BerroAnnotazioni/Tomo3/Libro3/Cap13

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Cap. 13 Quanto operasse a prò delle Scuole Pie, l'ULmo et Eccmo Sig. Duca d'Ossolim

Questo Ill.mo et Eccmo Signore fu tanto santamente prudente e christianamente politico, che nelli suoi tempi fu stimato il più prudente Prencipe dell'Europa, per il che fu dal Ser.mo e Potent.mo Re di Polonia e Svetia Vladislao Quarto mandato al Sommo Pontefice Urbano 8 per ambasciatore di ubidienza, nella quale fontione fece stupire Roma, et in essa il mondo tutto, si che da molti ne fu preso il suo ritratto.

Eletto gran Cancellerò di quella Ser.ma Republica, e Potentissimo Regno lo guidò in modo tale, che sempre fu felicissimo e fortunatissimo et la Maestà del Re, e potenza della Republica essendo all'uno e all'altri un fedelissimo Achille et Direttore d'ogni bene.

Con tutto che fosse di tanta politica mondana ornato, che un potentato hebbe a dire: Più volentieri mi eleggerebbi la prudenza e politica del Duca d'Ossolim gran Canceliere di Polonia, che la potenza del Turco. Un altro disse: Più invidia porto alla politica del Duca d'Ossolim, che alla grandezza del Re di Spagna.

Con tutto ciò era tanto affettionato alla Religione delle Scuole Pie, et al suo V. Fondatore P. Gioseppe della Madre di Dio, che per solevarla et ampliarla non lasciò mai impresa alcuna, ancorché difficilissima e quasi impossibile, come fu il procurare et ottenere che nella Dieta Generale del vastissimo Regno di Polonia tanto il braccio ecclesiastico, quanto l'equestre supplicassero il Sommo Pontefice per le Scuole Pie, come più a basso.

Non contento di questo fece che il Re, ne scrivesse con sentimento grandissimo al Sommo Pontefice Innocenzo X et che desse speciale comissione all'Ill.mo et Eccmo Sig. Conte Magni suo ambasciatore straordinario per la guerra contro il Turco di parlare e costringere il detto Sommo Pontefice per la reintegratione delle Scuole Pie in Religione.

Et perchè conobbe che il detto Eccmo Ambasciatore era stato in questo meno ardente di quello esso desiderava si elesse di venire in Roma particolarmente per havere dal Sommo Pontefice questa gratia, et si pose in ordine per il viaggio et licentiatosi da tutti li suoi ed anche dal Regno e Re, postosi in via, e parttio con molta pompa, et accompagnamento da Varsavia, verso il suo delitioso luogo detto Italia, la mattina in vestendosi per proseguire il suo viaggio di Roma fu assalito da una ipoplesia, che in poche hore ricevuto li SS.i Sacramenti passò all'eternità, et piamente credo all'eterna vita. Quanto siano obligati li Religiosi delle Scuole Pie a Sua Ecca dall'incluse sue lettere si puole in parte raccogliere.

Lettera di S. Ecc. al Carlinal Panziroli.

Em.mo e Rev.mo Sig.re mio coll.mo

Li Pri Honofrio del Smo. Sacramento, e Giacinto di S. Gregorio, superiori delli Pri delle Scuole pie in Polonia, considerando la fermezza di S. S.tà nel volere che la loro Religione resti estinta per termine di lui osservanza, et ubbidienza alla Sede Apostolica, a dì 11 Aprile significarono a S. M.tà per mezo del sig.r segretario Fan-toni, che abbandonando queste case loro, disponevano la partenza da questo Regno raccommandando alla clemenza di S. M.tà li giovani professi, et hormai constituiti in sacris, dell'istesso Ordine, disperando che in esse parti sia riuscibile la Congregazione, pretesa da S. S.tà con la estintione della Religione loro; per lo che proseguendo l'incominciato licentiamento non senza horrore di S. M.tà, e di molti furono a dì 12 al sudd° mese alla mia casa per prender congedo da me ancora. Confesso a V. Em.za che io ancora inhorridij, e trattenutili, parlai di questo fatto con S. Maestà e con più senatori, che si trovano in Corte, e giudicossi questo caso esser tale, che se ne dovesse fare publica propositione nella vicina Dieta, come seguì: il senso della quale conoscerà V.S. dalle lettere dirette a S. S.tà cosi dallo Stato Ecclesiastico de' Vescovi, come del publico del resto della Dieta prossime passata. Et perchè dalla mia carica pendono tutte le speditioni di questa Republica, mi trovo obligato di pregar Va Em.za voglia portare alla cognitione di N.S. alcune cose, quali non ho giudicato bene inserire nelle sudd.e lettere.

Primeramente corre per questo Regno la connessa scrittura, già portata di ordine di S.M.R. alla notitia di S. S.tà con la quale si adducono le ragioni di surrettione intervenute nell'estimatione di questo Sacro Ordine, qual scrittura porta seco argomenti noti, et creduti dal mondo, et efficaci a persuadere, come avviene, che non si trova persona veruna, la quale resti capace di questo fatto. In questo Regno le Religioni osservanti, e che con sincera povertà vivono con austerità esemplare, sono in veneratione anco appresso gli heretici, li quali non sanno come intendere che in Roma si studii alla riforma di questa povertà, e rigor di vita, per trarne una Congrega-tione, sciolta dal voto di povertà, e obbligo di vivere con quel rigore, che è conforme agli essempij Ap.lici et de' Santi della primitiva Chiesa. Et veram.te quando li sudd.i Pri havessero abbandonato queste loro case Religiose, haveria senza dubio alcun l'abbandono d'una copiosa gioventù, educata religiosissimamente, conturbato la pietà anco e divotione, che li più divoti cattolici professano a cotesta Santa Sede. L'erettione della pretesa Congreg.ne, la quale abbraccia la gioventù sudetta, è impratticabile in queste parti, et in questo caso saria detestata, quasi nuovo parto, suscitato dalle reliquie d'un Ordine Sacro distrutto, come si ha insinuato. Di che viveranno quei giovani, che per solenne voto di povertà fatto sotto la fede dell'Autorità Apost.ca hanno abbandonato quanto havevano? Quanto mostruosa sarà la con-ditione di quelli, che a titolo di povertà Ap.lica si trovano ordinati, subdiaconi, diaconi e sacerdoti? A che servirà loro un poco d'huma-nìtà, appresa in pocchi anni, mentre ad alcuni haveria giovato qualsivoglia altro talento? Lascio considerare il resto alla clemenza e pietà di V. Em.za e di N.S. il quale essendo Vicario di Christo in terra saprà per sua prudenza con l'esempio di S.D. M.tà, mutar qualsivoglia suo decreto, forzato dalle humili preghiere de' Clienti; cosa che così ricerca lode, et accrescimento di filial benevolenza a S. S.tà, et alla Sede Ap.lica, come il Grande Iddio con simile pietà si concilia l'osservanza et amore delle sue creature. Laonde ho con-ceputo sicura speranza che S. S.tà conforme l'esempio d'altri Pontefici in simil caso, et all'istanza et consiglio di persone private, darà luogo all'istanze di S. M.tà e di tutta la Republica, la quale ne ri-por tara non solo la sodisfatione, che il Sacro Ordine delle Scuole Pie sia rimesso, ma molto più dal non esser proposta l'humile instanza del Publico di questa Natione. E perchè si sa quanto da S. S.tà sia stimato il Consiglio di. V. Em.za, le indirizzo le lettere di S. M.tà, del Clero e del resto della Republica con sicura speranza, che la circonstanza d'intercessione così grande et insolita, giustificherà avanti Iddio, et avanti il mondo la mutatione del decreto Pontificio, senza dubbio appoggiato a molti capi di vera prudenza, et equità. V. Em.za poi può ben credere, che ella verrà a gran parte dell'obbligo, che le professerà tutto questo Regno; et Io in particolare che me le dichiaro divotissimo servo, augurandole felicità con che sinceramente le bacio le mani. Di Varsavia a di 15 giugno 1647. Di V. Em.za Rev.ma div.mo et obblig.mo servitore

Il Duca d'Ossolin Gran Cancelliere del Regno di Polonia.

Fu scritta di propria mano di Sua Ecc.za.

Notas