BerroAnnotazioni/Tomo3/Libro1/Cap27
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Cap. 27 Partenza mia da Napoli e stanza mia in Roma
Vedendo che in mare il tempo non si aggiustava, et havendo ricevuto lettera di Roma che mi chiamava il N.V.P. Fondatore, sebene il tempo ne meno per terra era buono, con tutto ciò mi risolvei di partire con il procaccio, havendo havuto da' nostri sei ducati et alcune limosine d'altre persone, sì che feci che un mio penitente aggiustasse col il procaccio, seben poi mi trovai con un veturino di malissimo procedere che mi maltratò assaissimo, oltre che hebbi strade infelicissime e quasi senza acqua dal cielo.
Gionsi in Roma alli 8 o nove di dicembre 1646 fui dal mio V. Fondatore ricevuto con ogni affetto, e dagli altri P.P. antichi, et otto giorni dopo fui assaltato da una gran febre, che mi strapazzò tutto l'inverno, né mi potei rihavere bene se non per aprile seguente.
Il V.P. Pietro primo compagno del N.V.P. Fondatore con li P.P. Francesco della Nuntiata, Castiglia Superiore di casa et alcuni, anzi molti altri nostri antichi Religiosi etiam non sacerdoti mi amavano et accarezzavano da veri Religiosi, ma alcuni altri aderenti al P. Stefano degli Angeli si dimostravano non poco appassionati sì da loro, come anche con commovere altri del loro partito, et però essendo proposto in una adunanza o congregatione di essere ammesso di famiglia della casa di S. Pantaleo di Roma, posto a voti secreti restai escluso. E stando a letto con la febre, mi vennero al letto il P. Antonio di S. Michele, calabrese, et il clerico Luca di S. Bernardo genovese, che mi dissero che io essendo stato escluso mi dovessi procurare altra casa per mia habitatione, perchè quando però saressi del tutto guarito vi possi andare.
Risposi io che all'hora mi trovavo travagliato dalla febre, che poi ci saressimo parlati. Il giorno seguente contai il tutto al N.V.P. Fondatore che di tale imbasciata se ne afflisse molto, come anche li altri sopra nominati P.P. antichi, e tutti mi fecero animo, dicendomi che procurassi di guarire che nel resto non dubitassi. Guarito che fui feci il seguente memoriale e sottoscritto dalli nostri Ven. P.P. Fondatore e Pietro suo primo compagno, ed anche dal P. Gio. di Giesù Maria Ministro o Superiore della casa, lo portai dall'IU.mo e R.mo Mons. Vitrice Vicegerente di N. Sig. e ne hebbi il rescritto seguente.
Memoriale
A tergo: AU'Ill.mo e R.mo Sig. e Prne Collmo Monsignor Vicegerente. Per il P. Vincenzo della Concettione delle Scuole Pie.
Intus vero: Il P. Vincenzo della Concettione sacerdote professo delle Scuole Pie commorante in S. Pantaleo di Roma supplicando humil-mente dice a V.S. Ill.ma come essendo uno di quelli, che come fora-stieri nel mese di novembre 1646 furono scacciati di Napoli per decreto dell'Em.o Cardinale Arcivescovo e che qui venutosene poco doppo si pose a letto per molto tempo con febre e mentre stava anche indisposto fu escluso nel scrutinio dalla maggior parte delli fratelli di questa casa con disgusto de' Superiori e degli antichi sacerdoti, et perchè il detto Padre sono 24 anni che porta l'habito et havendo fatto gran parte del suo novitiato e professato ancora in questa casa di S. Pantaleo supplica V.S. Ill.ma che non ostante la detta determinatione possa fermarsi, et esser di famiglia nelle Scuole Pie di S. Pantaleo, non parendo giusto che chi è di tanti anni in Religione debba esser posposto a quelli che ne pur sono sei anni. E quando della sua persona ne desidera sicura informatione la supplica ad informarsene dal P. Fondatore, P. Castiglia, P. Pietro e da altri antichi di Religione, che vedrà il modo con che è vissuto in tanti anni, che il tutto riceverà a gratia singulare da V.S. Ill.ma. Quam Deus ...
Gioseppe della Madre di Dio
Gio. di Giesù Maria Ministro
Pietro della Natività della B.V.
Rescritto
Stante la relatione havuta dalli Padri nominati nel retroscritto memoriale noi diamo licenza al detto P. Vincenzo di poter restare di famiglia in San Pantaleo sino a novo nostro ordine. 26 aprile 1647.
A Ves. di Alatri V.gerente
Posso qui dire che S.D.M. ha mostrato la sua bontà sopra di me infinitamente, perchè tanto quelli che in Napoli, quanto in Roma si mostrarono ardenti in farmi partire di quelle case e città, tutti sono fuori, dal che si vedde e conosce che non per bene ma per passione il tutto operavano.
Anche il Sig. Pietro Paolo de Monti mastro d'atti dell'Arcivescovado di Napoli dopo alcuni anni esso ancora senza offitio è restato, et altri sono anche morti, e prima di morire hanno havuto bisogno del mio aiuto, come dirò nel seguente capitolo ed altri ancora ritornato nel suo onore la nostra povera Congregatione hanno fatto istanza d'essere ripigliati in quella, e non hanno havuta la gratia. Lodato sia Iddio.