CaputiNotizie02/601-648

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CaputiNotizie02/601-648
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[601-648]

601.Giunti in Roma portai la lettera al cardinal Ginetti, e trovò tutta la lettera contro di noi, onde giudicò, che non era bene, che dasse le risposte a Mons.Altieri ne quella della Congregatione, l’apressimo e trovammo che haveva fatta una relatione contro di noi altri, che non ci voleva la Città in nessuna maniera, ma voleva li Monaci Silvestrini chiamati dalla Città, che la fondatione fatta era valida, che laonde eravamo fabricato contro la voluntà della Città, che con il favore di Camillo Tomasetti havevamo sino fatto carcerare una Donna e per ciò non furono date le lettere per consulta del Cardinale.
602.Passati alcuni giorni fussimo citati in fabrica avanti Mons.Dondini Economo e Secretario della Congregatione, e fussimo forzati a scrivere et informare tutta la Congregatione, mà Carlo Orilia e Senaroli fecero una scrittura dicendo che non era bene che li decreti fatti da una Congregatione fussero destructi da un altra, e perciò Dondini disse che non haveria portata la Causa in Congregatione, mà solo n’haveria parlato al Papa, et haveria rimediato, andò un Mercordì all’Udienza, e fece la relatione al Papa, e disse che li dasse esecutione alli Decreti della Congregatione de Vescovi e Regolari e cossì restasimo forniti in questa parte, e presi per Ponente il Cardinal Imperiale per dar esecutione alli Decreti del Cardinal Franciotti, che già era morto, lo feci citare e nel forse dia un altro Ricorso che di nuovo si rivedesse la Causa, ma non facendo caso di questo, e restò il tutto.acceso, fratanto godessimo il legato con pigliar i frutti de luoghi de Monti, l’andavo multiplicando per haver più danari per la fondatione, cominciai a prendere di mobili e libri per la nuova Casa da fondarsi, mà vi sorsero nuovi fronti
603.Insorse Francesco Fabrizzo Procuratore della fabrica, e pretendeva che per non haver de tutto adempito la voluntà del Testatore essere decaduti dal legato, e per conseguenza lo voleva far incorporare nella fabrica, fece sequestrar i luoghi de Monti, e pretendeva di più i frutti, che havevamo spesi della Casa di S.Pantaleo.

Più volte mi fece instanza Mons.Dondini, che ripigliassimo la mietà de luoghi de Monti, se ne voleva servir Papa Alessandro Settimo per la fabrica del Teatro, che faceva far della fabrica di S.Pietro e sempre li risposi, che noi non stavamo attaccati a danari, che il Papa era Padrone, che lo volevamo tutto o niente et in conscienza non lo potevamo fare, ne la fabrica non poteva metter le mani, che era chiamata la Città quando noi non volessimo adempire, ne parlai con li Cardinali Franciotti e Savelli e tutti mi dissero che mai acconsentisse ancor che alcuni nostri Padri condenassero, che noi eravamo pochi e non havevamo persona atta a fare una nuova fondatione, e più presto inclinavano a pigliarsene la mietà e lasciar tanti capi.

604.Il Cardinal Savelli mi disse che non havessi paura, che haveria parlato lui a Mons.Donidini, et a chi bisognava, che in ogni modo voleva che si facesse la fundatione che stasse forte a non rimeditare che non havete havuto altre heredità più larghe, che era vergogna.

Ginetti e Franciotti mi dissero che stasse su la mia, e non dasse orecchie a quello, perche la Congregatione de Vescovi e Regolari l’haveria havuto a male, et in tutte le cose ci saria stata contraria, siche mi trovavo in un mare di turbolenze e non sapevo che fare per uscirne.

Mi fece di nuovo chiamar Mons.Dondini dicendomi, che il Papa l’haveva comandato perche ci iaccordassimo, altrimenti si pigliava il tutto, che vedesse d’aconsentire perche era meglio uscir da questi guai e non star più in questo per la ..........................(sborrato. N.d.R).

605.MI risolsi darli una risposta piccane che Bolognesi trattavano in quella maniera, che m’haveva promesso assai, e m’otteneva opoco, a questa risposta s’esasperò tanto, che mi rispose, che non haver+o nell’uno nell’altro, et haveria fatto pagare tutto quello che havevamo speso. Facci pure, quel che li piace, che Dio farà le sue vendette, lei si vol avanzare appresso al Papa con li danari dell’altri, ma Iddio, ch’è giusto Giudice non lo permetterà. Durò un pezzo questa contesa, mà considerato che havevo fatto un gran sproposito a parlar in questa maniera, me n’andai dalla Sig.ra Leonora Baroni, che la confessa il P.Pietro della Nunziata, la quale era tutta del Cardinal Cigii, Nipote del Papa, li raccontai il fatto acciò mi facesse gratia d’arrimediare che Io conoscevo haver fatto errore, e l’haveria chiesto perdono.
606.Mi rispose che non havesse paura, che l’haveria fatto parlare da un Prelato suo Amico, che haveria havuto a caro farli piacere, e mentre stavamo discorrendo, venne Mons-Casali Secretario della Congregatione de Riti, e la Sig.ra Eleonora, suo molto amorevola, li chiese in gratia che li facesse questo favore a parlar a Mons.Dondini, che si quietasse e non facesse questo danno ai Padri delle Scuole Pie, che se il P.Gio:Carlo haveva parlato qualche termine, non era stato per mala volontà, ma solo l’affetto che haveva alla Causa, e quando non l’haveria fatto n’hauria parlato lei, tanto al Cardinal Chiggi quanto a D.Mario.

Volse saper da me Mons.Casali minutamente quanto era passato, e quando intesse che l’haveo chiamato Bolognese, huomo di due faccia, mi rispose che era ingiuria grande, che se l’havesse detto a lui, non so come saria parlato, che all’hora propria li saria andato a parlare e domani ci vedremo qui, che li saprò dire la risposta.

Andò subito Mons.Casali da Dondini, et Io me ne tornai a casa tutto melinconico pensando alle fatiche fatte, e poi haver fatto un danno grande alla Casa, che se havessimo da pagar quel che havevo speso, che era sopra a seicento scudi, come haveria da fare a fuggir l’ira di quelli miei poco amorevoli, quest’era quel che più m’affliggeva.

607.La matina tutto sconsolato m’andai dalla Sigra Eleonora, la quale quando mi vidde cossì smorto, cominciò a ridere dicendomi che ero pussillanime, che haveva già havuto la risposta da Mons.Dondini, il quale haveva risposto a Mons.Casali che non era tanto male, quanto pensava, che fusse andato a trovarlo, che haveriano discorso assiemi, et haveria trovato qualche mezzo termine pre disempegnarsi dal Papa col quale haveva fatto l’assignamento del danaro, vada pure, e non habia dubio di cosa nessuna, che quando fuse altro saria stato peso suo d’aggiutare quanto bisogna e che li portasse la risposta.

Subito me n’andai da Mons.Dondini che non era ancor levato, il Cameriere mi fa l’imbasciata, mi fece entrare, li chiesi perdono, e la prima cosa mi domandò come havevo amicizia con la Sigra Eleonora, li risposi che si confessava da un nostro Padre et era mia molto Padrona e visto l’errore che, che havevo fatto a rispondere a V.S.Illma in quella maniera, trovai questo mezzo termine di conferirlo a lei, si trovò accaso venendo Mons.Casali e li cercò in gratia che venisse a sincerar V.S.Illma che non havevo havuto mala voluntà a parlar in quella maniera.

608.Mi replicò che non potevo trovar mezzo più opportuno per questo negotio, perche questa Sig.ra quando vol una cosa è necessario farla per forza. Facciamo cossì, fate un Memoriale pieno e dite che volete andar in piena Congregatione, me lo rimetterà il Papa a me, e cossì mi dissimpegnarò di quel che già havevamo appuntato, mà stia avertito a non palesarlo a nessuno, che scoprendosi saria la mia rovina, et il resto poi lasciate far a me.

Me n’andai dall Avocato Carlo Orilia, li dissi che havevo pensato che mi facesse un memoriale pieno al Papa di tutta la Causa di Pescina, acciò facessimo almeno levar il sequestro che facilmente lo rimetterà alla Congregatione piena, e ne facci l’instanza, che poi con il favore suo Mons.Dondini ci farà qualche servitio. Fecimo il memoriale et a drittura me n’andai a Monte Cavallo, e trovai che il Papa all’hora usciva, m’ingenocchiai e lo supplicai che havendo Mons.re Dondini fatto sequestrar il legato, che tante volte era stato approvato da V.Stà, lo comettesse in piena Congrregatione della P. Fabrica acciò veda la verità del fatto, e ne staremo pregando per la confermatione della sua salute, perche era stato assai male. Li basciai di nuovo i Piedi e mi benedisse dicendomi: fatelo che n’habiamo di bisogno.

609.Prese il Memeoriale Mons.Nini Secretario, e la matina fù mandato a Mons.Dondini, il quale mi disse che facesse scrivere et informasse tutta la Congregatione; fratanto il Cardinale Savelli andò a trovar Dondini e li raccomandò la Causa, dicendoli che questa era causa sua propria perche si doveva fundar un Convento al suo stato per beneficio dei suoi Popoli. Li promise che tutto quello, che s’haveria potuto fare per servirlo l’haveria fatto.

Fù fatta la scrittura dall’Avocato Osilia e mostrata a Senaroli che vi fece giungere poca cosa, et informata la Congregatione, trovai i Cardinali benissimo disposti, mà alcuni dissero qualche cosa è necessario dar alla fabrica, acciò si quieti affatto, et Io mi contentavo che pigliase cinquecento scudi e me ne districassi con il Sig.Tiberio Battestini fiscale della fabrica.

610.Mentre andavano i Cardinali in Congregatione mi trovai all’Antecamera del Cardinal Chiggi dove si faceva la Congregatione, li raccomandai la Causa, et in particolare al Cardinal Francesco Barberino, Prefetto della Congregatione, dicendoli che li sia raccomandata la nostra Causa, che il fondamento che porta la fabrica è che il legato non basta per fondar il Convento, ma non stà cossì perche noi possiamo andar elemosinando, e ci basta benissimo, che havevo offerto 500 scudi, acciò dessero fine al tutto.

Mi rispose, che haveria sentito l’altri, ma non voleva, che si smmebri ilLegato, che se non bastava illegato a far la fondatione tampoco haveria bastato smembrar 500 scudi.

Entrarono in Congregatione e fù fatto il Decreto, che fosse levato il sequestro, e resta intiero e libero il legato, tutto proposto da Barberino, che quando uscì fuora mi disse il tutto.

M’accostai a Mons.Dondini e mi disse: havete vinta la Causa e domani andarò all’Udienza del Papa, e farò la relatione per l’approvatione del Decreto, come fece, e cossì passai questo duro scoglio in gratia la Sigra Eleonora, e Savelli con l’altri Cardinali della Congregatione, ewt economo e secretario.

611.Venne il caso della morte di Papa Alessandro, fù fatto Governatore di Macerata Mons.Dondini, e li successe per Economo Mons.Giannucci e cominciò a far Congregatione con li Procuratori e Giudici della fabrica per trovar danaro a levar i debiti, che haveva fatto Dondini per il terrazzo alla Piazza di S.Pietro. Fù proposto da Francesco Fabritio Procuratore, che li Padri delle Scuole Pie godevano 10mila scudi di luoghi di Monti per il legato di Lelio Tomasetti, si prendevano i frutti, e non volevano adempire la volontà del Testatore, che sin hora hanno riscosso sopra mille scudi. Fù ordinato che citasse avanti il Giudice ob non adimplementum, già che non curavano di far la fundatione et fratanto si sequestrassero i luoghi de Monti, e vedessimo che cosa rispondono.
612.Venne la citatione, andai all’udienza di Gio:Carlo Giustiniani Giudice del Tribunale e risposi, che noi non havevamo seguitata la fondatione perche ancora non havevamo havuto intiero il legato, che i Sig.ri Tomasetti non volevano dar il Palazzo assignato dal Testatore e quanto a frutti riscossi si sono tutti spesi in Comprar li mobili della nuova Casa, libri, e fatte le provisioni per la fabrica come n’havrei portato le fedi.

Fù fatto il Decreto e dato termine ad probandum, et interim sequestrentur loca Montium; e di nuovo fù cominciata la lite, e perche l’economo e giudice è parte, mi disse più volte che saria necessario venir in qualche compositione con la fabrica acciò possino far i fatti loro e restar liberi da ogni altra cosa, che le fedi che portate non servono per niente, et il fiscale tutte impugnarà con allungar la Causa e sarà necessario andar in Congregatione piena, e tra spere e fastidii tutto sarà una cosa, pensateci e fate presto hora, che vi è l’occasione. Feci scrivere et informar Mons. Dal Avocato Orilia, ne se ne potè cavar altro, che facesimo il Memoriale, e venissimo alla Compositione. Fù fatto il Memoriale, e proposto in piena Congregatione fecero il Decreto, che si facesse, e fù necessario pagar sopra 400 scudi, acciò si levi il segresto.

613.Tutto questo nacque perche il P.Cosmo di Giesù Mª, Generale, non volse mai sentirmi a mandar qualcheduno a Pescina almeno a star a far qualche cosa, ma non si quietò qui la cosa, che passato un Anno che non era adempito citarono di nuovo per i frutti maturati, e fù di nuovo fatto il sequestro, e si prese la fabrica trecento scudi, sicche vedendo che questa cosa non finiva mai, ci accordammo con l’Abbe Gio:Pietro Tomasetti che delle nostre pretensioni ci dassero quattrocento scudi in quattro anni pro rata in tanti cimenti di calce e pietre per la nuova fabrica, già che non havevamo mai potuto accordarci per via di compromesso fatto al Cardinal Ginetti e Savelli che durò due anni senza far mai niente, entrarono poi Mons.Gio:Francesco Ginetti, e Mons.Giuseppe Palermo, che tampoco mai fù conclusa cosa nessuna, si venne a questa transatione, e fù stipulato lo Instrumento alli tanti d’Aprile 1670 per l’ufficio del Simio Notaro del Vicario, e del Michel Angelo Notaro Capitolino.
614.Fù chiamato in Roma d’Ancona il P.Pietro della Santissima Trinità, era da Boglia nel stato di Lucca, e fù mandato a Pescina per vedere il sito, e considerare fratanto veniva il P.Angelo di S.Domenico primo Assistente, il quale era stato il primo che vi fusse andato quando morì Lelio Tomasetti, che diede principio alla fondatione sin dall’Anno 1642.

Andato il P.Angelo a Pescina, e visto i siti dove havevano cominciato la fabrica sino dall’Anno 1650 a tempo di Mons.Cavia /e si chiama la Luce/ che non parevano approposito, determinò con Mons.Petra, al presente Vescovi di Pescina, con li Sigri Tomasetti, et altri principali della Città, di prender il primo sito, che fù d’Andrea Ruggiero e l’alfiero Carlo Capati, che comprassero quanto fussero stimati da due Amici comuni. Fù comprato il primo sito dal Sig.Camillo Tomasetti in nome delli Padri delle Scuole Pie di Pescina, e sborsato il prezzo di 100 ducati, furono fatte le quietanze..

615.Era questo sito gentilesco, suggetto alla Corte baronale, che ogni volta che i Padroni moiono senza heredi maschi ricadono alla Corte Baronale tutte le proprietà, et era necessario il Consenso del Cardinal Savelli, Padrone di Pescina, e sebene prima n’havevamo la gratia, e consenso della buona memoria del Cardinal Peretti Conte di Celano, non volle Mons.Petra far il Decreto della fundatione del Convento se non vi fusse il beneplacito e consenso del Cardinal Savelli Padrone, perche saria in altro tempo divoluto alla Camera Baronale et anco poteva andare contro il venditore e perciò mi scrisse il P.Angelo che trattassi con il Cardinal Savelli acciò ci dasse questo Consenso, come haveva concesso il Cardinal Peretti suo zio, del quale haveva havuto il stato di Celano.

Fratanto cominciarono a far il disegno della fabrica, e condurvi pietre e calce in quantità, facendo dimolire un scoglio grossissimo, e non mancarono de Contrarii, trovando molta calunnia, che non saria bene che si facesse ivi il nuovo Convento, perche sta vicino al fiume dove col tempo poteva far un molino con danno notabile della Città, et andavano inturbidando la fundatione fautori delli Monaci Silvestrini, già che havevano perse tutte le speranze per ogni verso et in particolare una nuova invenzione, mentre i Cardinali erano nel Conclave per la morte di Papa Clemente Nono.

616.Diedero un Memoriale al Cardinal Chiggi, loro Protettore, che vedesse con li Capi d’Ordini che facessero commandamento alli Padri delle Scuole Pie, che nel legato di Lelio Tomasetti di Pescina non innovassero cosa alcuna adi Pescina, stante che vi era un rescritto di Papa Clemente Nono, che si rivedesse la Causa e questo memoriale l’haveva il Cardinal Imperiale , erano già passati due anni e subito il Cardinal Chiggi andò a trovar il Cardinal Imperiale, li domandò in gratia che facesse trovar detto memoriale per vedere s’era vero acciò non li facesse far qualche Carriera, stante che sapeva chi era il Pelagalli. Subito Imperiale mandò a chiamare D.Felice suo Mastro di Casa e l’ordinò che vedesse dentro i memoriali del Papa se vi fusse questo, e lo portasse in Conclave perche lo volevano vedere i Capi d’ordine.
617.Trovò il Memoriale D.Felice, lo portò al Cardinal Imperiale , lo diede al Cardinal Chiggi, lo mostrò alli Capi d’ordine e fù fatto il Rescritto a Mons. De Vecchi Secretario della Congregatione de Vescovi e Regolari, che ordina alli Padri delle Scuole Pie, che non innovano cosa alcuna alla fundatione di Pescina, sino alla nuova elettione del Pontefice. Furono trasmessi il Decreto et il memoriale al Secretario, e mi fecero intimare, e fù necessario spedir a Pescina, che soprasedessero il tutto, e stiedi con questo nuovo batticuore sino che fù fatto Papa il Cardinal Altieri, che si chiamò Clemente Decimo, che per me fù una grandissima allegrezza come che era informato della Causa per esser stato lui Secretario della Congregatione de Vescovi e Regolari, non havevo più paura.
618.Dell’altra banda i Monaci Silvestrini stavano più securi perche era Confessore del nuovo Pontefice uno di loro, s’andavano vantando d’haver vinta la lite, che con il favore del Cardinal Chiggi loro Protettore e con il Confessore haveriano havuto quel che volevano.

Subito feci formar un Memoriale e lo portai a Mons.Piccolomini confirmato Secretario de Memoriali da Papa Clemente Xº, che con difficultà li potei parlare perche stava nel Palazzo del Cardinal Chiggi, alla fine mi diede Audienza, li raccontai il fatto et essendo lui informato anco della Causa mi rispose che non havesse dubio nessuno, che N.Sre faceva la giustizia, di matina andassi per la risposta. Fù fatto il rescritto alla Congregatione de Vescovi e Regolari, che proveda.

Capitò il Memoriale in mano a Mons. De Vecchi, e mi disse, che l’haveria rimesso al Cardinal Imperiale Ponente, che nella prima Congregatione saria sbrigato, mi diede il memoriale, e mi disse che li Monaci stavano solleciti, mà havevano trovato, chi scopriva e chiariva le loro inventioni, e fidavano esser uno di loro Confessore del Papa, mà non ha riuscito perche non l’ha voluto, e lo confessa Mons.Sacrista. Parlate con il Cardinal Imperiale, che lui vi dirà quel che s’ha da fare.

619.Per strada incontrai il P.Pelagalli, e mi domandò se ancora ero ostinato, se ci volevamo accordare, che ci offeriva seimila scudi e lasciassimo la fundatione et anco i frutti de luoghi de Monti correnti per questo bimestre, e se volevo più, più haveria il torto perche non volevano perder una Batia la meglio che havevano et haveva due voti di più nel Capitolo Generale.

Li risposi che non potevo ricusar quest’offerta, mà che prima ne volevo parlar al Generale per vedere come si poteva fare per finirla una volta, massime che havete il Confessore del Papa che vi farà spalla, et Io pover huomo son stato abbandonato da tutti, patientia, vi darò la risposta fra due giorni, e con questa buona bocca il Padre Pelagalli si partì tutto allegro, dicendomi che il Confessore già n’haveva parlato al Papa e l’haveva risposto, che ci accordassimo in qualche maniera, che però l’ho fatte queste offerte.

620.Se n’andò da Mons. De Vecchi a darli nuova che già s’eravamo accordati e sariano finite tutte le liti. Restò stupito Mons. Secretario:come è l’accordo, li dimandò. Ieri il Padre Confessore del Papa parlò di questa Causa, e li rispose N.Sre che s’accordassimo in qualche maniera, e perciò ho trovato qui sotto il P.Gio:Carlo, habiamo discorso un pezzo, m’ha detto, che non puol ricusare l’offerta e che ne voleva parlar con il Generale, e fra due giorni m’haveria data la risposta, et Io fratanto farò far le minute.

Mons.re sentendo questo: e non li ha detto altro? Altro di ciò non m’ha detto, li rispose. Volle saper l’offerta Mons.re e li disse: veramente è meglio anche questo per li Padri delle Scuole Pie, che se facessero la fundatione, me ne rallegro e piaccia a Dio che riesca.

621.Me n’andai dal Cardinal Imperiale, li portai il memoriale, e mi disse che attendesse a far seguitar la fabrica, che lui haveria parlato in Congregatione et al Papa, che questa non era più materia di parlarne, e dirò Io a Mons.de Vecchi che non dia più orechie a questa Causa. Li raccontai quel che m’era successo col P.Pelagalli, si mise a ridere dicendomi: veramente questa è una bella partita, se vien qui lo voglio far credere stia sicuro. Che non puol fare che venga oggi da me?, come successe, perche andò il P.Pelagalli dal Cardinale a rallegrarsi che era uscito con salute dal Conclave, e li dava nuova che stavano appuntati all’accordo nella Causa de PP. delle Scuole Pie. Il Cardinale li cominciò a dar pastura, e sicuretà, che diceva da dovero che m’haveria esortato a far l’aggiustamento. Onde il P.Pelagalli tutto allegro fece convocar Capitolo, e datoli questa nuova conclusero, che si facesse e scrivesse alli Monaci a Pescina che stassero allegramente, che già si veniva all’accordo, e stava facendo far le minute per stipulare l’Instrumento.

Arrivato che fui a Casa spedii un Corriero a Pescina, che seguitassero a far le provisioni per la fabrica, che presto sariano venuti i Maestri da Milano, e non dassero orecchie a ciarle de Monaci che non haveria mancate.

Fù fatta la Congregatione de Vescvi e Regolari, e dette due parole il Cardinal Imperiale, fù fatto il Decreto, che non amplius proponatur, senza che noi informassimo.

622.Quando il P.Pelagalli vedde il Decreto, se n’andò dal Secretario a domandarli come era stata proposta la Causa senza esser citati, che quel Decreto era nullo e voleva ricorrere di nuovo al Papa. Li rispose Mons.re che non era proposta la Causa, mà i rescritti del Papa, che per non restar indecisi era necessario far questo, ma mentre vi sete accordato con la parte, che occorre più venir a darmi fastidio, perche il Cardinal Imperiale dice haverli detto lei che che già era appunto l’accordo, voi questa Causa la volete far eterna, la Congregatione l’ha finita per sempre et il Papa l’ha già approvata, andate a veder vacchetta che trovarete il tutto, et è vergogna a dar più fastidio alla Congregatione, ce se spenderestino il denaro del vostro proprio non so se lo buttaresti come fate in questa Causa.

Povero Pelagalli andò a veder li scritti e restò mortificato, e con questo non parlò più, et haveva paura che non lo citasse come feci, che di nuovo fù condannato alle spese et alli mandati et anco alle patenti de luoghi de Monti. Restò tutto in pendente per diversi accidenti occorsi alla Religione.

623.Portai il Memoriale al Cardinal Savelli, et anco la gratia fattaci dal Cardinal Montalto Peretti e promise di far quanto volevo, ma tornato per il rescritto, mi fece dire, che lui stava ammalato, che trattasi con il Sig.Vincenzo Raulini, che quel che faceva lui era ben fatto, che l’informasse del sito che cosa era, e quanto poteva valere.

Risposi al Cavalier Cicolini suo Mastro di Camera, tutto era espresso al Memoriale che havevo dato a Sua Eminenza.

Andai dal Raulini e mi cominciò a discorrere con vera Rettorica Cortigiana con belle parole, che mai si dichiarava, ne potevo capire quel che si volesse, e mi portò da quattro e più manda oggi in domani, non sapevo che farmi. Un giorno lo pregai, che almeno mi restituisse la gratia fattaci dal cardinal Montalto Peretti acciò non si perde, perche l’haveva presa del Processo della Congregatione de Vescovi, che Mons. De Vecchi Secretario m’haveva data in Confidenza, ma lo fece tentar tanto che mi vergognavo comparirli più davanti. Havuto il memoriale lo pregai che almeno mi dicesse se il Cardinale ci vuol dar il Consenso o no, perche altrimenti pigliarò altra strada. Mi rispose, che il Cardinale voleva un servitio, che li dassi parola di farlo, che subito haveria dato il Consenso come volevo.

624.Li risposi che tuto quello che potevo per servir Sua Eminanza l’haveria fatto volentieri purche dependa da me.

Dovete havere, mi disse, cinquemila scudi dall Sig.ri Tomasetti dell’affitto del stallo di Cilano, vorria che li prestasti questo danaro, che poi loro l’haverebbero restituito per la fabrica, li faccia questo piacere e poi lasci far al Cardinale.

Li risposi che se fussero p. 500 scudi, l’haveria prestati alli Sig.ri Romasetti, che me li restituiscano a Pescina, che tanto ho nel Banco di S.Spirito, l’altri son luoghi de Monti vincolate, che non si possono pigliare e servono per mantenimento delli Padri di Pescina, no Io posso far riparto ne tampoco il Generale.

Parve che lo sgravasse con questa risposta, dicendomi che l’havevo offerta una miseria, et il Cardinale non ne vorrà far niente. Li risposi: Lui è Padrone ed Io non so che farmi ne posso stendermi ad altro.

625.Parlai al Dº Carlo...... (così nell’originale. N.d.R) suo Maestro di Casa, huomo veramente pio e verdadiero, fingendo non havermi detto cosa veruna il Raulini delli 5mila scudi, e li diedi a vedere il Decreto della Congregatione de Vescovi e Regolari, dove stava appogiata la gratia fatta dal Cardinal Montalto, che mi facesse favore mostrarlo a S.Emza acciò veda la verità del fatto, perche il Raulini m’ha passato quasi un Anno in parole, e non vedo mai frutto nessuno, ne si puol parlare al Cardinale per scoprire questa verità.

Mi rispose che lasciassi far a lui, che l’haveria fatto capace, e fattoli veder il Decreto, che aspettasse, che adeso tornava, che veramente il Cardinale non puol dar udienza perche sta male, vedrò s’està d’umore, e farò il servitio.

626.Stiede da una mezzora et tornò a la sala, dove l’aspettavo, più morto che vivo, dicendomi in confidenza che il Cardinale haveva fatto in cento pezzi il Decreto, che stava tanto arrabiato, che havesse patienza che il tutto si saria havuto, che saria peso far fare un altro Decreto dalla Congregatione, e vistomi da due bande escluso, non sapevo che farmi. Accaso e per altri negotii andai dal Cardinal Ottobono e mi domandò che si faceva in Pescina.

Li risposi che ero disperato perche vi voleva il consenso del Cardinal Savelli, me l’haveva promesso, m’ha rimesso al suo Auditore è passato già l’Anno mi porta in parole e non mi vuol spicciare et a Pescina si perde tempo, che già vi sono i Mastri tutti da Milano. Mi rispose: datemi un Memoriale, che Io vi devo andar questa sera a visitarlo e li parlarò.

La matina mi mandò a chiamare e mi disse che l’haveva risposto il Cardinale, che come stava meglio l’haveria fatto lui, già che Raulini non haveva saputo trovar il modo. Il modo l’haveva trovato che prima mi disse che mentre il sito era Gentilesco il Cardinale voleva il Canone all’usanza di Roma, et Io l’havevo risposto che non volevo farvi con questo gravame per i Padri per nessuna maniera, poi voleva che pagasse 5mila scudi, che haveva d’havere dalli Tomasetti, e poi me li facesse rimborsare

627.Mi pregò il Sig.Abbe Gio:Andrea Tomasetti, che li facesse servitio pagar al Dº Cardinale 500 scudi anno, mà che poi l’haveria fatti pagare al P.Pietro della Santissima Trinità, che haveva pensiero a Pescina di far la fabrica, perche il Cardinale lo stringeva forse che con questo si saria quietato e giacche l’haveva offerto al Raulini.

Mi parve conveniente acconsentire, li feci l’ordine al Banco di S.Spirito, e furono subito pagati al Sig.Carlo Mastro di Casa del Cardinale, il quale mi disse che il Cardinale cominciava ad uscire e che la matina seguente saria andato al Consistoro.

Me n’andai a Montecavallo, parlai di nuovo al Cardinal Ottobono, che mi facese gratia, che haveva cominciata l’opera di finirla stante che Savelli veniva al Consistoro.

628.Mi promise di farlo con grandissima efficacia come fece; venne il Cardinale, et Io subito mi rallegrai della ricuperata sanità, e per amor di Dio che mi facesse gratia fare spedire il nostro negotio; giunse Ottobono e li disse V.Eza in gratia mia consoli il P.Gio:Carlo, e mi promise di farlo quanto prima, e se ne rideva.

Venne il giorno a S.Pantaleo il Sig.Abbe Gio:Andrea Tomasetti e mi disse che cosa volevo pagare per haver la gratia del Cardinale, che s’haveria adoprato col Mastro di Casa, che pareva che lo volesse fare. Li dissi che non mi potevo stender più di 100 scudi, se lo voleva fare l’haveria dati a quattro occhi, che non lo sappia nessuno.

Tornò fra un hora con la risposta, che haveva fatto l’accordo senza peso nessuno, libero, senza nessuna inscrizione, quanto mi contentavo di pagare. Già l’ho offerto 100 scudi e non posso più darli.

629.Mi rispose: datemi 60 scudi che subito vi porterò la gratia firmata, e poi qualche regalo al Mastri di Casa, et al Secretario; li consegnai la moneta e mi diede il memoriale passato, mà che non dicesse a nessuno che havevo dato danaro, ma che l’haveva fatto a contemplatione del Cardinal Ottobono, che l’andasse a ringratiare, tanto l’uno come l’altro.

Andai da Ottobono, li portai la gratia spedita, e mi domandò che cosa l’havevo dato, sapendo la natura di Savelli.

Li risposi: solo la gratia di V.Emza., non l’ho dato niente, e m’ha mandato sino a casa il memoriale. Restò maravigliato dicendo, che l’haveria ringratiato.

Andai da Savelli con il P.Generale, lo ringratiammo, e mi disse che havesse patienza, se m’havesse fatto stentar, et era stata caggione l’infermità, che vogliamo esser Amici, e quel che bisogna a Pescina i Padri sariano stati Padroni, che voleva castigare tutti quelli Cittadini, che havevano contrariata la fondazione, come haveva fatto a Gio:Battista Tomasetti, che l’haveva fatto levar l’acque che andavano al suo giardino, e poi l’haveva restituite con grandissima difficultà. Ci l’offersimo per servidori, e cossì finì questo negotio tanto stentato

630.Si cominciò la fabrica, con tutto che vi fusse qualche difficultà d’alcuni pochi amorevoli. Ma la prudenza di Mons.Petra Vescovo superò tutto. Fù posta la prima Pietra dal Vescovo con tutto il Capitolo, et altri Cittadini, come già oggi in tutto si sta seguitando, che mi scrive il P.Alessio della Concettione Assistente Generale da Roma sotto li 20 Novembre 1672 che già la fabrica è in buon termine, e sono finite otto celle per poter affitare, e la Chiesa sta facendosi che già si son spesi da quatromila scudi romani.

Il dº Carlo Mastro di Casa non volle pigliar mangia nessuna, ma solo li feci far un Ritratto del nostro Venerabil Padre Fundatore e li diedi la figliolanza della Religione; il Secretario si prese i suoi diritti, e non diedi altro a nessuno.

631.Dell’Anno 1667 feci citar il Cardinal Pallotta avanti Mons.re Bulgarino Bulgarini, locotinente dell’Auditor della Camera, a pagar tutto il danaro che havevamo d’havere per la celebratione delle Messe dette per la fabrica della Chiesa et anco per la fabrica del braccio del Convento, come ordinava Mons.Gio:Andrea Castellani nella donazione fatta alla Compagnia della Madonna di Loreto, che come era Protettore della Compagnia haveva fatto far i pagamenti dal suo Maestro di Casa, non produisse la celebratione delle messe, et i nostri libri dove erano notati tutti i denari avuti et anco la donatione consta fatta da Mons.Castellani, per l’ufficio del Melchiade Petrucci Notaro dell’Auditor della Camera e sostituto Gio.Battista / detto prima del Gallo/ Cavia, che con tutto che fusse marchegiano si portò sempre fedele e con molto nostro vantaggio.

Presi Mons.Bulgarino come huomo giusto che per la giustitia non portava rispetto a nessuno, e non era pericolo che il Card. Pallotta lo comprasse con Rettoriche o favori.

Lo presi anco perche era nostro vicino, si confessava da me, e potevo ogni hora che volevo andare a discorrere seco a mio piacere. Consultai con lui prima la materia acciò prendesse tutti i passi con la sua consulta, il quale mi disse che prendesse l’Avocati megliori per abbattere la parte contraria con le raggioni più efficaci della parte, e poi lasciassi far a lui il resto, che haveria fatta la giustitia, che lui già haveva studiato le somme.

632. Proposi a Mons.re che haveria preso l’Avocato Senaroli, l’Avocato Orilia, et il Conte Caprara, che mi paguera il P.Marini Generale della Minerva, che per esser due Avocati Consistoriali haveriano dato più riputatione alla causa, e per Procuratore il Sig.Paulo de Barberis, nostro ordinario Procuratore, se questi li parevano approposito.

Mi rispose che questi era eccellenti e sariano stati in faccia a chisisia, che citasse di nuovo, che alla prima citatione haveria fatto il Decreto, che venga all’udienza il Sig Paulo., e non manda altro.

Fù citato il Cardinale, comparve Carlo... (così nell’originale. N.d.T.) Procuratore della Compagnia, il quale non haveva fatta nessuna protesta alla prima citatione ad dicendum contra Jura producta, et repetita, mà Mons.re fece il Decreto nisi infractor alias relaxari mandatum cum Intimatione.

Quando il Cardinale sentì il Decreto diede in una grandissima scandicenza, si pose in Carroza, et andò a trovare Mons.re Bulgarino

633.Gionto il Cardinale da Mons.Bulgarino mandò l’imbasciata che il Cardinal Pallotta stava abbasso, ch’era se poteva dir una parola, se cossì li fusse comodo.

Subito Mons. Calò in Cortile ringratiandolo, che l’haveva favorito, che li facesse gratia di non scendere dalla Carozza e vedesse in che poteva servirlo, che saria stato prontissimo ad eseguir quanto li comandava, ne haveria mancato a far il suo debito essendo quella persona nota a tutto il mondo che bastava havesse mandato un Palafreniero, che saria venuto a ricevere i suoi comandamenti.

Volle in ogni maniera scendere et andar alle stanze dell’udienza per sfogar le sue passioni di quel che haveva nella mente, dicendo che haveva havute delle Citationi per una Causa d’una donatione fatta da Mons.Gio:Andrea Castellani alla S.Casa de Loreto della Marca ad instanza de Padri delle Scuole Pie per certe pretensioni in dª donatione, poi rivocata per Testamento, che si sentiva aggravato haver citato lui come Protettore, che vi era il Procuratore della Compagnia, che dovevano citar quello e non un Cardinale, che non è uso se non in cose proprie, e che lui haveva fatto un Decreto ingiusto senza prima sentir le parti nell’informatione come si costumava.

634.Li rispose Bulgarino, che quanto haver citato Sua Eminenza come Protettore, questo non è aggravio perche forse non sapevano chi fusse il Procuratore, mà hora che è comparso chi sia de la Causa citaranno quello, quanto al Decreto è giustissimo perche non è stata fatta nessuna protesta da parte della Compagnia, che haveria havuto il riguardo che doveva, perche nelle Citationi citavano la Compagnia e non V.E., siche di questo non si deve aggravare ne ho preteso farli torto.

Lo pregò che sospendesse il Decreto sintanto l’Avocati potessero scrivere perche lui voleva spendere quanto haveva per questa Causa che vi andava la sua riputatione, e voleva chiarire il P.Gio:Carlo, che si vendicava d’una Causa passata.

Li risposse Mons. che facesse pur scrivere, che non era cossì precipitoso a fare Decreti come pensava, e faceva la giustitia presto

635.Si licenziò il Cardinale con queste premesse ma con poca satisfattione, sapendo chi era Mons. Bulgarino.

La sera mi mandò a chiamare, e mi disse quanto era passato, che avisassi il Procuratore et Avocati che scrivessero strittamente facendo far più copie delle scritture acciò la parte le potesse vedere e non si lamentasse.

Subito me n’andai dal P.Marini Generale della Minerva, e lo pregai, che mi facesse un biglietto al Sig.Conte Caprara Avocato Consistoriale acciò scrivesse nella nostra Causa contro la Compagnia de Marchegiani, che il Cardinal Pallotta s’era piccato per esser stato Citato, come m’haveva promesso.

Mi fece subito il Biglietto il P.Marini al Conte Caprara, che non solo scrivesse per li Padri delle Scuole Pie, mà informasse e tenesse conto che lui haveria pagato il tutto.

636.Portai il biglietto, e mi rispose che li portasse il fatto attempo che haveria scritto et informato contro a chisisia. Portai anco il fatto alli due altri Avocati Senaroli e Carlo Orilia, scrissero e subito feci citare il Procuratore ad informandum ancorche toccase alla parte.

Comparvero il Procuratore e tre Avocati Principali per il Cardinale, che furono Gio:Battista Pallotta, Domenico Stanghellini e l’Avocato Bottini Avocato Concistoriale hora Auditore del Papa Clemente Decimo, e per noi l’Avocato Carlo Orilia, l’Avocato Senaroli, et il Conte Caprara tutti due Avocati Consistoriali e due sollicitatori uno per parte, sicche eravamo a vedere nell’informatione dodici delle parti e Mons.re con sei altri che venivano in prattica per imparare, che poi tutti furono ottimi Prelati e fecero la riuscita del maestro.

Cominciata l’informatione dal 1º numero durò tutta la matina e tutti l’Avocati e procuratori stavano a sentire non solo le dottrine, che dicevano, mà anco le parole picanti che hora la hora s’andavano dicendo. Non fù fatto Decreto e si disse ad aliam acciò meglio s’imposessassero della Causa, e non si venisse in qualche gelosia.

637.All’altro Mercordì la matina al 4 numero s’incominciò ad informare. Toccava al Stanghelli doppo il Procuratore della parte contraria. Citò un capo dell’Autentica, e Carlo Orilia li rispose che non intendeva quel che voleva dir l’Autentica, e li diede del Ignorante per batosta, che vi volse del buono a quietarli. V’erano tutti l’Avocati e Procuratori della Corte a sentire, e durò sino alle 20 hore senza terminarsi cosa veruna, restò tanto offesa la parte contraria, che non sapeva che rispondere e supplicarono Mon.re, che li volesse sentire un altra volta.

Li rispose non una ma quanto bisogna perche ancora Io imparo.

Presero tant’animo il nostro Procuratore et Avocati che li parevano mill’Anni a venire il mercordì per far nuove scritture et informare, e durò questa informatione sei mesi, alla fine, non venne più Stanghetti abbattuto d’Orilia in ogni punto, e Bottini Avocato Consistoriale dal Conte Caprara Avocato Consistoriale, dismessero tutti due, e non volsero venir più all’informatione, siche restò solo Gio:Battista Pallotta, mà il Povero Vecchio che voleva fare con quattro leoni che tali parevano nel discorrere.

638.Alla fine Mons.re diede la sentenza, che la donatione fatta da Mons.Castellani era valida, l’haveva accettata per chirografo il Cardinale con giuramento con l’obligo Camerale che non si possa interpretare ne mutare; dichiarò che quello che haveva lasciato alli Padri delle Scuole Pie e non alla Religione erano tutte donationi, e con pesi che fussero obligati a pagar tutte le spese e che se li cavasse il mandato.

Quando Pallotta sentì la sentenza diede nelle stravaganze contra Bulgarino, l’andò a trovare dicendoli che era sentenza ingannosa,e Bulgarino prese le scritture fatte dalli suoi Avocati e li fece vedere che loro istessi l’havevano fabricata con le raggioni che havevano apportate, e cossì si quietò et andò in Signatura per vedere di farla rivocare.

639.Prese per Ponente Mons.Bernini, figlio del cavalier Bernini Architecto della fabrica di S.Pietro, tutto di Pallotta, il Prelato era di poca esperienza, informassimo tutta la Signatura e tutti dodeci concludevano, che la sentenza era buona, ne doveva andar in Rota perche erano tutti due luoghi pii e la spesa si saria assorbito quanto valeva la Causa che non saria mai finita. Informarono il Ponente , il quale rispose che havevamo raggione da vendere, et in Signatura fece la relatione al contrario, e non fù determinata cosa alcuna, fratanto Pallotta faceva molte manifatture per veder se potevamo accordare e sempre li fù risposto, che paga il danaro delle messe, che in Conscienza non lo poteva tenere, e lui pretendeva che li lasciassero.

Si cominciò di nuovo a citar in Signatura, e prese per Ponente Mons.Tomasi Piemontese, il quale stava vicino a noi et ogni matina veniva a dir la messa in Chiesa nostra, prese questo prelato perche Mons.Bernini rinunciò la Causa.

640.Fidati alla bontà e vicinanza di Mons.Tomasi, andammo ad informarlo e mi cominciò a persuadere che venissimo all’accordo.

Sempre li risposi d’una maniera: che noi non potevamo donare le fatiche de Padri, ne vogliamo cascar nelle Censure delle Bolle Ponticie e far contro i Sacri Canoni.

Vedendo non poter far niente mi disse che il Cardinale si lamentava di me, che havevo sparlato della sua persona che non era bene passar i termini contro il Cardinal Pallotta, e questa Causa passa pericolo che la perderete.

Li risposi che il giudice non si puol mai far parte, ne Io havevo sparlato contro il Cardinal Pallotta, ma loro Procuratore, e cerco la giustitia se pure m’è fatta, quando che no, trovaremo rimedio appresso a N.Sre che è giusto giudice e non si lascia soffocare da favori, ch’è una mala cosa tratar con chi pretende nella Corte. V.S.Illma mentre, che mi esorta venir all’accordo conosce che habbiamo raggione e deve far la giustitia e non deve adherire alli favori mendicati dal Cardinal Pallotta, che hora è stato qui il suo Auditore, che quando mi vidde che venivo si nascose dietro al Portone, li pare che sia tanto semplice che non conosca dalle parole et artificii la verità, che come ha cavato dalla bocca le nostre Raggioni chiare, veniamo all’accordo, tutto farò sapere N.S. acciò dia rimedio opportuno al tutto.

641.Ne pensi che non dando esecutione al mandato, che mi quieti e che son buono a resistere per la verità e giustitia a qualsivoglia mortificatione, e con li miei Religiosi pregaremo Dio che illumini tutti, e quando no che faccia le sue vendette.

A queste parole entrò il Procuratore ad informare, e vi stiede da tre hore, e si vedeva chiaramente che teneva le parti del Cardinale, che sapeva nascondere la sua passione, et il Procuratore concluse che conosceva la verità, ma l’andava orpellando acciò i Padri s’accordano che haveva inteso che andassimo in Signatura, e quando non haveriamo il Decreto, che si doni esecutione alla sentenza, sariamo andati in fidanza di gratia avanti al Papa, dove si scuopre la verità, che già ho dato ordine che si facci la Comissione.

642.A questa proposta parve che havesse paura et aderisse a quel che diceva il Procuratore, ma sempre dava qualche toccata, che si vedesse di trovar qualche modo per l’aggiustare e sempre li fù risposto d’una maniera. Fù concluso che s’andasse in Signatura, che fù due giorni doppo il discorso, all’uscita trovammo l’Auditor del Cardinale, che andava da Mons. Forse per haver la risposta.

Andassimo alla Signatura, e proposta la Causa, parlò sempre Mons.Tomasi e più volte, e guardandosi li dodici Prelati l’un l’altro, il Cardinal Chiggi Prefetto, che vedeva la difficultà che non sapevano risolvere a quel che havevano da fare, fece ad aliam Signaturam.

Fratanto Mons.Tomasi fù fatto Vescovo d’Asti in Piamonte, eletto dal Duca di Savoia, lasciò la Causa senza terminarsi e perche Io ero occupato nella Causa della Beatificatione del Venerabil Padre Gioseppe della Madre di Dio, perche pretendevo la Commissione dal Papa, non vi si fece altro, e restò il tutto senza terminarsi. Morì anco il cardinal Pallotta, et entrò per Protettore delal Sta.Casa di Loreto il Cardinal Azzolini, il quale fù fatto dalla Santa memoria di papa Clemente nono Secretario di Stato, sicche havendo quel posto non parve bene ammutinar altro essendo lui Padrone del Pontificato.

643.Venne l’occasione, il Cardinal Azzolino mandò il Sig.Ricciardi suo Auditore a trattar col P.Generale Cosmo di Gesù Maria, che voleva far una fondatione dei nostri Padri a Fermo, e s’appuntarono che il P.Generale trattasse questo negotio, e pensando Io che questa saria buona apartura cominciar ad intavolare questo negotio con il Cardinale, cominciammo a discutere del modo che si doveva tenere, e fù concluso che non si parlasse se prima non fusse stabilito quel che il Cardinale proponeva.

Andai in compagnia del P.Generale, si discorse un pezzo e perche a questo Cardinale non si poteva mancare darli qualche satisfattione, li propose di mandar a Fermo a vedere quel che si poteva far per servirlo, e perciò vi mandò il P.Alessio della Concettione con l’occasione che doveva andar in Ancona sua patria, al ritorno chepassasse per la Città di Fermo, e vedesse quel che oferiva la Città e vedesse il sito, che volevano dare, e quanto bisognava per far quella fondatione, fratanto ci andassimo informando da persone prattiche del Paese, e si scoprì, che la Città voleva far la fondatione ad onta de Padri Gesuiti per alcune differenze, che havevano d’interessi. Onde si concluse che per allora s’andasse allungando il negotio per aspettar tempo per non disgustare i Padri Gesuiti, e farcili inimici con questa fondatione, essendo la Città piccola et ogni giorno era necessario contendere con loro come è successo in altra Città, dove foren loro.

644.Partì il P.Alessio Assistente, andò in Ancona, e d’Ancona si trasferì a Fermo, videeil sito e quel che li promettevano, li fecero molte accoglienze, se ne tornò in Roma, che fù alli 15 ottobre 1669, che fece la Relatione al Generale non esser cosa approposito, mà si dicesse al Cardinale, che vi voleva tempo a considerare quel che si poteva fare, e s’andava allungando acciò si prendesse opportuna occasione de saludarlo affatto, ma sempre l’andavano crescendo le speranze, che a suo tempo si saria fatto il tutto.
645.Venne l’occasione che stavamo trattando il Breve della Reintegratione della religione, e supplicai il Cardinale che ci favorisse con Mons.Ilusio Secretario de Brevi a metterci una parola nel Breve, che non era nel Decreto; subito mandò il suo Auditore e n’ottenne quanto desideravo. Uscì il Breve alli 23 d’ottobre 1669 che fù l’ultima cosa grave che sottoscrivesse Papa Clemente Nono, che poi morì, et uscito questo Cardinal dell’ufficio di Secretario di Stato, non si parlò più di questa fondatione.

Assunto al Pontificato Papa Clemente Decimo cominciai a trattare con il Cardinale Azzolini, come voleva esser servito nell’interessi che havevamo con la S.Casa di Loreto de Marchigiani perche era cosa giusta che havessimo quel che ci haveva lasciato Mons.Gio:Andrea Castellani.

646.Durò lungamente il discorso, il quale mi voleva pigliar in parola se ci volevamo accordare, e che cosa potevamo fare perche già lui haveva fatta una Congregatione apposta con Tarquinio Urbani, Gio:Domenico Corradi, et altri Avocati della Compagnia, et havevano concluso che venissimo all’accordo, che andassi a vedere il Palazzo dove prima era la Chiesa della Madonna di Loreto con li Cortili a Ripetta di valuta di 15m scudi, che aspetta, che se faceva per noi ci saria accordati.

Conferii questo con il P.Cosmo Generale, l’andassimo a vedere e parve conveniente vebir all’acordo, mà essendo che alcuni Assistenti non convenire l’accordo, non se ne fece altro perche s’accostava il Capitolo Generale, erano occupati in altri affari, e cossì si perse l’ocasione, e non se ne parlò più. Questo fù d’Aprile dell’Anno 1670. Non so poi quel che habia fatto il Generale, perche Io partii da Roma il primo di Giugno 1671.

Ho scritto questa serie cossì lunga per far vedere i danni grandi che cagionò alla Religione il Breve di Papa Innocentio Decimo, caggione del quale furono i nostri Padri medesimi come s’è visto in questa seconda parte, la quale finisco e con l’aiuto di Dio darò principio alla terza, il primo dell’anno nuovo 1673.

647.E si bene alla prima e questa 2ª parte ci sono delle cose unite non stanno poste con quel ordine come si deve, et Io vorrei. Con tutto ciò piacendo a Dio se haverò vita si metteranno in meglior forma essendo da me ignorante di queste materie, di chi havrà più dottrina e spirito, che solo ho cercato dir la verità del fatto, come spero far per l’avenire che pensavo d’haver finito a quest’hora il tutto, mà è tanta la materia che mi somministra conforme mi vada ricordando, che vi vorrà tempo, oratione, spirito e salute; mà perche vedo esser cosa consentiente e utile acciò si sappia quel che è occorso alla religione, che Io mai pensavo metter a penna in carta in queste materie. Iddio illuminò il Molto R.P.Fra Egidio da Marigliano Theologo e Religioso de Minori Osservanti, il quale ha havute cariche Provinciali e per la sua Peregrina Scienza non è oscuro il suo nome in questa fidelissima Città di Napoli e Regno.
648.Questo Padre m’induse a prender la penna, et adossarmi questa fatica, poiche essendoli capitato nelle mani un libretto d’eloggii stampato in Roma l’anno 1664, dedicato alla S.Memoria di Papa Alessandro Settimo, composto dal P.Gio:Francesco di Giesù Maria della Religione delle Scuole Pie, con le quali si dimostrano l’eroiche virtù ed esemplari attioni, e caritattivi fatti, in tutto il corso della sua vita. Havuto questo libretto nelle mani s’inamorò talmente dell’attioni di si Venerabile nostro Fundatore, e con tal effetto fece molte diligenze per sapere la verità del fatto delle cose della nostra Religione, per il che più volte discorrendo col P.Mauro Caravita Somasco che fù Secretario del P.Ubaldini nella visita Apostolica della nostra Religione, il quale l’informò di molte particolarità, e non contento di questo le volse accertar da nostri Religiosi et in particolare dal Sebastiano di S.Francesco Rettore e Maestro de Novitii di fuor Porta Reale, questo per non esser informato appieno, Io come che havevo fatto incolato per 25 a Roma fui mandato dal Provinciale a parlare a dº Padre, sentendo molte cose mirabili mi pregò e persuase che non facesse perder la memoria dell’accidenti occorsi nella nostra religione, come in fatti ho fatto come le mie deboli forze hanno comportato, spero che con la penna del P.Egidio più si dilucidaranno. In Napoli 31 dicembre 1672.
Gio:Carlo di S.Barbara

Notas