BerroAnnotazioni/Tomo2/Libro3/Cap16

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Cap. 16 Imbroglio di Yendlta fatto dal P. Stefano

Haveva la casa di S. Pantaleo in una patente uniti vinti sette luoghi del Monte Novenale 2a erettione, che fruttavano alla casa scudi centotrentacinque a quel tempo, se ben mi ricordo, o almeno scudi 121.50 annui dati dall'Em.o Cardinale Barberini quando ci levarono il nostro novitiato a Monte Cavallo per le loro monache Carmelitane, restando però un obligo perpetuo di Messe 154 alli P.P. nostri, et annui scudi 30 a Padri Serviti di San Marcello da pagarsi da noi vita durante del Sig. Arsenio Mozza e Sig. Francisca sua moglie.

Il P. Stefano violentò il P.N.V. Fondatore Generale quando governava sotto diversi pretesti di fabbricare un partamento et essendo esso Procuratore Generale stabilì in partito fra noi, et un capo mastro detto Simone Broggi con più conditioni, e fra le altre che facendo detto mastro tutta la fabrica conforme il disegno a sue spese, se le dovessero dare una somma di denari contanti, se la febrica arrivava alla tale somma, e poi del resto cento 25 scudi annui fino al finale pagamento.

Cominciò la fabrica, proseguila, riebbe la paga prima contanti conforme l'accordo e più anche non so che centinara. Fecero di più li Padri sicurtà al detto mastro Simone per una Compagnia d'offitio di scudi settecento a favore di un certo Marchese.....<ref group='Notas'>I puntolini sono nel testo, cioè non è citato il nome del Marchese</ref> in riguardo della detta fabrica per li scudi 125 annui che li Padri dovevano pagare a mastro Simone.

Siche li nostri P.P. con questa sicurtà senza esservi obligati manlevarono il Broggi di una somma così grossa, la quale dovevano pagare in circa sei anni, senza altri requisiti che vi erano come appare in altre scritture se però non sono state brugiate.

Stando donque il negotio della fabrica in questo termine con scrittura autentica, desiderando il P. Stefano di pigliar danari per suoi capricii, e vedendo che non vi era più facile, e certo che quello delli 27 luoghi Novenali seconda eretione sopra nominati diede un memoriale falso per la vendita di quelli a Mons. Ill.mo sopra di ciò deputato, che parmi fosse Mons. Nerli, con dire dovendo li P.P. delle Scuole Pie al detto Simone la somma di 3000 scudi o simile somma grossa per la fabrica già fatta, et per sodisfare una Compagnia d'offitio di somma di scudi 100 in sorte e frutti, e però supplicava il P. Stefano degli Angeli Superiore e Proc. Gen. di poter alienare li detti 27 luoghi novenali con patto redimendi per il prezzo di scudi mille settecento.

Hor con questa falsità, e fondamento del tutto falso vendè ad una persona li detti luoghi 27 per scudi 1700. Sono depositati nel Banco del Monte della Pietà, se ben mi ricordo, o almeno in quello di S. Spirito ad effetto di fare le dette paghe. Imbroglia talmente il negotio, che leva dal Banco tutto il danaro, voltando polizze contra polizze e non paga né la fabrica, né la Compagnia, e getta tutto il danaro. Anzi di più resta la Compagnia d'Offitio sopra le spalle della nostra casa di S. Pantaleo, correndo a suo conto li frutti di detta Compagnia, e leva di obligo M. Simone Broggi, perchè ingiustamente fa comparire di pigliare li detti danari, e nel medesimo tempo li restituisce al P. Stefano, con farsene fare ricevuta per sua identità.

Dell'anima del P. Stefano e di mastro Simone per questo imbroglio io non so che mi dire, ma ben molto molto vado dubitando del R.mo P. Pietrasanta Giesuita che essendo nel governo capo della Religione e guida delle attioni del P. Stefano comportasse un danno di tremila e più centinara di scudi che ne valevano li detti 27 luoghi, con l'obligo di una Compagnia d'offitio di scudi 700 e frutti, e poi che anche li scudi 1700 estratti dalli detti luoghi si gettassero.

Ma questo peccato anche si adossò, con tanti altri che nel suo governo, e visita si havevano inghiottito, perchè non haveva altro fine in la sua visita che evellere et destruere Religionem Scholarum Piarum, forsi che come Dott. appresso se stesso si sodisfaceva con quella sentenza da me intesa dalli medesimi che diceva: quero bonum mihi et non malum tibi, si può fare senza peccato, non so però se questo sia nel libro della Divina Giustitia.

Altri imbrogli fece il P. Stefano di manegio di danari, che arrivavano a più centinara, come si vedrà più a basso nel terzo tomo a suo tempo, de quali veramente tengo che si possa scusare il P. Pietrasanta Giesuita, ma non già delli sopra nominati.

Notas