BerroAnnotazioni/Tomo3/Libro1/Cap29
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- Cap. 29 Strapazzi fatti a nostri Religiosi nelle Scuole Pie di Bisignano
Mons. Ill.mo e R.mo Gio. Batta di Paola casata delle primarie in........<ref group='Notas'>I nomi sono omessi nel Ms</ref> era Vescovo di Bisignano in Calabria, con l'Ill.mo et Ecc.mo Prencipe di detta città opperarono tanto con li nostri Superiori, che furono costretti a fondare in detta città assai distrutta la casa delle Scuole Pie, senza havere cosa alcuna dove ap-pogiare la detta fondatione. Ma perchè li nostri V.V. Padri Superiori non pensavano ad altro che alla maggior gloria di Dio, et aiuto de poveri, mandarono in quella città il P. Francesco di S. Caterina non so che tempo dopo la fondatione delle Scuole Pie di Napoli.
La diligenza di detto Padre aggiutata con la carità delle persone divote, diede principio ad una fabrica in uno delli sette colli, e quartieri della città, et si andò facendo molto adagiatamente perchè povera è quella provincia e più povera è la detta città. Ma con il divino aiuto si fece un principio di assai buona casa con alquante stanze per li Padri e scuole separate dal claustro nostro per li scuolari, et in tempo di Religione vi è sempre stato buona famiglia, e si sono vestiti anche diversi buoni sogetti di detta Provincia. Mons. Ill.mo Vescovo detto si mostrava amorevolissimo, e si sperava dovesse delli suoi beni patrimoniali far compire la detta fabrica et in tempo delli suoi travagli che furono grandi li nostri Padri lo servirono et aggirarono molto in quello che essi potevano et anche in Roma mentre molti anni hebbe sopra Vicario Apostolico, et era del tutto privo della episcopale giurisditione, nonché delle intrate et essercitio episcopale, ma poi publicato in Roma il nostro Breve della redutione, et havuto esso la giurisditione etiam con la buona attestatione che di sua Ill.ma fece in Roma alle S. Congregationi il N.V.P. Fondatore essendo Generale, non proseguì nella cominciata amorevolezza, et nella sua morte non lasciò cosa alcuna alli nostri Padri, ma bensì alli P.P. Giesuiti di Cossenza per quanto intendo, essendoli morti prima tutti li suoi nepoti. Anzi di più (dirò permisse) il seguente strapazzo ad un de' nostri Religiosi.
Il fr.llo Giovanni di S. Giacinto nostro professo vivo e nativo di Bisignano haveva maritata in detta città una sua sorella, o pur nepote che li fosse, hor andando detta giovinetta per la città con altre donne honorate, dopo che era stata maritata, un giovane sfacciatamente in publica strada se li gettò al collo e la bagiò, dal quale successo il marito della giovinetta ne voleva fare quel maggior risentimento che havesse potuto da se e per via della giustitia.
Il tribunale episcopale favorendo il delinquente (non so per qual causa) procurarono d'haver la pace con più mezzi, ma non riuscendoli, mandarono a chiamare il nostro Religioso Gio. di S. Giacinto, et in diversi modi l'insinuarono questa pace a favore del detto delinquente, et con espresso ordine di Mons. Ill.mo Vescovo ne la comandarono, et assignarono non so che giorni di tempo.
Dopo fu cittato a dare la detta pace comparve e disse che per la parte sua esso come Religioso era morto al mondo, che li era assaissimo spiaciuto l'atto fatto, perchè era offesa di Dio, ma che nel resto esso non desiderava, ne procurava danno alcuno al delinquente et che però non haveva che darli pace mentre non li portava odio alcuno.
AlPhora rispose il tribunale non ci basta questo; noi vogliamo che li date la pace et che comparisca scritta, ed egli soggionse: Pigliatela come volete, io per la parte mia do la pace a N. Mi è spiaciuto il peccato et l'affronto fatto al mio sangue, ma nel resto io non li voglio male. Scrivete la pace come vi piace che io la dono per la parte mia.
Compito questo punto volevano che desse la pace a nome anche del suo cugnato marito della giovinetta offesa. A questo rispose il nostro fr.llo Gio. di S. Giacinto, che esso non poteva promettere per altri, che esso non intrava nella volontà di suo cugnato, et che però non doveva essere constretto in cosa che non stava in suo potere, et stando sempre fermo in questa determinatione sì giusta si partì dalla Curia. Per il che fu scomunicato per cedoloni, et haven-done havuto copia autentica se ne venne in Roma, et guidato dove faceva bisogno fu giudicata la scomunica nulla et ingiusta, et con lettere della S. Congregatione che seco portò se ne tornò alla patria per affaticarvi religiosamente nelle Scuole Pie, come ha fatto.