BerroAnnotazioni/Tomo3/Libro3/Cap07

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Cap. 7 Altra risposta ad altra scrittura

Saputosi in Italia, e fuori la publicatione del Breve reduttivo di Papa Innocenzo X furono fatte molte esclamationi di questo appresso la S. Sede Apostolica che molto vivamente constringevano; la parte, che haveva causato sì gran male, e posto in questo ballo il Sommo Pontefice, compose a suo modo una risposta, che hora non posso trovare, ma spero di haverla a ritrovare, havendola io più volte letta, e stava sicuramente in quelle che io conservavo. Porrò qui la risposta, che li fu fatta, e da quella in buona parte si scuopre la proposta.

Risposta ad una informatione data per giustificare la destru-tione della Religione delle Scuole Pie.

1 - Dice l'informatione che Clemente 8 negli ultimi anni del suo Pontificato meditasse questo Istituto per la città e distretto di Roma.

Doveva aggiongere, che non solo meditò quest'opera pia, ma che anche la benficò, et aiutola con ogni liberalità, assegnando agli operarli di essa scudi duecento annui di limosina, et in oltre rilaverebbe stabilita con altri maggiori privilegii (come promise) se non fosse stato prevenuto dalla morte.

2 - Che Paulo V l'eresse in Congregatione con regule, et voti semplici dispensabili dal Sommo Pontefice Romano, e che l'habito fosse modesto, e decente senza nudità di piedi, e che per ciò se ne vidde qualche profitto.

Poteva soggiongere la raggione, perchè questo Sommo Pontefice l'erigesse in Congregatione di voti semplici dispensabili etc. Haveva egli esperimentato quanto utile fosse quest'opera pia al christianesimo, e perciò volse, che in alcuni luoghi fuori di Roma si dilatasse, e si andasse di mano in mano stabilendo maggiormente etc.

Che poi l'habito fosse modesto, e decente, senza nudità di piedi, in questo chi informa, mostra non haver piena informatione di questo fatto. Mentre nel tempo di questo Sommo Pontefice il Sig. Cardinale Benedetto Giustiniano fautore e protettore di questo Istituto esso medesimo diede l'habito grosso, e rozzo, e concesse la nudità de' piedi al P. Fondatore, e suoi compagni. Non credo però si potesse chiamare immodesto e disdicevole quell'habito, che Christo Signor Nostro diede a suoi discepoli, e la Santità di N.S. Paulo V con il predetto Cardinale prudentemente approvò a questi operarli. Per ciò creddo io se ne vidde qualche profitto. E quando quest'habito non fusse paruto al vivente Sommo Pontefice conveniente, poteva riformarsi senza distruggerle l'essentia della perfettione religiosa.

3 - Che nel Pontificato di Gregorio XV si facesse assai conto di chi affettava santità, e che all'hora entrasse l'ipocresia negli operarti di questa Congregatione.

Questo punto a chi non è politico, et essaminatore delle attioni de' Prencipi, non può esser noto. Ma ad un buon christiano conviene credere, che la bontà, non finta, ma vera di tanto Pontefice, e di sì santa intentione, quale sa il mondo tutto, non approvasse mai la finta pietà, e facesse molto bene essaminare nelle prudenti Congre-gationi delli E.E.mi Cardinali azzioni ipocrite per reprovarle. Che poi privileggiasse con voti solenni gli operarii di detta Congregatione quali il suo antecessore haveva aggratiati di voti semplici, senza dubbio li trovò degni de suoi favori, mentre l'esperienza li mostrava fruttiferi alla Chiesa Catolica, e per ciò vi aggionse la maggior fermezza de voti solenni, senza scemare il rigore, nel quale erano a tempo dell'antecessore. Si che l'informatione, che s'oppone, con qualche segno d'animo alieno, l'ipocresia, et ambitione di quei primi operarli, e l'affettata santità di quel Pontificato riesce non veridica, anzi satirica. Perchè anche quando si fosse abbracciata vita rigorosa, e povera sotto questo s.to Pontefice, quale legge Christiana vole, o permette che s'attribuisca ad ambitione, et ipocresia il vivere conforme l'Evangelio? Concorrendo a questo la s.ta mente di un piissimo Pontefice, et il consenso commune d'una piena Congregatione di pru-dentissimi Cardinali, come apparisce per Breve, e decreto loro.

4 - Che li Superiori di questa Religione pensavano fondarla in tutte le parti del christianesimo, e che però l'hanno riempita di turba vile.

Pare che in ciò devono essere lodati, e non biasimati perchè essendo l'opera buona, così approvata dalla S. Sede Apostolica, si doveva desiderare la sua amplificazione e propagatione per utilità commune de popoli e che quasi innumerabili la ricchiedevano. Con tutto che per la scarsezza de soggetti sia stata data a moltissimi l'esclusiva, ancorché 111.mi Prelati e Prencipi, et a quelli a quali si è concessa la fondatione s'è data piena satisfatione, come ne fanno e faranno piena et indubitabile fede, quando anche li soggetti non siano stati tutti cavalieri del secolo (non essendo mancati anco di questi) gli altri che vengono tacciati di turba vile hanno con la virtù, come servi della B.V. e di Christo supplito alla sodisfatione de popoli, onde la taccia più di politico, che di christiano, vien da Christo ab-batuta. Che Elegit infirma mundi ut fortia quaeque confundat.

5 - Chiama satrapi quei Padri primi compagni del Fondatore, titolo opprobrioso, dato con quel solo fondamento che siino voluti mai uscire di Roma. Questo fondamento sicome è falso, così l'accusa non deve essere veridica.

Il P. Generale vecchio di 15 et 80 anni Fondatore uscì di Roma per la fondatione di Savona, e Genoa, Napoli, Narni etc. E gli altri suoi compagni mai hanno havuto (che in questi ultimi sette o otto anni) la residenza in Roma; ma in Provincie diverse per assistere a quelle, e per ciò si è procurato alla meglio con ogni possibilità allevare de soggetti, se non eminenti, almeno attissimi per sodisfare alle pie volontà di persone potenti, che instavano per le fondationi nei loro dominii.

6 - Che i rigori, e le riforme sono state causa della rilassatione, e stanchezza de soggetti per ritirarsi dalle fatiche dell'opera.

Si deve vedere più presto che non li rigori, ma la libertà d'alcuni pochi amatori poco della vita austera, se tal mancamento stato vi fosse, non siino la cagione. E però questi medesimi per arrivare al tramato fine di vita libera e secolare non incolpino le penitenze e rigori, quali, quanto giovino alla vita regulare per il buon essem-pio de prossimi, che s'impiegano nell'allievo della gioventù, lo testifichino, e con la dottrina, e molto più con l'essempio i santi Dottori Basilio il grande, e Gieronimo il massimo, che pur anco s'impiegarono, fatti cadaveri di penitenza, allo stordimento d'insegnare alla gioventù. Poteasi però se il rigore non si approvava dalla prudenza fiumana, moderarsi a tal segno, che anco il fiacco nello spirito potesse durare, ma non toglierlo a fatto, e dar libertà ampia alla sensualità, tra il pericolo della gioventù.

7 - Che il P. Calasantio per sua debolezza, o vero ambitione habbia posto a suo capricio in confusione tutto il governo, et empita di gente inetta tutta la Religione.

A questo punto risponde tutto Roma dove il P. Generale, Fondatore Calasantio è vissuto più di cinquanta anni con somma edifi-catione, et a Dio apparterà diffenderlo nel suo tribunale, mentre la modestia di simile soggetto non comporta che ancor vivente si predichino le sue qualità di prudenza e bontà di vita.

Che ciò sia supposto d'huomo appassionato l'istesse parole della proposta, che si corregge la debolezza in ambitione, lo manifestano, et al resto, della gente inetta, le sopradette risposte danno sodisfatione, non essendo gente inetta quella, che a pieno dà sodisfatione a chi deve.

8 - Che al tempo di Urbano 8 di f.m., siano state controversie tra Superiori e sudditi per il dispotico governo di quelli, et incapacità di questi.

Le controversie di alcuni laici, che pretendevano gli Ordini, e l'oppositioni fattegli non credo siino sufficienti per una estrema resolutione di destruttione, oltre che in parte erano quietati, e si potevano troncare con la satisfatione de' laici, o con l'espulsione. Se non volesse intendere li disturbi che li novi governi introdotti a forza di favori, hanno cagionato, perchè non si vedeva ne' soggetti favoriti virtù religiosa sufficiente al mantenimento della vita religiosa, e solo si è richiamato a Superiori, che in questo hanno veduto (se non vogliamo occultare il vero) la capacità del novello governo, quanto dispotico e violento sia stato, appresso il quale i bravi et audaci havevano il luogo principale.

Si che non dal Calasantio, ma dalla moltitudine di tutto il corpo, né dall'ambitione di quello (che facilmente si oppone) ma dal zelo de' più osservanti nasceva qualche ricchiamo contro l'into-lerabile maniera di chi governava a bacchetta appoggiata a supremo favore. E che maraviglia è che alcuni novelli Assistenti, non de' migliori di tutta la Religione (come suppone) ma de' buoni, non potessero aggiustare la loro volontà pia, con chi affettava vita secu-laresca, e non regulare?

E però fu necessario cedere alla forza di chi haveva l'orecchio continuo di Nostro Signore e potea con informationi sinistre defraudare la pia intentione del buon Pontefice, lasciato il governo in mano solo di colui, a chi poi Dio presto lo tolse.

9 - Che il governo rimesso al P. Visitatore, et ad un'altro sii caminato quieto, e bene per qualche tempo, sinché l'ambitione del Calasantio non l'ha disturbato.

A questo, che gratis si oppone, non è necessaria altra risposta, che la testimonianza di cinquecento Religiosi che sanno quanto travaglio pativano in simile governo, per vedere in questo tempo la loro Religione precipitare alla ruina. Et il titolo d'ambitioso, che si dà ad un buon vecchio nonagenario benemarito tanto alla Chiesa di Dio, testifica l'animo di chi scrive l'informatione.

10 - Che per due anni si sia aggitata la causa delle Scuole Pie in una Congregatione per ordine di Papa Innocenzo e che altro rimedio non si è trovato per sussistenza della Religione, che la re-dutione.

Si sa certo per lettere d'uno Em.o che si esibiranno, quando si richiedessero, che la S. Congregatione haveva fatta con miglior sentimento altra resolutione nova dello stabilimento della Religione, e della reintegratione al governo del P. Generale e Fondatore Calasantio. Che poi tra pochi giorni habbia fatta sì diversa conclusione, quale al presente si raccoglie dal Breve, uscito all'improviso, inaudita parte, senza dar le diffese, ne udir le ragioni della verità del fatto, oltra che tra lo spatio di due anni, due sole volte si è radunata la predetta Congregatione, fa venire in sospetto gli huomini prudenti, a di sorrettione, o di potenza grande di chi non vuole nella Chiesa di Dio PInstituto delle Scuole Pie, quale la pietà del Calasantio fin dal tempo di Clemente 8. di g.m., e non l'ambitione né l'ipocresia sopposta haveva eccitato, con palpabile progresso in Roma, e poi dilatato in varie Provincie, per mantenimento del quale che una S. Congregatione non habbia trovato altro rimedio, che la destrutione, non mi pare credibile. Che se altri mezzi havesse mai adoprati, e non fossero giovati, si potrebbe all'hora rendere probabile in questo punto l'informatione che s'oppone a questo solo trovato espediente. E se niun'altro più mite si è adoprato, come questo è solo espediente?

11 - Che l'Instituto ridotto in Congregatione di Preti meglio si sosterrà, senz'asprezza e rigore di vita, con la povertà in particolare, e non in commune.

Non credo raggione, né politica, o Christiana o humana, o divina, che questo paradosso mi faccia intendere, e possa persuadere, che la vita seculare meglio sii per mantenere un Instituto, che ricerca (come dice la medesima informatione) soggetti irreprensibili,. meglio dico possa mantenere la vita secolare, che la regulare. E che la larghezza del senso in una vita senza disciplina, senza digiuni, e senza mortificationi, senza l'austerità della Religione più casta sia per conservarsi. L'esperienza d'un anno mostra quanto poco catolica sia questa suppositione. Che se qualche cosa si doveva moderare dell'austerità per agevolare l'Instituto, non si doveva togliere la regu-larità, che non solo toglie la povertà in commune, ma concede ancora la proprietà in particolare, contro il detto di chi riforma.

12 - Che la soggettione agli Ordinarli sii efficacissimo rimedio* per mantenimento dell'Istituto, massime nelle parti remote.

Supposta la diligente vigilanza de' Vescovi saria cosa credibile,, quando l'esperienza... della verità non mostrasse il contrario, non potendo questi Sig. Prelati supplire alle parrocchie, e chi meglio vedde e conosce i sogetti atti, che li Superiori interni? e gli esterni per non conoscerli, fanno Superiori gl'inabili, et anco rilassati nella. vita, mentre hanno appresso loro fautori.

13 - Che non deve importare a chi che sia, che sia fatta Congregatione la Religione mentre vi è pochissima alteratione.

Anzi a chi ha nome di diffensore della pietà, deve adoprarsi con ogni efficacia, che l'Istituto delle Scuole Pie sii unito con la perfetione regulare, e non si riduca alla larghezza seculare, quale infiniti pedanti professano, e pure da essi non si raccoglie quel frutto, che da questi operarli religiosi gode il mondo. Né si può dare in buona filosofia, farsi poca alteratione, dove è la totale destrutione della perfettione.

14 - Che li professi restano obligati al voto e non disciolti.

E tanto più difforme riuscirà mettere tra questi quelli che possono vivere discioltamente e non obbligati a pesi regulari. Se bene la dottrina d'alcuni dottori clasici dà occasione d'assai dubitare, se possa sussistere un patto, quando si violano le conditioni; ma questo poco importa.

15 - Che è troppa deformità che in una Provincia resti Religione et che con simile essempio altri Principi la vorranno anco loro, né se gli potrà negare.

Non è dubbio, che l'uniformità regulare è più espediente per ciascun luogo, benché l'essempio in simil caso toglie la taccia della deformità, e perchè i Principi ne faranno istanza, conviene che la Religione resti nello stato primiero di perfettione.

16 - Che puole essere il frutto di questi Religiosi nella Polonia, ma nasce dall'Istituto, e non dalla Religione.

Quel puoi essere, ad una testimonianza Regia, ed un Regno tutto autenticata, dà saggio che ha natura poco affettionata, chi tragiversa in attioni manifeste la vita regulare congionta alla pietà d'amaestrare la gioventù, e non dalla nostra pedanteria, e sospetta della fede Reale. E chi non sa nascere il frutto, come da prima causa dalla Religione unita all'Istituto, e non dal semplice Istituto? e la buona eddifficatione de prossimi ci si agira.

17 - Che l'assegnamento dell'elemosine fatto nelle case di Polonia è contro le Regule.

Le dette Regule nel Cap. De Paupertate manifestano l'errore di chi informa, e che non fa buona conseguenza. Donque bisogna levar via il rigore a fatto, perchè le case di Polonia vivono di elemosine assegnate. Essendo la premessa contro alla conseguenza, anzi doveva concludere: si levino questi assegnamenti di limosine, e si mantenghi per tutto la povertà evangelica, che è a tutti di buona edificatione et all'eretico stimolo di conversione.

18 - Che chi insegna non si deve ridurre a mangiare un tozzo di pane mendicato dalla carità de fedeli, né dormire sopra un saccone.

A questo inconveniente si poteva remediare con l'aggiunta d'un matarazzo, e d'una pagnotta intera, anzi con il predetto assegnamento annuo di limosina, che i fondatori hanno stabilito nelle case di Polonia, et per prima il medesimo Fondatore stabilì in Narni, né era necessario per sì poca cosa, lasciare la briglia alla vita seculare.

19 - Che deve dunque S. Maestà restar sodisfatta della S. reso-lutione presa da N. Signore non togliendo l'Istituto, ma quel rigore, che lo rende difforme.

Anzi per questo il piissimo Re non deve restare sodisfatto, mentre vedde che l'Istituto delle Scuole Pie, quale egli esperimenta utilissimo resta a fatto disfatto per simile resolutione, togliendole quel decoro di vita regulare, che l'abbelliva, e quel rigore, che lo rendea frutuosissimo.

In Italia tutta furono fatte molte scritture a favore dello stato regulare della Religione de Chierici Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie. In Sicilia, in Genoa, in Toscana, in Roma et io alcune di quelle ho havuto nelle mani, ma non trovandole hora tengo restassero fra le altre da me più volte con lacrime nominate per essere state gran parte brugiate.

Qui hora porrò quella che fece in Germania il M.R.P. Valeriano Magni teologo capucino, fratello de Plll.mo Sig. Conte Magni padrone della città di Straniz in Moravia.

Notas