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Cap. 6 Quanto operavano li avversarli contro la Redintegratione

Se il R.mo P. Silvestro Pietra Santa Giesuita nostro Visitatore, et il P. Stefano degli Angeli havessero detto da dovero che il scuopo principale era di quietare la nostra povera Religione, e ritornare nel suo posto il N.V.P. Fondatore Generale, al certo che vista la giusta e santa determinatione decretata dalla Sac. Congregatione delli Em.mi Sig. Cardinali deputati che il P.V.N. Fondatore fosse posto nel suo governo, haverebbono ambi due cooperato a detta reintegratione; ma mentre hanno fatto il contrario, si puole con ogni verità dire, che furono tutte parole dopie, e politica machiavellina per ador-mentare con parolle la povera Religione et riuscirne con la loro di mantenersi almeno in possesso del governo, quando non vi fusse stato altro di peggio ancora, che era evellere et destruere.

Questo benissimo si conosce perchè havendo la detta Sac. Congregatione determinata la redintegratione et data l'hora di effettuarla, perchè non li piacque impedirono, et imbrogliarono in tale modo le carte, che ne meno la prima potenza d'Italia, o almeno il primo Principe assoluto con le sue istanze non potè superarle come dalle qui sotto scritte lettere chiaramente si vedde.

Lettera prima

A tergo: Al P. Vincenzo della Concettione Sacerdote delle Scuole Pie - Napoli

Intus: Pax Xpi.

Ho visto quanto V. R. mi scrive nella sua delli 16 del corrente.

Quanto alle cose nre altro di nuovo non è successo perchè se-bene fu fatta la Congregatione conforme si scrisse, non perciò determinarono cosa alcuna, dicendosi hora che S. Sta voglia essa terminare il tutto; per il qual effetto hoggi il Sig. Ambasciatore di Toscana con l'occasione dell'udienza, ne tratterà con S. Sta portandogli a tal effetto un longo memoriale da noi datogli per S. Sta et ad esso raccomandato si che speriamo che fra breve si sentirà qualche resolutione qual seguendo subito se ne darà avviso.

Intanto non manchi di farne far oratione al Sig. conforme ha fatto per il passato, acciò faccia esseguire la sua s.a volontà e ci benedica sempre. Roma adi 23 7bre 1645.

Si è dato al Pron Quaranta un plico di lettere per il P. Pietro di Sassolo et un capello et officiolo per il Sig. Cotignola che gli manda il Sig. Cartonio di Roma.

Servo nel Signore Gioseppe della Madre di Dio

Lettera 2a al medesimo

Ho visto quanto V. R. mi scrive nella sua del 23 del cadente, alla quale rispondo conforme credo havergli un'altra volta scritto, che circa le cose nre non se ne ha più da trattar in Congregatione da questi Em.mi deputati, stando in petto di S. Sta dalla quale stiamo aspettando di giorno in giorno quello che havrà risoluto, e perchè vi sono molti e potenti avversarij che ostano al nro Istituto, si dubbita che vadi in longo. Pertanto non manchi di far fare oratione al Sig. acciò quanto prima faccia riuscire quello che è di maggior sua gloria. Circa le mutationi credo che le farà il P. Stefano; non occo-rendomi altro prego il Sig. ci benedica tutti. Roma adi 30 7bre 1645.

Servo nel Signore Gioseppe della Madre di Dio

Lettera 3a al medesimo

Alla lettera di V. R. dell'ultimo del passato rispondo che la Sta di N. Sig. sino adesso non ha voluto dichiarare l'intento suo circa le cose nre, ma risponde che le considerare; siche pare che il negotio vadi un poco in longo e sarà necessario allongar noi ancora la partenza e speranza in Dio benedetto. Intanto il P. Stefano con li suoi adherenti fa la mutatione de suggetti per le case, come forsi costi n'intenderanno qualche nova con la presente posta. Roma adi 7 8bre 1645.

Servo nel Signore Gioseppe della Madre di Dio

Lettera 4a al medesimo

Rispondo alla letera di V. R. delli 7 del corr.e, dicendo che le cose nre pure stanno nell'istesso modo come si scrisse; e l'Ambasc.6 di Toscana non ha riportato dal Papa se non parole generali, come si havrà considerar .ne di far cosa conveniente. Altro non si puoi fare che pregar S. D. M. l'illumini acciò possa risolver quello che è di maggior sua gloria. S'intende poi che il P. Vincenzo Maria sia per venir costì Prov.le quanto p.a. Il P. Glie.0 è Prov.le di Roma e Ministro di Narni; il P. Gio. Bta di S. Tecla Min.° di Norcia; il P. Ignatio genovese Min.° di Genova; e si dice che il P. Carlo di S. Giuseppe debba andar a Palermo ma non si sa con qual ordine. Roma adì 14 8bre 1645.

Servo nel Signore Gioseppe della Madre di Dio

Considera lettore che il P. Stefano con questa mutatione di Superiori volse dichiarare, che era stato annullato dal Papa il decreto fatto dalli Emi Cardinali deputati a favore del N.V.P. Fondatore Generale, perchè per altro non vi era tale necessità, essendo tutti eletti non molto prima et entro alli due anni.

Notas