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- Cap. 12 Come la prima volta le Scuole Pie in Trastevere
Con l'occasione che il nostro Don Gioseppe visitò da 6 in sette anni tutta la città di Roma più volte come Visitatore stando Visitatore nella Compagnia di Sant'Apostolo come sopra si è detta et egli stesso mi scrisse in una sua lettera et havendo trovata quantità . . . di figliuoli che per la povertà non potevano esser da propri padri mandati alle scuole, e che però si perdevano di anima e di corpo dandosi a tutti li vitii che le necessità e l'otio sogliono insegnare, oltre che neanche {? ) molti sapevano il Pater nostre, l'Ave Maria, nonché le altre cose necessarie alla salute ... e per altra parte vedendone più che molti di bellissimo ingegno, e conoscendo che se l'impiegassero in bene haverebbono fatto ottima riuscita con grandissimo profitto delle anime loro, spinto (come egli stesso mi disse) da questa sì estrema necessità delli poveri, et visto anche che nelli Rioni, o Quartieri li Maestri non ne tenevano gratis più che 6 o otto per uno, scusandosi che dal Senato e Popolo Romano non havevano paga per mantenerne maggior numero, et provato anche che li P.P. della Compagnia di Giesù non li ammettevano nelle loro scuole se prima non sapevano assai bene l'Impersonali, facendo egli stesso tutte quelle diligenze di parlare con li P.P. Giesuiti perché aprissero scuola più bassa, et comparso anche in Campidolio al Senatore e Conservatori per fare che dessero qualche cosa di più alli Maestri de' Rioni, perché insegnassero a più poveri, e non havendo in niun luogo fatto colpo, ne meno con il favore dell'Em.o Colonna, e visto che in Roma fra tante opere di carità, non vi era strada da aggiutare li poveri figliuoli, pensò che Iddio havesse lasciato a lui questo carico, e confidato a S.D.M. si sottomise a questo divino volere con tale affetto, che pensò di dover fare cosa molto gradita a Dio . . . aggiutando li poveri figliuoli, et con . . . ammaestrarli nella pietà Christiana, et per ciò deliberò di aprire le scuole, come fece di licenza del Sommo Pontefice Clemente Vili nel 1597 in Trastevere nelle proprie stanze della Parochia di S. Dorotea, il Paroco di detta chiesa già faceva scuola pagato dalla maggior parte delli alunni della sua Parochia per rata perché lo servivano, aggiutandolo due sacerdoti secolari operarli della Dottrina Christiana in S. Martino al Monte della Pietà, se bene non venivano continuativamente . . . una casa vicina a quelle stanze . . . che a tale prezzo in quelle . . ., incominciò in quel Rione come il più povero di Roma, intitolandole Scuole Pie come che da quelle ninna sorte di emolumento ne pretendesse fuor che la gloria di Dio e la salute delle anime.
Cominciò il nostro Don Gioseppe con tanto affetto questa sant'opera, che . . . tale impresa, ancorché li compagni . . . spesso macassero et egli dovesse mattina e sera andar da Sant'Apostolo a santa Dorotea, ed haver molti altri impieghi. Divise primieramente, le scuole con tanto . . . bell'ordine e comodo, che li figliuoli facevano notabile profitto in poco tempo, per il che crebbero in tanto numero li scuolari che non potevano sodisfare li Maestri a tutti . . . egli del suo mantenere più Operarli perché vedevano . . . moltiplicare li scuolari, tanto più egli procurava Maestri.
Morì due anni, o 30 mesi circa doppo il principio delle Scuole Pie il Paroco di santa Dorotea, per il che molti pensarono, e fecero diligenza perché fosse accordata a Don Gioseppe la Parochia, il che non volse accettare in modo alcuno né questo carico, né un canonicato nella città di Siviglia di mille e duecento scudi d'intrata rispondendo che per la Parochia li sarebbe stato bisogno lasciar le Scuole Pie, et al secretarlo dell'Ambasciatore del Re Catolico ringratiandolo della prof erta rispose: Ho trovato in Roma miglior strada per servire a Dio con aggiutare questi poveri figliuoli, né li lascerò per cosa alcuna del mondo.