ChiaraVita/Cap11

De WikiPía
Saltar a: navegación, buscar

Cap10
Tema anterior

ChiaraVita/Cap11
Índice

Cap12
Siguiente tema

Ver traducción en Castellano

Poi questi esercizii di Carità si dispone Giosepe a fare Instituto delle Scuole Pie, che vedeva necessario per i figluoli. Cap. XI.

Acceso da questo motivo interno che via più sempre cresceva nel petto di questo servo di Dio d’aiutare li teneri figlioli in guidarli al conoscimento del suo Creatore scorgendoli bisognosi, d’operarii per insegnarli nei primi rudimenti della nostra santa fede, conosceva pure assai giovevole agli huomini l’imprimersi il timore di Dios nell’età puerile al parere di Plutarco, quale parlando De Cultura Puerorum dice: sicut sigillos mollibus imprimunt ab ceris, sic discipline puerilibus ad huc annis infiguntur[Notas 1]. Di sicuro appresso dalla fanciulleza, e il timore di Dio non valerebbe l’inimico crescendo gl’anni deviare dal retto, e sedurli ai pecati si come ciò bene insperimentò in se stesso nell’aiuto divino. E legendo con attenzione quelle parole di S. Giovanne Crisistomo: Caeci sunt parentes qui corpora natorum suorum amant, animos vero perdunt[Notas 2] e dolendosi di vedere i figluoli in questo abandono, li disse: Parentes corporum non animarum, rimpoverandoli con molta raggione, che all’hora si riempino di dolore e tristeza quando filios pauperes vident, si autem illos peccantes audiunt nemo sistans. Non poteva anco egli di ciò non affliggersi con la considerazione de si estrema trascuraggine e bisognio necessario di questa generalità, e l’alta providenza, che dal cielo rimirando quella standone i loro padri lontani da quello, che concerne al beneficio dell’anima e solo essere intenti nella sollecitudine delle cose terrene, puoco curarsi dell’impegno d’incaminarli al suo santo timore, voleva a nuostri tempi provederli in così estrema necessità d’un degno operario, disponeva questo suo servo in addittarli il modo d’intraprendere la cura di quelli dei quelli esso doveva essere padre delle loro anime, e pio proveditore del vero cibo, in una fame, e penuria così grande degl’alimenti spirituali, necessario sostegno delle loro anime, che tutte venivano meno senza l’humano aiuto, et acciò havessero il necessario mantenimento del grano all’eterno vivere, elesse questo pio reparatore con suoi seguaci dell’humana generazione, in sapere erigere i suoi magazeni, ed in quelli con suoi eletti della vocazione divina distribuissero con vera pietà i pascoli della vita all’affamati. Dunque conoscendo Gioseppe il Pio in quell’essercizio della visita de poveri con suoi rammarichi, che li figlioli della gente povera per tutto non havevano istruzione alcuna della nostra santa fede, e l’inimico della nostra salute a sua posta imprimeva nelle loro menti ogni mala semenza, ed esposizione ai vizii, e peccati, pensò in che maniera quelli si potessero aiutare con operarii, che s’impiegassero a tale profitevole e necessario impegno.

Osservò che li maestri non ammetevano in Roma nelle scuole senon quelli da i quali se gli dava la paga, per il loro sostegno, e pochi, sei o sette gratis all’obligo tenevano del loro non sufficiente studio, se gli donava della città, e quelli pure erano a compiacenza. Deliberò di comparire nel Campidoglio al Conseglio per supplicare quell’Emmo. Senato acciò si degnasse d’accrescere la paga alli maestri de rioni, e questi ricevessero più di numero scolari poveri alle loro scuole, rappresentandoli quanto ciò fosse di dovere in darci mira al comune bisogno in materia spettante al nome christiano, tanto giovevole e necesistossa stava quell’età in Roma, massime i figluoli de’ poveri. E perche intese non potersi dar mente a questo alle gravezze che di presente ne stava il Senato, conferì anco il suo pensiero con l’Emmo. Sigr. Cardinale March Antonio Colonna, et humilmente lo pregò si compiacesse operare con quelli, gl’espose sapere l’Emma. Sua, acciò aprissero qualche scuola nelle loro, a tale effetto per i figluoli piccoli, ma come costoro dissero, che non ammetevano nelle sue scuole figliuoli piccoli dai primi rudimenti di grammatica, si scusarono di non potere far questo.

Havendo per tutto veduto il pietosissimo Gioseppe difficultarsi ogni attentato ad un’opera tanto necessaria la riconosceva per i figliuoli, si rivoltò confidente con l’orazione all’aiuto divino, acciò si degnasse la pietà divina di mostrarli qual’era l’estrada e il modo con che si poteva effetuare quello in che ardeva il suo cuore a maggiore suo servizio, e bene di queste anime. Intese il servo di Dio che questa sollecitudine e cura che teneva nel suo petto era posta e riserbata nelle sue mani per eseguirla, quale non dubitasse d’intraprendere, che vedrebbe l’aiuto divino, e gia questo essere il tempo nel quale havea d’esporsi a far guerra al Demonio, contro il quale fanciullo s’accingeva a volerlo uccidere, che altro non era, che incaminasse i simili di quella sua età con suoi seguaci nella professione alla cognizione e all’amore di Dio, con aprire le scuole di pietà divina nella Santa Chiesa, nella quale con l’esercizio delle buone lettere dai primi rudimenti s’instruirebbono li figliuoli, in quale tutto deveno sapere al loro nome hanno di christiano, e questo se gli dava al merito et intercessione della sua cara Madre de la quele voleva fosse l’instituto delle sue opere di pietà, si come pregato l’havea con le sue fervorose preghieri il suo servo fedele e pio.

È mirabile l’operare di Dio pieno tutto d’infinita carità a nostro comune beneficio, e grande il potere et amorosa pietà della sua Sma. Madre verso il genere humano, si come conobbe questo suo servo, usavano con esso, e la Madre et il Figlio nell’incaminarlo al suo santo servizio e bene dell’anime, che tutto confidente nel suo aiuto e patrocinio della Sma. Vergine della quale era l’opera che se l’imponeva, si deliberò d’eseguirla. Conferì il suo proposito con alcuni sacerdoti che gli parvero disposti dei quali ne ridusse due al suo volere, e convennero a loro sodisfazzione di quello, gli recercarono, per il travaglio in fare quanto gli veniva da esso ordinato. Ottene dal Paroco di S. Dorotea in Transtevere due stanze opportune e commode per le scuole. Nelle quali con gran suo fervore diede principio alle sue Scuole Pie nel 1600. E qui conobbe la fierezza e lo sdegno del suo Nemico, che da sì infermi e deboli fondamenti temeva un grande edificio alzarsi con una crudelissima guerra a tutto l’inferno. E se le difficoltà davano vigore al suo nemico, l’infortunii più forte lo rendevano. Non si perdette disperanza nell proseguirli, scorgendo i suoi compagni già tediati in fare le scuole, che si fecero sentire di non potere durare in quell’osservanza e rigoroso tenore, e invero era più grande la forza e il travaglio di questo servo di Dio con la sua vita così austera perche tutto intenso et assiduo nell’orazione, terminate le scuole, osservavano, che sosteneva il suo corpo con il solo pane et acqua, il che se da essi non si ricercava, standone nel loro commodo, poteva ciò esserli di rossore, a non saperlo seguire, rimanevano ben si ammirati di tanta bontà et humiltà di Gioseppe in vederlo anco applicato in accommodare, e scuopare con suoi mani le scuole da matina e sera. Stupefatti di quella carità, e modo con il quale assisteva a si santa opera in guidare i figliuoli, che si rendettero in seguire l’incominciato. E crescendo il numero de’scuolari, gli fù bisognio di prendere altre stanze vicine con la pigione di scudi trenta annui, et altri maestri con suo assignamento alla disposizione del numero de figliuoli. Erano scorsi tre anni quando il Paroco de S. Dorotea passò a miglio vita, e perche il successore si fece assentire di volere libere, et a suo piacere le stanze come duteli del difonto, Gioseppe appunto havea disposto di lasciare quel posto, havendo veduto essere travaglioso a scolari il venire dalla città a Transtevere, e quelli essere in gran numero, volintieri gli le remise, e transferì le sue Scuole Pie in una casa che già havea appiggionata nella Strada Maestra, che va a S. Carlo de Catenari incontro al vicolo della Chiesa de Santi Cosmo e Damiano dei Barberi.

Notas

  1. Som.2.Cap. 8º
  2. In Ps 43 Hom. 8ª tom 6 fog. 1049 (?)