haveva posto in un cantone.

Hor essendo restato il Glicerio Superiore di casa e volendo fare a modo suo il tutto, fu quasi abbandonato del tutto da nostri Religiosi professi, siche li bisognò fare, come si suol dire, d'ogn'herba un fascio, aggregò seco chiunque trovò, senza alcuna sorte di riguardo et impì quelle Scuole Pie di persone indegnissime per più capi, e degne di ogni abborrimento.

In Genoa sotto mentito nome era stato vestito un certo Prette detto......[Notas 1] ma poi scopertosi la sua malitia, fu mandato via. Hor se mal non mi ricordo, questo tale rivestitosi, fugendo dalla Corte Arciepiscopale di Genoa, che lo voleva far prigione, si trasferì in Pisa, senza alcuna obedienza et subito il P. Glicerio lo pose in casa nostra li fece dire la Messa, ed anche confessare. Saputosi in Genoa da nostri, scrissero al P. Glicerio le qualità del sogetto afinchè non disonorasse l'habito nostro, ma nulla giovò, anzi che questo vi chiamò in Pisa un suo nepote, o sia fratello, o pure l'uno e l'altro delle medesime qualità e costumi, e questi dopo poco tempo li fece ordinare sacerdote con la sua semplice dimissoria, come che fossero antichi professi di nostra Religione, e dopo non so che tempo si seppe per certo che era scomunicato et homicidiale.

Hor con questi compagni stava il P. Glicerio di Frascati nelle Scuole Pie di Pisa, e sempre più moltiplicava una simile famiglia, intanto che se alcuno de' nostri veri Religiosi, e Padri della Madre di Dio vi andava per aiuto di quella casa in breve si partiva per non poter soportare la libertà di simile adunanza.

Il P. Glicerio poi haveva inalzati questi, e particolarmente il primo sino alle stelle, etiam presso l'IlLmo e R.mo Arcivescovo non che appresso il R.mo Sig. Vicario Generale e però sempre più s'impossessava simile Prete in quella povera casa, e pigliava ardire etiam appresso il Magistrato della città e nobiltà di quella intanto che non più tenivano per Superiore il detto P. Glicerio, ma volevano fare del tutto a modo loro. Per il che il detto Padre per isfugire alquanto il travaglio determinò di passarsene in Sardegna, con l'occasione che di là doveva imbarcarsi per Cagliari il P. Pier Francesco della Madre di Dio Superiore fondatore delle Scuole Pie in quell'Isola, et havendo per la sua partenza nominato per suo sostituto il sopradetto Prete dissoluto con raccomandarlo all'Arcivescovo, si partì. Non trovando il P. Glicerio in Cagliari quello che pretendeva dopo non so che tempo se ne ritornò in Italia, e non trovando nelli suoi alievi nelle Scuole Pie di Pisa quella corrispondenza dovuta al Padre, si trasferì in Genoa, e quivi meno restando sodisfatto, al meglio che potè si sottomise in Pisa alli suoi, e finalmente fu forzato partirsene così permettendo S.D.M. per non havere havuto il fine che doveva in aggregare tali sogetti sotto lo stendardo di Religiosi Poveri della Madre di Dio.

Restati quelli soli e già padroni del campo, fecero quello che li piacque, e senza cercare parere da persona alcuna delli antichi, trasferirono la casa delle Scuole Pie in un posto vituperoso et indegno di habitatione per Religiosi, e per adunanza di giovanetti, contro la volontà anche di Sua Altezza Ser.ma la quale non li considerando più per Religiosi delle Scuole Pie, li lasciò vivere a loro modo.

Quando questi tali hebbero notitia delle gratie, che si speravano per certo dalla paterna carità del Sommo Pontefice Alessandro 7 dubitando di quel che li poteva succedere, si aggiutarono con memoriali alla S. Congregatione de Vescovi e Regulari dicendo male di molti, e del governo, e dello stato di Religione per le Scuole Pie, e non potendo far colpo, domandarono gratia di non essere sforzati a stare sotto il P. Generale, ma bensì sotto l'Ordinario et perchè ne meno a questo li era dato risposta, con finta di non so altro fine, vendendo li mobili di casa e sacrestia con dire erano tutte cose da loro portate, vendendo anche la casa si partirono da Pisa furtivamente.

E sebene li nostri Padri di Firenze ne parlarono con il Ser.mo Granduca e Prencipe Leopoldo, questi non volsero che se li facesse ostacolo alcuno con dire lasciateli non sono delle Scuole Pie, né sono mai stati tenuti per tali da noi, non vi curate della robba.

Notas

  1. I nomi sono omessi nel Ms